Il saluto di Mons. Antonio Staglianò alla civitas di Noto il 2 Aprile 2009

03-04-2009

«Non abbiate paura. Aprite, anzi spalancate le porte a Cristo! Alla sua salvatrice potestà aprite i confini degli Stati, i sistemi economici come quelli politici, i vasti campi di cultura, di civiltà, di sviluppo. Non abbiate paura! Cristo sa ‘cosa è dentro l’uomo’. Si, solo lui lo sa». Con queste parole Giovanni Paolo II incoraggiò il mondo intero a camminare, senza fermarsi mai, oltre ogni resistenza e ogni difficoltà, nella speranza di poter costruire un futuro più felice perché più umano. Oggi, nella memoria del IV anniversario della sua morte queste parole rivestono una solennità particolare e dal silenzio muto della sua scomparsa possono essere riascoltate come ‘parole dette a noi’, qui, in questa ora del nostro incontro.
Così io vengo a voi, proclamandole con timore e tremore, ma nella convinzione profonda e certa che queste parole sono vere, comunicano verità alla mente, calore al sentimento, sicurezza nel guardare al futuro e infondono il desiderio di operare, di non stare inerti, con le mani in mano ad aspettare ‘godot’, ad aspettare cioè un Dio che non viene mai, che non agisce mai e che mai si fa sentire: «Non abbiate paura! Cristo sa ‘cosa è dentro l’uomo’. Si, solo lui lo sa». Lui solo, il Crocifisso, che nella condizione dell’assoluta impotenza sulla croce si è mostrato assolutamente potente nell’amore, nel dono di sé, spinto alla morte e nella situazione del suo silenzio muto sulla croce ha lanciato al mondo la parola più eloquente, quella che tutti capiscono: ‘Dio è amore’, Dio è buono, Dio è misericordia.




Non abbiate paura, perciò, di predicare questo Vangelo di Cristo: ‘Dio è amore’, Dio è buono, Dio è misericordia. Poiché questo Vangelo non è una semplice dottrina o semplicemente un bel messaggio, ma è un evento, un fatto di vita, potrete e dovrete predicarlo solo vivendolo: si predica Cristo vivendo di Cristo e portandolo agli uomini. E allora, non abbiate paura di portarlo agli uomini, perché Cristo ‘custodisce l’umano dell’uomo’: si, solo Lui è custode dell’umano. Chi predica Cristo esalta la persona nell’uomo, coglie la bellezza particolare dell’umanità: solo l’uomo è capace di relazioni amative profonde, vuole realizzarsi nel dono, si autotrascende per gioire, rendendosi presente nel cuore dell’altro, facendosi spazio nella sua vita attraverso l’amore. Il Crocifisso non è un cadavere che pende da un legno, ma è il Vivente che sta sulla croce, per insegnare a tutti gli uomini ‘credenti e non credenti o diversamente credenti ‘ che solo nel dono di sé, fino a morirne, splende la bellezza dell’umano e sul serio si contribuisce a costruire una civiltà degna dell’uomo. Venite, dunque, e dialoghiamo: ditemi se altrove potrete trovare questa bellezza. Ditemi: c’è bellezza umana nell’arroganza del dominio dell’uomo sull’uomo? No, la bellezza sta nel servizio e non nella sopraffazione. Ditemi: intravedete bellezza umana negli interessi di parte che spingono a sfruttare ingiustamente uomini e donne in questo tempo? No, la bellezza sta nella solidarietà che diventa un ‘prendersi’ cura, una prossimità, una vicinanza. E ditemi ancora, direste che è bello l’uomo ridotto a consumatore, a pancia, nelle pratiche ordinarie delle società dell’opulenza, ridotto a numero nelle società complesse e anonime, ridotto a materia biologica, sfruttabile come ‘pezzo di ricambio di una macchina’ o manipolabile per la soddisfazione (spesso solo capricciosa) dei propri individuali e soggettivi desideri nelle società della tecnologia avanzata. No, la bellezza umana sta nel riconoscere che l’uomo è persona e lo è nel suo atto proprio: l’amore, l’amicizia, la fraternità, la comunione. Il Vangelo di Cristo dice che Dio è comunione che genera comunione e incoraggia tutti gli uomini a recuperare la propria bellezza umana. E come dire: credi in Cristo, cioè diventa un vero uomo, sii un bell’uomo. Così, con tutto l’ardore e lo zelo per la causa di Dio ve lo dico con chiarezza lapidaria – e su questo vorrei con il tempo sentirvi e vedervi – : «il rispetto che noi abbiamo per la bellezza della nostra umanità è lo stesso rispetto che abbiamo per Dio, e viceversa».