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Ascoltare oggi il Signore che bussa al di là dei frastuoni della cultura edonista

«Ecco, sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me» (Ap 3,20).

 
Su questo tema, tratto dall’Apocalisse – dove, nella settima lettera alle chiese d’Asia, Gesù si rivolge all’angelo della chiesa di Laodicea, per scuoterlo dal suo torpore ed invitarlo ad una sincera conversione (Ap 3,14-22)- il nostro Vescovo ha tenuto a Fiuggi lo scorso mese di maggio una catechesi nell’ambito del quinto Convegno nazionale del Movimento carismatico “Iniziativa di comunione”. «Ai cristiani di Laodicea, che erano divenuti tiepidi nel loro rapporto con Dio –ha detto fra l’altro mons. Staglianò- Cristo rivela la necessità di scuotersi, di essere zelanti. Lo zelo non ammette sentimenti incerti. L’invito è per un radicale cambiamento della loro vita e dei loro pensieri. Sembra l’immagine di non poche comunità cristiane d’oggi, sedotte e frastornate dalla cultura secolaristica. In tal caso la gioia dello spirito non viene mortificata violentemente, ma lasciata morire a poco a poco. Una lenta eutanasia della gioia». «Cristo sta alla porta e bussa –ha continuato il Vescovo- lo stare alla porta richiama in primo luogo il primato della sorprendente iniziativa divina. Ma questo stare alla porta richiama la vita del discepolo che ascolta e apre per vivere in intimità col Signore. La lettera della Chiesa di Laodicea è una delle più potenti esortazioni profetiche contro l’insidia sempre presente di accorciare la misura della proposta cristiana. Da dove ripartire: dalla celebrazione dell’Eucaristia. E’ l’Eucaristia il fuoco ardente, accostandoci al quale vinceremo sempre l’insidia della tiepidezza. Oggi le parole rivolte ai credenti di Laodicea Gesù le rivolge a voi, a noi tutti, invitandoci a spalancare i nostri cuori a Colui che salva, a Colui che ancora oggi sta alla porta del nostro cuore chiedendo di entrare. Gesù non entra mai con la forza, non violenta la libertà di chi sta dietro la porta, ma si fa quasi mendicante, bussa come un povero che ha bisogno di qualcosa, mentre è lui che ha qualcosa da donare. E allora chiediamoci: “perché” Gesù bussa, “come”, “quando” e “quanto” bussa».
«Gesù bussa – ha specificato mons. Staglianò- perché sa che abbiamo bisogno di lui; perché spesso ci vede stanchi, avvolti in un ingranaggio fatto di abitudini, ci vede tristi, angosciati, dilaniati dentro, carichi di problemi ed incertezze, e lui bussa perché vuol entrare e risanarci; perché si accorge che abbiamo bisogno di sollievo, di pace interiore ed esteriore, di speranza, cose che solo lui può dare e non altri, o, peggio ancora, maghi, santoni e chiromanti; perché sa che abbiamo bisogno che qualcuno ci ami veramente, perché, come la samaritana, abbiamo bisogno non dell’acqua del pozzo, ma l’acqua viva dello Spirito, il dono dello Spirito che zampilla dentro di noi». Ed è molto stimolante quanto il Vescovo ha sottolineato circa la necessità di un ascolto umile ed interiore della chiamata di Gesù che, anche oggi, invita noi tutti alla conversione ben al di là del fracasso della cultura edonista e consumista.
«Gesù quando bussa ha spiegato il relatore- fa una richiesta: chiede l’ascolto. Nessuno di voi potrà dire di non aver sentito bussare. Chi non sente la voce, chi non riesce ad ascoltare Gesù è perché è circondato da troppo chiasso e nulla fa per liberarsi dalle cose che lo stordiscono e dalle preoccupazioni che lo assillano fino a diventare sordo alla richiesta del Maestro.
Spesso, però, ci chiediamo: come è possibile, fra tante voci e tanto frastuono, poter riconoscere la sua voce ed aprirgli il cuore? Bisogna anzitutto far tacere le “altre voci”, quelle che ci ingannano, quelle che ci dicono che è inutile seguire Gesù, che non c’è tempo per lui; le voci che vengono dalla comunicazione globale e che vogliono spingerci verso un modello di vita fatto solo di edonismo e di consumo; le voci che invogliano alla prepotenza, alla forza, alla superbia, all’arroganza, al potere, all’invidia, al rancore e alla vendetta.
Sono queste le voci che fanno chiasso dentro di noi e che non ci permettono di ascoltare la voce di Gesù mentre egli bussa alla porta del nostro cuore.
E allora domandiamoci: chi è colui che ascolta la voce di Gesù? Chi nel vangelo ha saputo ascoltare la voce del Maestro e gli ha aperto la porta? Forse i perfetti? I sani? Gli impeccabili? I giusti?
Quelli che si ritenevano giusti e perfetti non lo hanno ascoltato, non gli hanno aperto la porta.
Non l’hanno ascoltato i farisei, che osservavano la legge, le tradizioni, pagavano la decima e il cimino; non l’hanno ascoltato gli scribi, che interpretavano la Legge e spiegavano le Scritture nella sinagoga; non l’ha ascoltato il Sinedrio, che ha deciso di eliminare la “Voce di Dio che dava voce ai senza voce”.
Ad ascoltare sono stati Matteo Levi, pubblicano, peccatore, impostore; Pietro che da traditore diventa suo testimone; Maria Maddalena, che batteva le strade della Galilea per vendere il suo corpo; e ancora Zaccheo, la samaritana, Nicodemo. Ecco, questi hanno saputo ascoltare la voce del Maestro, e la loro vita è cambiata.
Per essere in grado di ascoltare la voce di Colui che bussa dobbiamo lasciare le nostre sicurezze, le nostre certezze e riconoscere che siamo fragili e bisognosi della voce di Gesù che ci dona il suo amore. E all’ascolto della voce deve seguire l’azione: aprire la porta. Chi veramente ascolta, apre; chi non ascolta, lascia chiuso. All’ascolto segue la decisione, la scelta: il cuore si apre e Gesù entra.
Decidere di aprire la porta, significa intraprendere un cammino di sequela e rimanere uniti a Gesù come la vite ai tralci».
 

Caritas Italiana rafforza la sua presenza nelle zone colpite

Grande dolore e partecipazione. Così il Papa ha rinnovato la vicinanza a quanti sono stati colpiti dal terremoto che continua a fare vittime e danni in Emilia Romagna.

Anche i Vescovi italiani partecipano alle sofferenze della popolazione provata dal terremoto. “La Presidenza della CEI – si legge in una nota diffusa oggi – dopo aver messo a disposizione un milione di euro proveniente dai fondi dell’otto per mille, indice una Colletta nazionale da tenersi in tutte le chiese domenica 10 giugno, solennità del Corpus Domini. Il ricavato dovrà essere consegnato tempestivamente alle rispettive Caritas diocesane, che provvederanno a inoltrarlo a Caritas Italiana, già operativa nelle zone colpite con un proprio Centro di coordinamento”.
Purtroppo la terra trema ancora, cresce la paura e aumentano gli sfollati. Anche le nuove scosse sono state avvertite in tutto il nord e parte del centro Italia.
Immediata è stata l’attivazione della rete Caritas, con in prima fila le Caritas più colpite con il sostegno del delegato regionale delle Caritas dell’Emilia Romagna e la pronta mobilitazione delle altre regioni coinvolte. Il direttore di Caritas Italiana, don Francesco Soddu è tornato più volte sui luoghi del terremoto per manifestare piena solidarietà e vicinanza da parte di Caritas Italiana. Dopo l’aggravarsi della situazione Caritas Italiana ha messo a disposizione centomila euro e rafforza la sua presenza inviando operatori sul posto per affiancare e collaborare con la delegazione regionale Caritas dell’Emilia Romagna nel coordinamento dell’emergenza. È stato allestito a Finale Emilia un Centro di coordinamento per organizzare risposte mirate ed evitare invii indiscriminati di volontari o di aiuti materiali.
Prosegue intanto la raccolta fondi che come sempre vede una generosa gara di solidarietà e per domenica 10 giugno, in tutte le chiese è attesa la risposta alla colletta indetta dalla CEI, il cui ricavato perverrà poi a Caritas Italiana. Da tutta Italia e dall’estero anche le Caritas continuano a far giungere messaggi di solidarietà e disponibilità a sostenere gli interventi in atto. Considerando che le necessità e i bisogni anche di ripresa del tessuto produttivo e di riaggregazione socio-comunitaria si protrarranno nel tempo, è necessario coordinare e programmare al meglio ogni intervento, a partire da una completa ricognizione della situazione nelle diverse zone. L’invito dunque è alla piena collaborazione con le diocesi colpite in stretto collegamento con la delegazione regionale e con Caritas Italiana. Nell’arco di qualche giorno potranno essere date indicazioni più dettagliate a tutte le Caritas su eventuali bisogni specifici anche per quanto riguarda l’invio di volontari.
 
 
Approfondimenti e foto su www.caritasitaliana.it

Per sostenere gli interventi in corso si possono inviare offerte a Caritas Italiana tramite

 

C/C POSTALE N. 347013

specificando nella causale: “Terremoto Nord Italia 2012”.

Offerte sono possibili anche tramite altri canali, tra cui:

UniCredit, via Taranto 49, Roma – Iban: IT 88 U 02008 05206 000011063119

Banca Prossima, via Aurelia 796, Roma – Iban: IT 06 A 03359 01600 100000012474

Intesa Sanpaolo, via Aurelia 396/A, Roma – Iban: IT 95 M 03069 05098 100000005384

Banca Popolare Etica, via Parigi 17, Roma – Iban: IT 29 U 05018 03200 000000011113

CartaSi (VISA e MasterCard) telefonando a Caritas Italiana tel. 06 66177001 (orario d’ufficio)

 

Gemellaggio Noto-Butembo: Chiese sorelle in cammino per fare casa insieme

Venerdì 25 Maggio presso il Convento dei frati francescani di Ispica si è tenuto l’incontro diocesano sul gemellaggio che si è articolato in vari momenti significativi.

Dopo il canto iniziale in lingua swahili animato da un gruppo ispicese guidato da suore congolesi, il vicario generale p. Giurdanella, aprendo l’incontro con i saluti del Vescovo, ha esortato l’assemblea a fare tesoro di questo momento considerandolo cardine per operare un adeguato bilancio sullo stile della chiesa netina. Gli uomini di fede che hanno posto le basi del gemellaggio, mons. Nicolosi e mons. Kataliko, e la felice concomitanza con la solennità di Pentecoste, giorno volutamente scelto per ricordare il cammino di relazione intrapreso, spingono a non quantizzare i risultati quanto piuttosto a misurare i nostri passi con i criteri del cuore e della Parola ispiratrice di conversione a modelli di essenzialità. Non a caso il Vescovo ha deciso di cominciare la visita pastorale proprio da Butembo.
L’intervento di Gianni Novello, responsabile della comunità di s. Maria delle Grazie, che promuove il dialogo ecumenico e la pace, e attento conoscitore della realtà congolese per i suoi continui viaggi nella diocesi gemella, ha permesso di focalizzare dei punti sostanziali. La tipicità del gemellaggio netino, nella sua impostazione e struttura, lo rende unico nel panorama nazionale, ciò impone attenzione affinché l’impianto originario non sia alterato e, quindi, responsabilità nell’alimentare continuamente il fondamento: lo spirito di comunione che si è inteso tessere sulla scia del gesto eucaristico.
Il viaggio, le visite, non di massa, sono significative e necessarie per una reciproca conoscenza: aiutano a non essere giudicanti, a coabitare pur mantenendo mentalità diverse, a sciogliere nodi intrecciando relazioni che privilegino l’ascolto e rispettino i tempi d’attesa. è fondamentale curare questi aspetti e capire che un’azione di aiuto inconsapevole delle reali sofferenze e refrattaria a indagare le cause che le determinano accresce solamente il nostro compiacimento personale. Il gemellaggio deve rimanere un’opera artigianale, certo non separata dal creare occasioni di sviluppo, ma in questo principalmente attenta nel ricercare situazioni che rendano protagonista la gente; bisogna perciò semplicemente accompagnare i fratelli africani con tenerezza verso il cammino del loro riscatto promuovendo attività contenute e facilmente gestibili, aderenti ai reali bisogni. Si rivelano utili le azioni caratterizzate dalla totale gratuità del dono e senza grandi aspettative; non, perciò, un mero trasferimento di denaro che ripercorre modalità economiche oggi entrate in crisi, ma interventi che coniughino e armonizzino sviluppo e giustizia.
Siamo chiamati a vivere lo spirito della Pasqua, la gratuità di Dio, ha esortato il direttore dell’Ufficio missionario don Michele Fidone che, presentando le nuove Linee guida, volte a dare altra linfa al gemellaggio, ne ha chiarito il carattere orientativo e quindi l’insostituibilità al messaggio evangelico.
Andrea Mingo, responsabile dei progetti di sviluppo della diocesi ha illustrato, invece, alcune iniziative approvate dalla CEI – Clinica, Comitati di sviluppo, Scuola di formazione per l’Agricoltura – di cui si assicurano rendicontazione e monitoraggio.
La speranza è possibile, ha commentato il congolese padre Robert e, nel ringraziare gli ispiratori, padre Giovanni Piumatti e Concetta Petriliggieri, ha aggiunto che il gemellaggio è un’opportunità, kairos, per crescere spiritualmente a vicenda come figli dello stesso Padre.
Ha concluso l’assemblea, in cui si è registrata con rammarico una limitata partecipazione delle parrocchie gemelle, la telefonata a don Salvatore Cerruto, attualmente a Butembo come responsabile diocesano, che ha sollecitato la necessità di formare il clero africano individuando in Gianni Novello una figura di grande rilievo.
Dai punti del Sinodo apprendiamo che la Chiesa di Noto ha aperto da quel momento gli occhi sulla povertà, operando una precisa presa di coscienza sui drammi che affliggono il mondo, leggendoli alla luce di una Parola viva e vivificante che insegna a farsi pane spezzato e quindi dono gratuito: ricordiamoci allora che in questo sta la specificità del cristiano netino.
 
 

Rinnovamento nello Spirito Santo: 40° Convocazione Diocesana di Pentecoste

Carissimi fratelli, carissime sorelle, questa Convocazione diocesana di Pentecoste si innesta nel 40° Anniversario del Rinnovamento in Italia, è il nostro Giubileo, è la celebrazione di una storia d’amore lunga quarant’anni. La profezia voluta dal Rinnovamento è quella di portare questo dono d’amore fuori dal cenacolo, luogo della preghiera e dell’accoglimento del dono dello Spirito, nella piazza e in tutti gli ambiti della nostra società. Tale impegno lo possiamo concretizzare sin da subito, partecipando ai prossimi impegni che ci vedranno in prima persona protagonisti della nuova evangelizzazione, con la Veglia Mariana delle aggregazioni laicali in diocesi, con l’udienza in Piazza San Pietro da Papa Benedetto XVI a Roma, col Progetto Dieci piazze per Dieci comandamenti nella piazza di Palermo.
 
Coraggio continuiamo ad aprire il cuore al soffio dello Spirito e in Lui trovare l’audacia di annunziare che Cristo Gesù è il Signore! Alleluia!
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

Conferimento del ministero del lettorato e dell’accolitato

Giovedì 28 Giugno nella Basilica Cattedrale di Noto alle ore 19.00, il nostro Vescovo, Mons. Antonio Staglianò, durante la Celebrazione Eucaristica nella vigilia dei Santi Apostoli Pietro e Paolo, conferirà il ministero del lettorato e dell’accolitato al seminarista Giorgio Cicciarella, e il ministero dell’accolitato ai seminaristi Roberto Avola, Peppe Di Stefano e Alessandro Paolino.
Rallegriamoci nel Signore e partecipiamo numerosi a questo momento di festa e di grazia per la nostra Chiesa netina.
 

Il Vescovo Mons. Staglianò partecipa alla “Lectura Dantis”

Notevole rilievo ed ampia risonanza ha avuto l’evento culturale svoltosi giovedì 17 maggio, presso la Chiesa Madre “San Giuseppe” nel Comune di Rosolini (SR).

 
La Lectura Dantis, sul Canto XXXIII del Paradiso di Dante Alighieri dal titolo: “La visione dell’ultima Salute”, ha coinvolto con grande entusiasmo una vasto e variegato pubblico che ha seguito con interesse l’iniziativa promossa dalla SOCIETÀ DANTE ALIGHIERI – COMITATO DI SIRACUSA nelle persone della Presidente, Prof.ssa Gioia Pace, e della Delegata alla Segreteria organizzativa, Dott.ssa Rosa Iozia.
La Conferenza – studio ha animato l’intenso pomeriggio culturale attraverso i preziosi e acuti contributi offerti dai Sigg. Relatori intervenuti: Prof. Gabriele Di Martino (Seminario Vescovile di Noto), S.E.R. Mons. Antonio Staglianò (Vescovo di Noto), Prof. Sergio Cristaldi (Università degli Studi di Catania).
Le Relazioni scientifiche – corredate sia da un complementare supporto video-fotografico digitale, sia da una declamazione poetica curata da competenti lettori
(Dott.ssa Eleonora Cannizzaro Di Mari, Sigg. Roberto Avola ed Ernesto Ruta) hanno sviluppato il grandioso Canto finale della Divina Commedia dantesca analizzandone le maggiori questioni storiche, testuali, critico-letterarie, filosofiche, estetico-figurative, teologiche.
Il singolare simposio culturale è stato inoltre arricchito dall’elegante e apprezzata performance canora eseguita dalla stimata Corale Città di Rosolini, magistralmente diretta dal Maestro Prof. Emanuele Calvo.
Il suggestivo scenario della Chiesa matrice di Rosolini, unitamente all’accoglienza offerta dalla sensibile persona del suo Rev.do Parroco don Bruno Carbone, è stata naturale cornice per questo confronto culturale rivolto ad un pubblico eterogeneo che ha saputo apprezzare ed onorare uno tra i sommi capolavori della letteratura mondiale qual è, appunto, la Divina Commedia.
 
 
 
 

“Sono i giovani che hanno abbandonato la Chiesa o è la Chiesa che ha abbandonato i giovani?”

In occasione della Giornata universitaria 2012 dal tema “Il futuro del Paese nel cuore dei giovani”, che è stata celebrata domenica 22 aprile, alcune diocesi italiane sono coinvolte nella riflessione sui giovani ospitando dei momenti di approfondimento e dibattito, con il contributo di docenti dell’Università Cattolica, in dialogo con le realtà territoriali.
Dopo il seminario di Padova su “Giovani e fede tra presente e futuro”, il seminario di Lucca su “Volontari si diventa: quale spazio per l’impegno dei giovani?”, il seminario di Novara su “Giovani, partecipazione e istituzioni”, il quarto appuntamento si tiene a Noto, il 18 maggio, sul tema “Sono i giovani che hanno abbandonato la Chiesa o è la Chiesa che ha abbandonato i giovani?“.
Il Seminario si propone di presentare e valutare i dati di una indagine preliminare, svolta in collaborazione con l’Università Cattolica di Milano e l’Istituto Giuseppe Toniolo, che ha coinvolto 900 giovani tra i 16 e i 19 anni, abitanti nella diocesi di Noto.
 
 
 
 
 
 
 
 
 

Silenzio, parola: cammino di evangelizzazione

Si è svolto ieri sera a Rosolini, giovedì 10 maggio2012, il primo dei due incontri con Mons. Domenico Pompili (sottosegretario della Conferenza Episcopale Italiana e Direttore dell’Ufficio nazionale per le comunicazioni sociali sul tema proposto da Benedetto XVI per la XLVI Giornata Mondiale delle Comunicazioni sociali dal titolo: “Silenzio, parola: cammino di evangelizzazione”. Il secondo incontro con il clero diocesano si è svolto stamane presso la Casa del Clero dal tema: ”Tecnica, verità, libertà. La dimensione etica della comunicazione oggi”. Dopo una breve introduzione ai due incontri da parte di don Rosario Sultana (Direttore diocesano UCS), il relatore con un linguaggio chiaro e competente, ancorchè altamente tecnico, Mons. Pompili ha trattato il tema sotto tre distinti aspetti: ” I giovani: profili dei nativi”, “Le ambivalenze del web” e l” (Co)educazione alla fede”. Sotto il primo profilo, “I giovani: profili dei nativi”, Mons. Pompili ha rilevato che “c’è una tendenza degli adulti a osservare il mondo dei giovani con un misto di incomprensione e preoccupazione, accentuando gli aspetti problematici: la generazione senza futuro, persa nella rete, dai legami fragili, a rischio “doppia vita sul web”… In realtà, molte delle paure degli adulti – ha sottolineato il relatore- “ sono frutto di scarsa conoscenza dei significati che i giovani attribuiscono alle loro “vite miste”, tra lo spazio reale della quotidianità e quello, non meno reale anche se smaterializzato, del web”.
Da qui l’invito agli adulti a guardare un po’ più da vicino quello che fanno i giovani al fine anche di scoprire “ il senso del tempo da loro speso nel web”. Forse, si accorgerebbero anche di avere qualcosa da imparare.
Perché uno degli insegnamenti della rete- ha chiarito Mons. Pompili- “è che anche la relazione educativa oggi non può più essere a senso unico, e che se gli adulti credono di avere ancora qualcosa da insegnare ai giovani, devono prima di tutto domandarsi cosa possono imparare da loro”.
Sotto l’aspetto de “ Le ambivalenze del web”, il relatore ha rilevato che per esempio, ciò che ai giovani manca è la prospettiva. Infatti, mentre “noi adulti abbiamo visto tanti cambiamenti (dal telefono fisso a quello mobile, dalla macchina da scrivere al computer, dalla separazione tra i media alla convergenza….) e abbiamo quindi maggiori strumenti per valutare i pro e i contro dei diversi ambienti mediali. I nativi digitali sono invece arrivati in un mondo in cui c’era già tutto, e fanno fatica a immaginare che le cose possano essere diverse, e soprattutto a vedere i limiti del loro ambiente, che è per loro come l’acqua per il pesce: invisibile. Una “consapevolezza ambientale” è invece importante, pena il rischio di esse “massaggiati” e plasmati a nostra insaputa dal mondo che ci circonda”.
E, infine, relativamente all’aspetto della “ (Co)educazione alla fede”, Mons Pompili ha messo in evidenza come “la particolare congiuntura socioculturale che si è venuta a creare costituisce, paradossalmente, un contesto propizio per una nuova alleanza intergenerazionale, nella prospettiva di una coeducazione che realizzi la pienezza dell’umano. I giovani sanno navigare, gli adulti possiedono qualche criterio in più per orientarsi e per distinguere le acque navigabili da quelle pericolose”.
Il dibattito che è seguito alla relazione ha dimostrato l’interesse del qualificato uditorio alla problematica.
Il Vescovo, nel concludere l’incontro, ha sottolineato gli aspetti pastorali che sottostanno alle problematiche odierne della comunicazione e in particolare del dialogo che occorre tenere sempre vivo con il mondo giovanile.
A tal riguardo ha annunciato che la Chiesa di Noto ha realizzato un convegno diocesano sul tema “Giovani e Chiesa” – Sono i giovani che hanno abbandonato la Chiesa o è la Chiesa che ha abbandonato i giovani”, che si terrà a Noto nel Seminario Vescovile, Venerdì 18 Maggio 2012 alle ore 18,00 invitando tutta la comunità diocesana a partecipare a tale evento.
 
 

L’ecologia umana in dieci parole

Ecologia umana, cambiamenti climatici, agricoltura eco-biologica e crisi di valori sono stati i temi affrontati domenica 29 aprile nel convegno “Ambiente innovativo”, organizzato nello Spazio culturale “Meno Assenza” dal Movimento Azzurro con il patrocinio del Comune di Pozzallo e della Diocesi di Noto. Il dibattito moderato dalla senatrice Marisa Moltisanti, presidente del Coordinamento regionale del Movimento Azzurro, è stato ricco e vario grazie all’alto profilo dei relatori.
L’occasione per esplorare e discutere temi, prospettive e proposte di ricerca è stata offerta dal libro «Dieci parole per pensare, vivere e amare- Decaloghi per una ecologia umana, sapienziale» (2011), di monsignor Antonio Staglianò, vescovo di Noto.
Grazia Dormiente, presidente dell’Associazione “Giorgio La Pira”, ha posto l’accento sull’ascendenza lapiriana di alcuni concetti ispiratori di quell’ambientalismo fautore dell’equilibrio tra natura e sviluppo e dell’ecologia umana di cui tratta Staglianò. La studiosa, seguendo le suggestioni emerse dalla lettura dei Decaloghi, ha parlato della necessità di coniugare il respiro della vita con il respiro della natura e del creato.
Bartolomeo Buscema, ingegnere meccanico, giornalista scientifico, ricercatore industriale nei settori delle fonti rinnovabili e del risparmio energetico, ha sottolineato come ognuno di noi, nel quotidiano, può praticare azioni virtuose per ridurre l’impronta antropica sul clima, senza aspettare l’intervento dei decisori politici che richiede tempi eccessivamente lunghi. «L’uomo – ha concluso Buscema – è nella natura. Nel difendere la natura, difende se stesso».
Un concetto, questo, ripreso da Maria Laura Fois, nutrizionista, studiosa delle tradizioni alimentari della Sardegna, nel suo intervento su “Tipicità e ambiente, l’alimentazione ancestrale mediterranea”. Migliorare la qualità degli alimenti, recuperando le antiche tradizioni, significa, secondo la Fois, migliorare la qualità della vita. Corrado Monaca, già presidente nazionale del Movimento Azzurro e oggi ambasciatore dell’area euro-mediterranea per l’associazione ambientalista, ha presentato una sintesi efficace dei temi racchiusi nei Decaloghi di Staglianò, sottolineandone l’alto valore educativo e formativo.
Nelle conclusioni il Vescovo ha sottolineato come il rischio di un declassamento della fede cattolica a religione civile porti ad un conseguente degrado dell’uomo. I guasti di ciò sono sotto gli occhi di tutti: la crisi, cui stiamo assistendo, non è soltanto economica, ma è anche sociale, etica, di senso e di valori. Da qui la proposta, contenuta nei Decaloghi, di un’ecologia nuova, in cui questione ambientale, conflitti sociali e dignità e libertà dell’uomo siano inscindibilmente legati.
 

Comunicato Stampa – Due incontri ‘ dibattito. Il 10 e 11 Maggio Mons. Domenico Pompili parlerà ai laici e al clero

Due incontri ‘ dibattito. Il 10 e 11 Maggio Mons. Domenico Pompili parlerà ai laici e al clero


 


Il 10 Maggio a Rosolini nel salone della Chiesa Santa Caterina, ore 19,15, si terra un incontro-dibattito con la presenza di Mons. Domenico Pompili  (Sottosegretario della Conferenza Episcopale Italiana e Direttore Ufficio nazionale per le comunicazioni sociali) sul tema proposto da Benedetto XVI per la XLVI Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali  dal titolo: Silenzio, parola: cammino di evangelizzazione’. Il Papa nel suo messaggio ricorda che il «Rapporto tra silenzio e parola sono due momenti della comunicazione che devono equilibrarsi, succedersi e integrarsi per ottenere un autentico dialogo e una profonda vicinanza tra le persone».


L’Ufficio Diocesano per le Comunicazioni Sociali


invita i professionisti della comunicazione


e tutti i laici che lavorano, o semplicemente  utilizzano i mezzi di comunicazione sociale a vario titolo e livello a partecipare a questo appuntamento…


 


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