Intervento di S.E. Mons. Antonio Staglianò al Convegno internazionale sulle acque in occasione del Premio per l’Ambiente G. Merli 2010

10-12-2010

La difesa dell’ambiente non è un fatto ‘estetico’ ma ‘morale’. E’ prima di tutto l’uomo, in quanto figlio di Dio, a dover essere tutelato nella sua dignità, perché è dal rispetto dell”ecologia umana’ che deriva il rispetto di quella ambientale . Benedetto XVI ha articolato attorno a questo principio l’importante discorso rivolto al Corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede, ricevuto in Vaticano per la consueta udienza di inizio anno 2010. Fra i temi affrontati riguardanti la crisi europea – il Pontefice- si è molto soffermato sulla crisi ecologica che fa risalire essenzialmente ad una negazione di Dio:
«Con l’Enciclica Caritas in veritate ho invitato ad individuare le radici profonde di tale situazione: in ultima analisi, esse risiedono nella mentalità corrente egoistica e materialistica, dimentica dei limiti propri a ciascuna creatura. Oggi mi preme sottolineare che questa stessa mentalità minaccia anche il creato. Ciascuno di noi, probabilmente, potrebbe citare qualche esempio dei danni che essa arreca all’ambiente, in ogni parte del mondo. Ne cito uno, tra i tanti, dalla storia recente dell’Europa: vent’anni fa, quando cadde il Muro di Berlino e quando crollarono i regimi materialisti ed atei che avevano dominato lungo diversi decenni una parte di questo Continente, non si è potuto avere la misura delle profonde ferite che un sistema economico privo di riferimenti fondati sulla verità dell’uomo aveva inferto, non solo alla dignità e alla libertà delle persone e dei popoli, ma anche alla natura, con l’inquinamento del suolo, delle acque e dell’aria? La negazione di Dio sfigura la libertà della persona umana, ma devasta anche la creazione! Ne consegue che la salvaguardia del creato non risponde in primo luogo ad un’esigenza estetica, ma anzitutto a un’esigenza morale, perché la natura esprime un disegno di amore e di verità che ci precede e che viene da Dio» .


La parola creato aggiunge alla natura la ricchezza dell’essere opera creata da Dio, donata all’umanità. Un dono da non sprecare ma da valorizzare con ordine, verità e giustizia: l’uomo è collaboratore di Dio, amministratore e usufruttuario della terra, non il padrone assoluto. Dio stesso, fin dall’inizio, gli affida la missione di custodire saggiamente e di portare a compimento la sua creazione. Una profonda consapevolezza accompagna dunque l’uomo credente: la terra è un dono .
Ciò scaturisce una conseguenza impegnativa ed esigente: la terra è di Dio e quindi è di tutti; di conseguenza né singoli uomini, né gruppi di uomini possono arrogarsi il diritto di esserne possessori esclusivi… Approfondisci>>