OMELIA di Mons. Antonio Stagliano del Giovedì Santo, primo dopo l’ingresso (9 Aprile 2009)

'Voi siete un popolo tutto sacerdotale per portare speranza nel mondo'
10-04-2009

«Grazia a voi e pace da Gesù Cristo, il testimone fedele, il primogenito dei morti e il sovrano dei re della terra» (Ap. 1,5). Con questa pace saluto voi tutti, santo popolo di Dio, popolo ‘tutto sacerdotale’, elevando la lode a «Colui che ci ama e ci ha liberati dai nostri peccati con il suo sangue, che ha fatto di noi un regno, sacerdoti per il suo Dio e Padre» (Ap. 1, 6).
 Ne dobbiamo avere coscienza, sempre. Dobbiamo sempre ricordarlo: siamo un popolo tutto sacerdotale, un popolo di unti, cioè di mandati al mondo per annunciare la buona novella dell’amore di Dio. Dio è amore, è agape, è tutto l’amore che nella storia può circolare in ogni cuore per liberarlo dalle sue pesantezze e afflizioni, mettendogli le ali della carità per volare in alto, in alto, dentro gli spazi liberanti e salvifici della prossimità, della vicinanza amorevole, della cura e della prossimità verso i fratelli più deboli e poveri, di quanti vivono «nel rovescio della storia» e, anche per questo sono maggiormente custoditi da Dio, da lui difesi.
Esaltate questa consapevolezza: ognuno di voi dica: «lo Spirito del Signore è su di me, per questo mi ha consacrato con l’unzione».
Lo dicano tutti nel santo popolo di Dio, anche i fedeli laici, unti con l’olio dei catecumeni e del crisma, nel giorno del loro battesimo, quando foste trasportati dal regno delle tenebre al regno della luce di Cristo, Salvatore, e purificati dall’acqua e dallo Spirito, configurati in Cristo, profeti, re e sacerdoti. Voi fedeli laici siete sacerdoti, perché possedete lo Spirito di Dio e perciò potete rivolgervi a Dio chiamandolo con un nome proprio: Abbà, Padre. Con l’unzione del battesimo è abbattuto ogni muro di separazione tra Dio e l’uomo, in Cristo Gesù che ci ha riconciliati con il suo sangue e ha così stabilito un’alleanza nuova, l’alleanza dell’immediatezza di un rapporto filiale che non ha più bisogno di ‘ponti’ o di ‘mediatori sacrali’, ma ha solo necessità di essere esaltato nella sua realtà: Dio si offre, Dio si concede, Dio si avvicina, Dio-è-con-noi, Dio-è-per-noi, Dio-ci-inabita e noi siamo suoi, ‘sua parte di eredità e suo calice’. Voi che siete ‘gli unti del Signore’ ‘ nella forza e nella potenza di questa unzione ‘ dovete responsabilmente testimoniare la ricchezza e la bellezza che possedete: Dio è in voi, più intimo a voi che voi stessi. Manifestate dunque la realtà che siete, dite a tutti la verità: Dio vi ha amati e voi volete amore. Voi, in verità, non ‘dovete’ amore a nessuno, voi in realtà ‘siete amore’,  perché il comandamento dell’amore di Gesù non è per voi un dovere estrinseco che vi  s’imponga come dall’esterno, cui dovete obbedire (spesso malvolentieri o per forza). No, per voi, quel comandamento è invito a mostrarvi, a manifestare chi siete, epifania dell’amore di Dio. Poichè voi siete l’amore di Dio e non il ‘vostro amore’, poichè il vostro amore è lo stesso dell’amore di Dio, come potreste esprimerlo se non nella forma e nei luoghi, nelle modalità e nei tempi nei quali questo amore in Gesù si è manifestato e dichiarato al mondo? L’unzione dello Spirito funziona in voi come lo Spirito stesso, la terza persona della S.S. Trinità funziona in Dio: lo Spirito porta Dio, in Dio, all’estasi, ad uscire fuori di sé per amare. Questa uscire di Dio da Dio, in Dio stesso è il generarsi del Figlio dal Padre, è il procedere dello Spirito dal Padre e dal Figlio, nell’evento beato dell’eterno amore. Questo uscire di Dio da Dio, oltre Dio, è la creazione del mondo nell’amore, un amore libero e totale che non disdegna ‘ all’occorrenza ‘ di attraversare i sentieri oscuri e tenebrosi dell’umiliazione e della morte, come ha ben dimostrato Gesù, il Figlio di Dio nella carne,  il quale pur essendo di natura divina non considerò il suo essere uguale a Dio come il ‘frutto di una rapina’, ma spoglio se stesso e morì della morte più cruda, quella della maledizione della croce (cfr Fil 2,6-8),  per dare testimonianza alla verità, al Padre suo, che vuole dare un lieto annuncio ai poveri e proclamare la liberazione dei prigionieri e dare la vista ai ciechi e consolare gli afflitti e fasciare le piaghe dei cuori spezzati e dare ai suoi figli un corona invece della cenere, comunicando a tutti qual è propriamente l’unica vendetta di Dio: l’amore; o qual è l’unico modo di vendicarsi di Dio sui propri nemici: il perdonarli sempre con la sua sovrabbondante misericordia. Sulla croce lo dirà per tutti e per sempre: ‘Padre perdona, Padre abbi misericordia, non sanno quello che fanno’.
Ecco allora, fratelli e sorelle carissime, voi siete unti – «voi sarete chiamati sacerdoti del Signore, ministri del nostro Dio sarete detti» (Is 61,6). Il ‘nostro’ Dio è l’Abbà di Gesù, il Figlio benedetto del Padre e noi siamo unti in Cristo, l’Unto, l’inviato dal Padre, cioè nel Figlio siamo figli e in quanto figli così, siamo figli di questo Dio, il Padre. A nessuno è dato di farsi un Dio a propria immagine e somiglianza, perciò guardiamo a Gesù per sapere chi è il nostro Dio, quali sono i tratti belli del suo volto e da qui scopriamo quali sono i contenuti della nostra verità di figli di questo Padre. Questo Padre deve essere testimoniato con la nostra vita di fede: gli unti non sono solo religiosi, ma anche credenti, non cercano solo Dio attraverso i riti e le pratiche religiose, lo vogliono ascoltare perché hanno la forza spirituale di mettere in pratica la sua parola, per trovare la felicità proprio nel praticarla. Praticanti sono coloro che ‘mettono in pratica’ il comandamento di Dio, il comandamento dell’amore che dispone a spingere il dono della vita fino a morirne in libertà. Unti del Signore vivete eucaristicamente, in qualunque situazione vi trovate, nella carne della vostra esistenza: nella fragilità della vostra vita, quando fate festa o lavorate, nel tempo libero, nell’esperienza gioia dell’educazione dei figli o della trasmissione dei saperi, sempre e ovunque, anche sui terreni difficili e impegnativi del coinvolgimento sociale e del servizio politico. Siate eucarestia per il mondo e vivrete e farete vivere con l’«olio di letizia invece dell’abito da lutto», con la «veste della lode invece di uno spirito mesto» (Is 61,3b). Per essere eucarestia dove vivere dell’Eucarestia di Gesù nel giorno del Signore. In questo giorno, sull’altare delle Chiese si rinnova l’evento che salva e libera, l’evento dell’amore cui siete destinati e che dovete come unti portare al mondo, sulle strade degli uomini. I ministri sacri sono a vostra completa disposizione, per questo, solo per questo.