“Ero in carcere e siete venuti a trovarmi” (Mt 25,36). Nell’Anno Santo dedicato alla misericordia, queste parole del Vangelo di Matteo ci ricordano la centralità della carità nella vita cristiana. Saremo giudicati sull’amore. Gesù ci mostra molti modi di esercitare la carità fraterna. Uno di questi è la sollecitudine verso i fratelli che vivono l’esperienza dolorosa del carcere. Visitare i carcerati è una delle sette opere di misericordia corporale che la Chiesa ci invita a compiere in questo Anno Giubilare, sapendo – come ci dice il Signore – che “ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me” (Mt 25,40).
Il nostro Vescovo, Mons. Antonio Staglianò, ha dato inizio a questo grande Giubileo della misericordia, in maniera molto concreta, recandosi ieri, 16 dicembre, al Carcere di Ragusa per visitare un detenuto a lui molto caro, per portargli un messaggio di fiducia e di speranza, per incoraggiarlo nella fatica di una vita provata che tuttavia attende redenzione e piena reintegrazione.
“Ieri sono stato al Carcere di Ragusa – ha dichiarato Mons. Staglianò – per far visita a Fabio di Filippo, un detenuto di Pozzallo, ora uomo redento dentro, ma che dovrà scontare giustamente la sua pena, secondo la legge. L’incontro è stato commovente. Alla fine abbiamo pregato insieme e abbiamo percepito quanta grazia sta già passando con quest’Anno della misericordia”.
Il nostro Vescovo ha così dato corpo alle esigenze della carità cristiana, che ci spinge ad uscire dalle nostre chiusure, a condividere le vicende degli uomini, ad essere segno e strumento della misericordia di Dio, con gesti fattivi. “Le opere di misericordia corporale – ha rimarcato Mons. Staglianò – sono una benedizione di Dio, non solo per chi le riceve, ma soprattutto per chi le fa e le vive con amore. Certo con una “coscienza retta”, non puntando all’esibizionismo o alla reputazione (a quello che gli altri diranno di noi), ma allo “sguardo di Dio” su di noi e sul nostro agire”.
Dopo l’incontro con Fabio, il Vescovo ha avuto modo di intrattenersi con il Cappellano e con alcuni del personale del Carcere, facendo dono di un’immagine di Nostra Signora di Guadalupe, a lui molto cara e raccontando la straordinaria vicenda della “tilma” in cui prodigiosamente si è impressa l’immagine della Vergine. Un altro momento forte e significativo di “evangelizzazione itinerante”, di una Chiesa che “esce” e si fa compagna del cammino di ogni uomo.
Dopo la visita di ieri, Mons. Staglianò ha in programma di visitare, mercoledì 23 dicembre, il Carcere di Noto. Sono davvero queste le “Porte Sante” da attraversare, occasioni privilegiate per toccare con mano la “carne” dei fratelli, che è carne di Cristo.