È dinanzi ai nostri occhi la serie di profonde e inarrestabili modificazioni del mondo della comunicazione in questi ultimi anni, soprattutto con l’avvento delle tecnologie digitali. Esse hanno finito con l’interessare, e in misura crescente, tutti gli aspetti della nostra vita; pertanto non sorprende che tematiche e problematiche legate al mondo della comunicazione oggi assumano un ruolo centrale nell’attenzione degli educatori oltre che, più in generale, dell’intera opinione pubblica.
Per queste ragioni dobbiamo essere grati all’AIART, che porta la nostra attenzione sulla delicata esigenza di tutela dei minori e della persona, dei valori e del sentire religioso, e svolge un lavoro culturale di promozione di un’informazione improntata a principi di indipendenza e di obiettività, di completezza e di apertura. Non sfugge nemmeno quanto sia prezioso il servizio di sensibilizzazione e di riflessione promosso dall’Associazione, mediante incontri, corsi e convegni come questo: c’è “fame” di suggerimenti, di proposte volte a illuminare l’esperienza e a orientare la pratica di genitori, di insegnanti e animatori.
Siamo tutti sempre più consapevoli dell’importanza della dimensione formativa, destinata a diventare sempre più decisiva davanti a quella che non può essere ridotta ad una mera rivoluzione strumentale. In realtà, siamo in presenza di un nuovo alfabeto, di un nuovo linguaggio che plasma una nuova cultura, nella quale cambiano diverse dimensioni del nostro essere e del nostro agire.
Cambia innanzitutto il modo di insegnare e quindi di trasmettere la ricchezza di una tradizione; cambia, ancora, la figura e la funzione dell’educatore; cambia, infine, il senso stesso dell’essere comunità: ad incontrarsi nella Rete è spesso quella che il card. Martini, ancora nella prima metà degli anni Novanta, definiva “una folla di solitudini”.
Naturalmente dobbiamo stare attenti a non accostare il “continente digitale” con approcci moralistici o comunque prevenuti; lo stesso Benedetto XVI, nel Messaggio per la Giornata mondiale delle comunicazioni sociali (16 maggio 2010), dopo aver rilevato la «pervasiva diffusione» ed il «notevole influsso» delle nuove tecnologie e aver ricondotto ad esse molti dei «grandi cambiamenti culturali» avvertiti «particolarmente dal mondo giovanile», dimostra di non temere il nuovo scenario; anzi, lo considera una «grande risorsa per l’umanità».
Per valorizzare queste potenzialità ci è chiesto, innanzitutto, di interpretare le nuove tecnologie non più come strumenti, ma come un ambiente, che trasforma il pensiero e la comunicazione («ciò a cui pensiamo e ciò con cui pensiamo», come scrive Neil Postman). Ci siamo ritrovati qui numerosi proprio perché ci sentiamo interpellati dalla cultura digitale; di più: perché avvertiamo l’urgenza di abitarla in maniera propositiva, offrendo il nostro contributo di valori alla sua elaborazione ed impegnandoci ad educare anche i nostri ragazzi al pensiero critico perché diventino cittadini a tutti gli effetti del nuovo continente…
*Segretario Generale della CEI (Vescovo emerito di Noto)
(Intervento a Mazara del Vallo nell’ambito del Corso nazionale di formazione “Dall’emergenza alle convergenze educative. La responsabilità dei media”, promosso dall’AIART, dalla diocesi di Mazara del Vallo e dall’Ufficio nazionale comunicazioni sociali della CEI dal 26 al 28 marzo 2010).
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