Per la terza volta il Coordinamento nazionale dell’immigrazione delle Caritas di tutta Italia si svolge in Sicilia. Tre anni fa l’arcivescovo di Agrigento, don Franco Montenegro, lo volle a Lampedusa per riflettere su questa nuova frontiera della Chiesa e dell’umanità del futuro, luogo di sbarco, di speranza, di disperazione, di accoglienza difficile ma concreta ed evangelica. Mons. Montenegro volle che ci si ricordasse come anche Gesù è stato profugo e come l’Erode che lo cerca per ucciderlo (come accaduto in tanti respingimenti!) si annida in ciascuno di noi. L’anno scorso è stata la volta di Trapani, con l’ospitalità di alcune Caritas del Mediterraneo che ha allargato l’attenzione alla complessità della nostra storia. Ora quest’anno si terrà a Modica, una città in cui il problema non è l’emergenza ma la ricerca quotidiana dell’integrazione. E quindi sono interessate – e diventano promotrici del Coordinamento 2011 insieme alla Caritas Italiana – la nostra diocesi e quella di Ragusa, che avranno una possibilità eccezionale di guardare a quello che sta accadendo in questi giorni attraverso giornate di testimonianza e riflessione che puntano in avanti lo sguardo. Così fin dall’inizio ci sarà ancora il tema del Mediterraneo – l’11 maggio – e subito dopo – giovedì 12 – quelli dell’integrazione e dell’accompagnamento dei minori. L’ultimo giorno sarà dedicato ancora a Lampedusa. Concluderà il nostro Vescovo presiedendo a mezzogiorno del 13 maggio l’eucaristia in san Pietro. Mai come in questa occasione eucaristia, vita, storia si congiungono a dirci come la storia va guardata con gli occhi di Dio, così come abbiamo capito nel Sinodo a partire dal gemellaggio. Ma anche si rinnova pure la responsabilità a porre nel nostro territorio segni del Regno che viene, come già accade con alcune esperienze nel territorio ospitante (la scuola di italiano per immigrati, il Centro per rifugiati politici Babel, l’inserimento di immigrati nel cantiere educativo Crisci ranni…) che prendono significativamente la denominazione di “Sentieri di Isaia”. Espressione cara a Giorgio La Pira, che pensava il Mediterraneo come il nuovo “lago di Tiberiade” ove far incontrare la fede (Gerusalemme), la cultura (Atene), il diritto (Roma), le relazioni (l’Africa). Espressione che ricorda come il nostro impegno diventa collaborazione al Regno che viene.
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