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Cronologia

 La storia di questo paese, grande come un quarto dell’Europa
 

1960: già Congo belga, il Paese ottiene in giugno l’indipendenza. Al governo va il Movimento di liberazione congolese (Mlc) di Patrice Lumumba, ma disordini e violenze costringono i belgi a lasciare il Paese. Il Consiglio di sicurezza dell’Onu il 9 agosto invia un proprio contingente.


1961: il 17 gennaio Lumumba viene assassinato.


1964: il 30 giugno l’ultimo contingente dell’Onu lascia il Congo e Moise Tshombe diventa presidente. Il 7 settembre i ribelli comunisti proclamano una Repubblica popolare con capitale a Kisangani. Tshombe tenta di ricostruire l’esercito nazionale ingaggiando truppe di mercenari stranieri.


1965: il generale Joseph Mobutu sale al potere con il nome di Mobuto Sese Seko instaurando una dittatura personale.


1966: il Paese cambia il nome in Repubblica democratica del Congo.


1971: viene assunta la nuova denominazione di Repubblica dello Zaire.


1980: difficoltà economiche, conflitti etnici e corruzione politica caratterizzano il decennio anni ’80 – anni ‘90.


1990: Mobutu annuncia l’introduzione del multipartitismo e tenta di mantenere il controllo del Paese nonostante le forti pressioni della comunità internazionale e delle forze di opposizione.


1996: gli oppositori al regime di Mobutu guidati dal generale Laurent Kabila costringono Mobutu alla fuga. L’esercito riesce ad opporre una debole resistenza, mentre i ribelli ricevono sostegno dal Ruanda e dall’Uganda.


1997: il 17 maggio Kabila entra a Kinshasa e Mobutu lascia definitivamente il Paese. Lo Zaire riassume la denominazione di Repubblica democratica del Congo.


1998: in agosto gruppi di ribelli sostenuti da Ruanda e Uganda minacciano di invadere la capitale. L’assalto viene respinto con il sostegno di Angola, Namibia e Zimbabwe.


1999: il 31 agosto si raggiunge un accordo per il cessate il fuoco, ma i patti vengono rapidamente disattesi. Un contingente di pace delle Nazioni Unite è inviato in Congo.


2001: il 16 gennaio Kabila viene assassinato da una delle sue guardie del corpo. Gli succede il figlio Joseph.


2002: l’accordo raggiunto in aprile tra le principali fazioni politiche che si contendono il controllo del Paese tenta di semplificare un complesso quadro politico. Il 30 luglio il presidente firma un accordo di pace con il Ruanda e l’Uganda in lotta con il Congo per il controllo delle regioni più ricche del Paese (soprattutto il Kivu). Il numero delle vittime della guerra civile è stimato in almeno 4 milioni.


2005: a dicembre con referendum viene votata la nuova Costituzione.


2006: a ottobre tengono le prime elezioni democratiche e multipartitiche dall’indipendenza a oggi. Presidente della Rdc è riconfermato Joseph Kabila.


2007: gravi scontri nel nord e sud Kivu tra le truppe filoruandesi capitanate dal generale Nkunda e l’esercito congolese provocano oltre 800mila sfollati.


2008: A Goma, capoluogo del nord Kivu, dal 6 gennaio si tiene una Conferenza di pace che si è conclusa il 23 gennaio con un accordo tra le fazioni ribelli che hanno alimentato gli scontri nel nord e sud Kivu durante tutto il 2007.

Luglio 2007 – Lettera di Monsignor Sikuli Melchisedech a Monsignor Giuseppe Malandrino

 
«Eccellenza Reverendissima Mons. Giuseppe Malandrino, celebrando l’Anno del Centenario della Prima Evangelizzazione della nostra Diocesi di Butembo‑Beni ed effet­tuando una visita pasto­rale particolare nelle no­stre diverse parrocchie in occasione di questo tem­po di giubileo, non cesso di rendere grazie al Si­gnore per gli innumere­voli benefici sia spiritua­li che materiali di cui ci ha gratificati nella sua magnanimità. Fin dall’apertura dell’Anno giu­bilare a Beni‑Paida, la prima Missione, il suo messaggio ricchissimo e all’altezza dell’evento, la presenza di una impor­tante delegazione di no­stri fratelli e sorelle Ge­melli di Noto ha segnato con un sigillo particolare quel giorno indimentica­bile ed ha riempito di gio­ia, di consolazione e di speranza tutti i fratelli e sorelle gemelli di Butembo per il dono di­vino del gemellaggio. C’è una evidenza. Ovunque io visiti i fedeli in quest’anno di grazie, tocco con mano i frutti del gemellaggio e le ricadute spirituali e sociali di quell’espressione di co­munione ecclesiale che i nostri veneratissimi Pa­dri Vescovi S.E. Mons. Salvatore Nicolosi e Mons. Emmanuel Kataliko hanno volu­to, sigillata e promossa quasi due decenni fa. Noi non saremo stati che semplici vigilanti in una iniziativa che è nata dal­la Spirito Santo che gui­da la Chiesa e che ha ispi­rato i nostri due Padri Vescovi Fondatori a fare la scelta profetica del gemellaggio pastorale. La nostra fervente pre­ghiera in quest’Anno giu­bilare è che Dio attraver­so suo Figlio Gesù Cristo e nello Spirito Santo con­tinui e consolidi sempre ciò che ha cominciato nel­le nostre due Chiese. La domenica di Pente­coste, 27 maggio 2007 e diciottesima giornata consacrata al gemellaggio, ero in viag­gio ma mi trovavo in co­munione di preghiera e di intenzione con lei e, be­ninteso, con i nostri fede­li a cui sta a cuore la ce­lebrazione di questo an­niversario. E, siccome qui da noi era nello stesso tempo il Cinquantenario della presenza del Rinno­vamento carismatico in seno alle nostre parroc­chie, ciò ha ancora eleva­to la solennità di questa festa. Abbiamo saputo parimenti che il 18 giu­gno scorso la Chiesa Cat­tedrale di Noto, restaura­ta nel suo splendore, è stata solennemente ria­perta ai fedeli. Anche in quell’occasione, eravamo uniti in una preghiera di azione di grazia. 
Eccellenza, avendo saputo da in­discrezioni che lei si pre­para ad andare a riposo come Vescovo Emerito della amatissima Chiesa di Noto, cogliamo l’occa­sione di questo anno di grazia per ringraziarla infinitamente di tutto ciò che lei è stato e resta per la Chiesa di Butem o Beni che lei ama tanto. Siamo tutti convinti che abbiamo un posto di ele­zione nell’intimo del suo cuore di padre e madre ancor più che di semplice fratello.
Noi non possiamo enumerare in maniera esaustiva le innumerevo­li e diverse espressioni concrete della sua solle­citudine paterna nei ri­guardi della Chiesa di Butembo‑Beni. Citiamo tra le altre espressioni, la sua prima visita che è ri­masta scolpita nella me­moria popolare dei fedeli di tutte le confessioni re­ligiose mescolate; pensia­mo alle numerose e rego­lari delegazioni di Noto­Ragusa che lei ha voluto intensificare particolar­mente in quest’Anno giu­bilare. Queste delegazioni, la cui più grande ca­ratteristica è di rendersi spontaneamente e facil­mente vicine alle perso­ne, sono sempre percepi­te come una benedizione ed una consolazione da parte di Dio che è Amore. I loro interventi caritativi multipli e vari per la pro­mozione della vita e del­la dignità della persona umana sono visibili nel­la maggior parte delle nostre parrocchie e delle istituzioni cattoliche so­prattutto nell’istruzione a tutti i livelli, primario, secondario e universita­rio; e della sanità, degli orfanotrofi, dei centri nutrizionali, della Procu­ra… 
Eccellenza, non possiamo passa­re sotto silenzio l’avvio dell’iniziativa tanto bene­fica dell’adozione dei sa­cerdoti diocesani che al­cuni dei suoi sacerdoti hanno accettato genero­samente di prendere finanziariamente a cari­co e così di sostenere ed incoraggiare tutto il cle­ro al quale abbiamo enor­mi difficoltà a procurare lo stretto necessario. Oggi, abbiamo già conse­gnato all’Economo gene­rale una somma di 3.250 dollari ricevuti per 12 adozioni di sacerdoti. C’è un sacramento di fratel­lanza sacerdotale più elo­quente di questo sostegno concreto ai sacerdoti?
In quest’anno di cele­brazione della prima evangelizzazione della nostra Diocesi, ci sentia­mo realmente incoraggia­ti e consolati da questo legame di comunione che ci unisce e ci fortifica nel­la nostra fede rendendo nel contempo manifesto il mistero inaudito dell’uni­tà e dell’universalità del­la Chiesa cattolica 
Eccellenza, ringraziandola della sua fraterna sollecitudi­ne e soprattutto della “cura di tutte le Chiese” che l’ha sempre animato, il nostro umile auspicio è di vedere continuare quel che lei ha cominciato e i nostri fedeli sono impa­zienti di rivederla. Che Dio, il Padrone della vita le assicuri ancora molti giorni e che Maria, la Stella del Mare, le ispiri un “Magnificat” pieno di riconoscenza per le mera­viglie che Dio ha operato attraverso il suo ministe­ro pastorale.
A nome di tutti i fede­li di Butembo‑Beni e mio personale, riceva, Eccel­lenza Reverendissima, il nostro sentimento di gratitudine e di affetto in Gesù attraverso Maria».  
 + Mons. Sikuli Melchisedech, Vescovo di Butembo Beni

Settembre 2007 – Lettera di Monsignor Giuseppe Malandrino a Monsignor Sikuli Melchisedech

 «Eccellenza Rev.ma e carissima, ho letto con grande gioia e riconoscenza la sua lettera, tanto ricca di calorose espressioni vitali e fraterne, dello scorso 12 luglio 2007. Mi è sorta spontanea, perciò, l’esi­genza di farla pubblicare nel nostro giornale diocesano, perché tutta la Chiesa netina possa coglierne i contenuti di comunione crescenteche la lettera esprime. Tale comunione evangelica e solidale, in realtà, va sempre più sviluppandosi, con la grazia dello Spirito del Risorto, da quando ‑ quasi 20 anni or sono (21 aprile 1988) ‑ fu sigillato il gemellaggio, veramente profetico, tra le nostre due Chiese di Noto e di Butembo‑Beni da par­te dei benemeriti Vescovi nostri predecessori: Mons. Sal­vatore Nicolosi, a nome del quale anche ho la gioia di risponderle, e Mons. Emanuele Kataliko, di venerata memoria.
In felice coincidenza, perciò, con il primo centenario della evangelizzazione della vostra terra, di cui vi ac­cingete a celebrare i momenti conclusivi in questo mese di settembre 2007, noi tutti della Chiesa gemella di Noto de­sideriamo esservi ancora più accanto. Con voi tutti vo­gliamo lodare il Signore infinitamente buono (cfr Sal­mo 136) per l’inestimabile dono della fede concesso con molta abbondanza anche a voi, pur in mezzo a molteplici sofferenze e tribolazioni sociali e politiche, che, però, han­no prodotto frutti rigogliosi di crescita spirituale e di santificazione sia per voi sia, per riflesso, anche per noi (cfr 2Cor 1, 3‑7). 
Questa vicinanza, del resto, tra le nostre due Chiese gemelle ‑ alla luce della ecclesiologia di comunione del Concilio Vaticano Il ‑ è avvertita reciprocamente in modo sem­pre più intenso nei suoi molteplici aspetti:
con i 30, o quasi, gemellaggi tra vostre e no­stre comunità parrocchiali, così carichi di scambievole arricchimento spirituale, culturale e sociale;
con la benefica presenza nella nostra Chiesa netina di ben 4 vostri presbiteri in generoso servizio pa­storale, mentre sta per concretizzarsi anche la presenza nella nostra Ispica di una vostra comunità religiosa femmi­nile;
con i viaggi sempre più frequenti di nostri gruppi di operatori pastorali o sociali (sacerdoti e laici) nella vostra Chiesa. Un gruppo è in partenza per Butembo nei prossimi giorni, per rappresentare la nostra Chie­sa netina nelle fasi conclusive delle suddette cele­brazioni del primo centenario della evangelizzazione. Questi viaggi dei nostri gruppi si sono attuati con effetti incalcolabili di mutua donazione per una fede ancora più viva e una solidarietà concretamente operosa;
con gli sviluppi culturali, sanitari e sociali at­traverso il vostro e nostro impegno nell’Università Cattoli­ca del Graben a Butembo, con la costruzione o l’incremen­to, anche, di vari reparti del connesso ospedale e centro nutrizionale;
con il sostegno economico, anche se ancora ap­pena avviato, da parte di nostri sacerdoti e fedeli nei ri­guardi dei vostri sacerdoti, onde possano avere un ade­guato aiuto nel loro necessario e primario servizio pastora­le al popolo di Dio. 
Ho la gioia di preannunciarvi che tale vicinanza spi­rituale e fraterna è molto sentita ‑ da quello che ho già potuto cogliere ‑ anche dal Vescovo Mons. Mariano Cro­ciata che inizierà il suo servizio pastorale a Noto il prossi­mo 6 ottobre, dopo aver ricevuto l’ordinazione episcopale, lo stesso giorno, nella nostra Chiesa Cattedrale, riaperta al culto lo scorso 18 giugno, dopo 11 anni dal suo rovinoso crollo. 
Anch’io personalmente, d’altra parte ‑ assieme al mio carissimo predecessore Mons. Salvatore Nicolosi ‑ mi sento coinvolto in pieno nel gemellaggio tra le nostre due Chiese sorelle.
Il viaggio pastorale da voi all’inizio dell’anno giubilare 2000 ‑ durante il quale l’Ecc.za Vostra e una folla innume­revole di fedeli mi avete accolto con indicibile gioia ed entu­siasmo ‑ è rimasto indelebile nel mio cuore e nel continuo ulteriore impulso trasmesso a tutta la Diocesi, anche con le ripetute ed efficaci visite di V. Ecc. da noi. A me, invece, non è stato possibile per ragioni di salute.
Questo reciproco legame di fede, di speranza e di carità non può essere spezzato, specialmente dopo aver toccato da vicino. tanto vostro fervore di vita cristiana, pur nelle prove e nei rischi, come scrivevo prima, della vostra difficile si­tuazione sociale ed economica.
La Vergine Maria, Regina della Pace, Scala del Para­diso e Madre e Fiducia del popolo congolese e siculo e di tutti i popoli del mondo, ci ottenga dall’amore onnipo­tente e misericordioso di Dio, nostro Padre, di poter sempre andare avanti insieme nel cammino di fedeltà e di irradiazione del Vangelo di Cristo nel mondo di oggi, che ha urgente bisogno di testimoni vivi ed autentici del Signo­re Risorto e del suo amore concreto e coraggioso. Dev.mo e grato sempre, a nome anche dell’intera comu­nità diocesana».
+ Giuseppe Malandrino, Amministratore Apostolico della Diocesi di Noto

Aprile 2005 – Lettera di Monsignor Giuseppe Malandrino a Monsignor Sikuli Melchisedech

 «Ecc.mo e carissimo e Confratello, mi è giunta graditissi­ma la Sua lettera, invia­tami anche a nome della Chiesa gemella, in occasio­ne del mio doppio giubileo del 25° episcopale e del 50° sacerdotale.

Al termine di queste celebrazioni giubilari an­ch’io sento viva l’esigenza di scrivere a Lei e all’inte­ra Chiesa gemella di Butembo‑Beni, per rinno­vare e incrementare i no­stri vincoli di reciproca comunione ecclesiale e missionariae di fraterna solidarietà evangelica ed umana.

Intendiamo suggellare ulteriormente questa co­munione in occasione del­la solennità della Penteco­ste (il prossimo 15 maggio) nella contemporanea cele­brazione della sedicesima Giornata Diocesana del Gemellaggio. Carichi ancora della forte emozione per la grande eredità di ab­braccio universale del Vangelo, lasciataci da Giovanni Paolo Il, è no­stro vivo desiderio incre­mentare il gemellaggio ravvivando e svilup­pando ancor più iniziative che aiutino a vive­re concretamente la condivisione globale di beni, persone ed espe­rienze, come è stato auspicato dai Vescovi ita­liani riguardo alle inizia­tive dei gemellaggi missio­nari (CEI, Comunione e Comunità, n. 51) e come è stato recepito dalla nostra Chiesa netina anche attra­verso il secondo Sinodo Diocesano (Decisione n. 34).

In tale prospettiva consideriamo fruttuoso il servizio pastorale nella nostra Chiesa netina dei tre presbiteri della sua Chiesa di Butembo ­Beni e stimiamo pure be­nefici i viaggi di comu­nione e di solidarietà che il nostro Centro Diocesano per le Missioni e per il Gemellaggio orga­nizza frequentemente nel­la vostra Chiesa. Ritenia­mo, inoltre, opportuno in­crementare l’ulteriore svi­luppo del Centro Nu­trizionale “Giorgio Cerruto”, collegato con nostre Università e con la vostra Università Cattolica, per una maggiore cura e sal­vaguardia della vita e della salute nel Vostro territorio.

Ci sentiamo sempre molto vicini a voi, nell’af­fetto e nella preghiera, e ci edifica la vostra fede, la vostra speranza e il vo­stro coraggio nell’an­nunzio e testimonianza integrale del Vangelo, nella perdurante e diffici­le situazione di disordine e di guerriglia che opprime ancora il vostro popolo.

L’ardore dello Spirito della Pentecoste, che ha tanto operato in Giovanni Paolo II e che continua ad operare incessantemente e con abbondanza nei suoi Santi di ieri e di oggi, dia ulteriore coraggio a noi tutti per vivere e per testi­moniare il Vangelo di Cri­sto, unica salvezza inte­grale di ogni uomo e del­la umanità intera.

Nel ricordo vivo di Vo­stra Eccellenza e della Sua Chiesa, formulo cari e santi auguri e saluti, assieme al nostro Vescovo emerito di Noto, Mons. Salvatore Nicolosi, inizia­tore provvidenziale di questo nostro gemellaggio, con l’indimenticabile Mons. Emanuele Kataliko». 

+ Giuseppe Malandrino, Vescovo di Noto

Giugno 2006 – Lettera di Monsignor Giuseppe Malandrino a Monsignor Sikuli Melchisedech

 «Ecc.za Rev.ma, carissimi fratelli e so­relle dell’amata Diocesi africana gemella di Butembo-Beni,  la lettera che ci avete inviato lo scorso 25 Mag­gio, in prossimità della so­lennità di Pentecoste 2006, è stata per noi tutti una luminosa indicazione che ci ha aiutato ad aprir­ci sempre più e sempre meglio all’azione imprevedibi­le dello Spirito del Risor­to. Egli non cessa mai di in­fondere nei cuori dei creden­ti ardore e passione, per te­stimoniare al mondo in­tero il Vangelo del Signore Gesù, che è Vangelo di comunione e di condivisione, di solidarietà e di difesa dei deboli di pace e di fraternità fra tutti i popoli.
Questa vostra lettera si è, così, incastonata molto bene nella celebrazione della 17esima Giornata del Gemellaggio tra le nostre due Chiese sorelle che ogni anno, a Pentecoste, rin­salda i nostri vincoli di comunione ecclesiale e culturale e di con­divisione solidale ed evangelica, come io stes­so avevo esortato la mia comunità diocesana nel messaggio inviato in tale occasione.
Rinsaldati, perciò, dal­lo Spirito verso una più viva e sentita comunione reciproca, non possiamo non esservi accanto, “nel sostegno morale” e nella preghiera più inces­sante, perché, nel “clima febbrile, quasi agitato e preoccupante” che state attraversando, nell’approssi­mazione delle prime Ele­zioni Generali (il 30 Luglio 2006), il Signore sosten­ga le forze del bene verso un’alba più vivibile (dopo i tanti travagli di guerra e di oppressione che avete subito) di vera con­vivenza democratica.
Vogliamo essere accanto a voi, inoltre e specialmente, nell’avvicinarsi della data del 24 Settembre 2006, data in cui aprirete l’Anno Centena­rio della Evangelizzazione nel territorio della vostra Diocesi. Una nostra delega­zione ufficiale verrà da voi, in tale data, per espri­mervi in modo più diretto e concreto il nostro frater­no coinvolgimento nel vo­stro gioioso e fermo pro­posito verso “un’evangelizzazione – come scrivete – capace di raggiungere la pro­fondità dei cuori, affinché la [vostra] Chiesa [e assieme a voi anche la nostra Chiesa] partecipi alla edifica­zione di un’umanità nuova” sotto la protezio­ne invincibile della Vergi­ne Maria, a cui la vostra Chiesa di Butembo-Beni e la nostra di Noto sono par­ticolarmente devote. In tale prospettiva – come scrivete ancora – potre­te, anzi potremo, attin­gere un’alta carica di “speranza viva e un nuovo slancio missiona­rio, all’inizio di questo Millennio”.  
Per sostenere ancora più fattivamente questa vostra speranza in Cri­sto e nel suo Vangelo e il rinnovato slancio missionario, vogliamo tessere maggiormente i molteplici legami (spiri­tuali, pastorali, culturali e di fraterna solidarietà) che rendono sempre più vicine le nostre due Chiese ge­melle. In particolare – oltre alla viva gratitudine per i sacerdoti della vostra Chiesa in servizio pastorale nella nostra Chiesa netina e oltre ai nostri frequenti viaggi da voi – accogliamo ben volentieri l’invito, fattoci dall’Ecc.za Vostra, di so­stenere i vostri sacerdo­ti di Butembo-Beni “con un’eventuale eccedenza di offerte per le intenzioni di Sante Messe”.
Allo scopo di coordina­re questa importante ini­ziativa di sostegno sacer­dotale ho già incaricato Don Salvatore Giordanella, responsabile dell’uf­ficio Diocesano per le Mis­sioni e il gemellaggio. Con il suo zelo saggio e dina­mico sono certo che ver­rà portata avanti, come già le altre iniziative del benefico gemellaggio fra le nostre due Chiese so­relle.  
Concludo augurando all’Ecc.za Vostra e a tutti i membri dell’amata Chiesa di Butembo-Beni (che sen­to tanto vicina nel cuore e nell’affetto, specialmente dopo l’indimenticabile visi­ta da voi in occasione del­l’anno giubilare del 2000) una speranza sempre viva nell’amore del Signo­re che vi sostiene in tutte le vostre pesanti e prolun­gate sofferenze sociali e ci­vili.
Desideriamo sostener­vi anche noi, nell’amore di Cristo che ci lega con affet­to sincero». 
+ Giuseppe Malandrino, Vescovo di Noto

Aprile 2002 – Lettera di Monsignor Giuseppe Malandrino a Monsignor Sikuli Melchisedech e alla comunità diocesana di Butembo-Beni

 «Ecc.za Rev.ma Mons. Sikulí Melchì­sedech e fratelli e sorel­le carissimi della Chie­sa gemella di Butembo­ Beni, ha dato grande gio­ia a me e all’intera mia Chiesa netina il mes­saggio di auguri per la Santa Pasqua che ave­te voluto inviarci, via fax, lo scorso 28 marzo. Effettivamente, come voi ci augurate, “lo Spirito del Risorto diventi il motore di una nuova speranza”.

Perché questa vo­stra ferma speranza in Cristo risorto dai morti non venga mai meno, nel prolungato e op­pressivo “momento di guerra, molto difficile”, come ci scrivete, noi tutti vogliamo starvi fraternamente e con­cretamente accanto. Vi siamo vicini, non solo con le nostre visite periodiche (fra cui quella prevista nel prossimo mese di ago­sto), ma anche con conti­nui segni di sensibiliz­zazione e di coinvol­gimento solidale alla vo­stra sofferenza e con una maggiore tessitura di cor­rispondenza delle nostre parrocchie gemelle con le: vostre parrocchie che sentiamo tanto vicine e nel comune cammino di fede.

Vogliamo, però, esser­vi accanto anzitutto con l’incessante preghiera, specialmente nella pros­sima solennità di Pente­coste, domenica 19 mag­gio 13esima Giornata dioce­sana del nostro reciproco Gemellaggio, per sentir­ci sempre più con voi, nel Signore Risorto, “un cuor solo e un’anima sola” (At 4,32).

Intendiamo, così, es­sere partecipi della vo­stra viva fede, della vo­stra ferma speranza e della vostra ardente cari­tà, nelle vostre gravi e ingiuste sofferenze che vi rendono vivamente inne­stati nella morte di Cri­sto e nella sua gloriosa e salvifica risurrezione (cfr Fil 3,10‑11).

Con un rinnovato ab­braccio di affetto, che mi ricorda in modo ancora tanto vivo la vostra calorosa accoglienza a Butembo nel gennaio del­l’Anno giubilare, e a nome dell’intera Chiesa netina, saluto Lei, Eccel­lenza Reverendissima e carissimo fratello, e bene­dico, assieme a Lei, l’in­tero popolo di Dio della diletta Diocesi gemella di Butembo-Beni».


 +Giuseppe Malandrino, Vescovo di Noto

Novembre 2000 – Messaggio di Mon. Sikuli Melchisedech alla comunità diocesana di Noto

 «Oltre al ringraziamento che devo espri­mere per ciò che siete e fate per la nostra Chiesa di Butembo-Beni, vorrei dire una parola sulla testimonianza cristiana come missione di ogni cristiano.
Una volta la missione (ricordare le espressioni come “andare in missione”) era considerata come una scelta eccezionale di singoli, coraggiosi e carismatici. Oggi si ritiene invece che la missione fa parte del­la natura e dell’identità stessa dell’essere cristiano. “Sarete i miei testimoni fino agli estre­mi confini della terra”.
In un mondo sempre più piccolo, attra­verso i mezzi di comunicazione e l’incon­tro delle culture, la missione cristiana non è più riservata a chi si sposta da una terra ad un altra.
Se da un lato i mezzi di comunicazione e l’incontro delle culture riducono le di­stanze, dall’altro portano pure ad uno scon­volgimento di valori, di culture, di abitu­dini e, in un contesto di positivismo ateo, stanno portando ad un annebbiamento della coscienza e dei valori, ad una confusione dei punti di riferimento e dei parametri di giudizio. E’ proprio a questo punto che si rivela l’urgenza e l’attualità della testimonianza cristiana.
Il mescolamento delle culture ha biso­gno di essere guidato e indirizzato dalla nostra testimonianza cristiana, per fare di tutti i popoli l’unico popolo di Dio. Ed è questa la nostra missione: fare di tutti i popoli l’unica famiglia di Dio (cfr Assem­blea dei Vescovi africani). Mi permetto di pensare, perciò, che il nostro gemellaggio è un modo tutto cristia­no di fare missione, nell’incontro recipro­camente arricchente delle nostre culture e dei nostri popoli, con a base il lievito evan­gelico che ci porta al rispetto, alla valorizzazione, al dono, alla solidarietà vicendevoli.
Ritengo,per questo, che l’iniziativa, av­viata dai due Vescovi nostri predecessori e che stiamo portando avanti da 12 anni, è un modo del tutto nuovo, rispondente alla ecclesiologia del Concilio Vaticano II, di fare missione e di essere missionari.
Da sempre, d’altra parte, il ruolo del sacerdote, del parroco, è insostituibile per mobilitare, sostenere la buona volontà dei nostri cristiani perché la nostra missione reciproca sia vissuta e testimoniata sotto la luce dello Spirito Santo.
Vorrei anche raccomandare la nostra terra martoriata dalla occupazione e dalla guerra alla vostra preghiera e al vostro so­stegno. Stiamo subendo delle ingiuste e pesanti vessazioni e la Chiesa è l’unico difensore della giustizia. Per questo salu­tiamo ancora con riconoscenza al Signore, il coraggio, l’intraprendenza e la lungimi­ranza del nostro predecessore Mons. Kataliko. Non potremo imitarlo totalmen­te; possiamo però continuare la sua opera col sostegno del gemellaggio e delle sue amicizie.
Il rapporto ormai instaurato tra le nostre due Chiese è un modo tutto nuovo di fare missione. Il nostro coraggio e la nostra testi­monianza è una grande missione nel mondo di oggi, per portare tutti i popoli a Cristo».
+ Melchisedech Sikuli, Vescovo di Butembo-Beni

Dicembre 2000 – Scambio di auguri tra Monsignor Sikuli Melchisedech e Monsignor Giuseppe Malandrino

«Eccellenza, con questo Natale 2000 ci avviamo alla conclusione dell’Anno Giubilare nella speranza di un sorriso di pace, di una pace durevole. La promessa del Signore è mantenuta, ne abbiamo la certezza: Cristo porta un raggio di sole nelle tenebre del peccato e della guerra, anche la più disinvolta.
Eccellenza, mentre le feste natalizie dovrebbero avvertire un clima di cordialità, di serenità e di gioia, da circa un mese ci troviamo, invece, nuovamente immersi in un spiraglio di ostilità e di violenze continue tra le forze che si contendono il potere (soprattutto nelle località di Butuhe, Maboya e Bunyatenge-Muhanga).
Decisamente, Eccellenza, non possiamo fare l’abitudine alle torture e alle uccisioni inique e spietate dei nostri fratelli, e a queste stragi perpetrate senza scrupoli da avventurieri spinti da interessi egoistici dietro il pretesto e l’alibi di volere servire o liberare il popolo.
Eccellenza carissimo, fiduciosi nel vostro sostegno e nell’aiuto della vostra preghiera speriamo fermamente in un futuro di concordia, di armonia e vogliamo ribadire ai belligeranti che “non si può amare ne servire un popolo con le armi in pugno” (cfr Paolo VI, 1967).
A voi, Eccellenza, e a tutti i nostri fratelli della Chiesa di Noto auguriamo un Natale di vita nuova nel Signore, un’abbondanza di grazie giubilari e un Felice Anno Nuovo 200l.
L’Augurio del Santo Natale mi dà l’occasione di ringraziare nuovamente voi tutti per la fraterna, gioiosa e tanta calorosa accoglienza che ho sperimentato intensamente negli incontri con Loro Eccellenze Reverendissime Mons. Giuseppe Malandrino e Mons. Salvatore Nicolosi, gli amatissimi confratelli nel sacerdozio, i Religiosi e le Religiose, gli impegnatissimi membri del comitato del gemellaggio, i fedeli delle diverse comunità parrocchiali, i ragazzi e le ragazze nelle scuole.
La solidarietà e la generosità espresse nel preparare il container per la nostra Chiesa di Butembo-Beni, la determinazione molto sentita di allargare il gemellaggio ai settori specifici come le famiglie, le scuole, gli ospedali, le università, sono dei segni di una comunione ecclesiale non soltanto sempre più profonda e più concreta, ma nello stesso tempo più conforme allo spirito dei Padri del gemellaggio.
All’inizio del terzo millennio auguriamo una abbondanza di benedizioni divine su il gemellaggio tra le nostre due Chiese di Butembo-Beni e di Noto.
+ Mons. Sikuli Melchisedech, Vescovo di Butembo-Beni
 

«C
arissimo ed Ecc.mo Fratello, viva commozioneha suscitato nel mio cuore e in quello dell’intera Chiesa netina il messaggio di auguri per il Santo Na­tale che mi ha inviato at­traverso fax. Da tutta la lettera traspare, non solo la comunione che la nostra Chiesa di Butembo-Beni avverte sempre più forte nei riguardi della nostra Chiesa gemella, ma anche una incrollabile speranza in Cristo, Re della giusti­zia e della Pace. Difatti solo Lui può suscitare ancor oggi nella vostra ter­ra – oppressa da “torture e uccisioni inique e da stra­gi perpetrate senza scru­poli da avventurieri spin­ti da interessi egoistici” – operatori convinti di quel­la pace nella giustizia che può fiorire solo da chi ha assimilato il Vangelo del­la fraternità universale.
Sentiteci profonda­mente accanto a voi in questo vostro doloroso e persistente Calvario e nel­la vostra coraggiosa dife­sa della dignità e dei diritti degli oppressi.
E’ sempre vivo nella mia memoria il recente viaggio nella vostra terra, così ricca di energia di fede e di tenace attaccamento ai valori più veri che nobilitano l’uomo. Pertan­to, assieme al Vescovo emerito Mons. Salvatore Nicolosi, ai presbiteri, ai diaconi, alle religiose e ai fedeli laici, specialmente delle oltre 20 nostre par­rocchie gemellate alle vo­stre, non ci stancheremo, oltre alla costante preghie­ra a Cristo che nasce per donarci la pace del Cielo, di inventare ancora nuove vie per stringere legami sempre più fraterni tra noi che vi amiamo e stimiamo e voi che soffrite. La vostra sofferenza e nostra sofferenza; le vostre lotte sono nostre lotte.
I prossimi viaggi nella vostra Chiesa, che da noi si stanno già progettando, vorranno esprimere que­sto affetto solidale ancor più da vicino. Gli stessi sentimenti di solidarietà, di fraternità e di stima vo­gliono esprimere l’invio del container, e gli intensifica­ti progetti di sviluppo del gemellaggio (a livello pa­storale, culturale, medico e familiare) che sono ma­turati nei giorni da Lei amabilmente e intensa­mente trascorsi a Noto, nello scorso mese di otto­bre.
Cristo Gesù, unica no­stra speranza, ieri, oggi e sempre, ci renda nel nuo­vo Anno sempre più costruttori del suo regno di amore e di pace, nella cer­tezza che “nulla è impos­sibile a Dio”.
In fraterna comunione di preghiera e di ministe­ro, benediciamo insieme le nostre Chiese gemelle, con tantissimo affetto». 
+ Giuseppe Malandrino, Vescovo di Noto

Aprile 2001 – Lettera di Monsignor Sikuli Melchisedech a Monsignor Giuseppe Malandrino e alla comunità diocesana

 

«Eccellenza Reverendissima, carissimi fratelli e sorelle della Diocesi di Noto, con questa lettera vi vogliamo esprimere la nostra sincera gratitudine. Si, un grande grazie dal profondo del cuore, a voi Eccellenza, alla grandezza del vostro cuore e di tutti i nostri fratelli e sorelle della Chiesa di Noto.

Il gemellaggio fra le nostre Chiese ci porta sostegno morale, spirituale e materiale. Questo dono di Dio alle nostre due Chiese segna il preludio di un modo nuovo di avvicinamento fra i popoli, nel nome della fede in Cristo Gesù.

Già, a suo tempo, Isaia profetizzava a proposito del Messia che “verranno cieli nuovi e terra nuova… e non si udranno più voci di pianto ne grida di angoscia” (Is.65,17-21).

Con questa fiducia ci incamminiamo verso la Pasqua, una Pasqua che ci apra orizzonti nuovi e bagliori di pace e di speranza.

Grazie! Il Container è arrivato sano e salvo, nel segno della gioia, e della speranza per le nostre strutture ospedaliere e scolastiche. Grazie! Grazie, per la raccolta in favore degli sfollati delle zone di combattimenti. Lo svolgimento dell’opera di aiuto è affidata alla Caritas diocesana che li sta raggiungendo nelle diverse contrade tramite i suoi comitati nelle Parrocchie. Inoltre, appoggiamo e sosteniamo, con gratitudine e forza, l’iniziativa dell’adozione a distanza di intere classi o scuole non solo per il futuro che questo gesto offre a tutto un popolo, ma pure per la modalità intrapresa che, praticamente, ci permette di evitare la disparità ingiusta fra compagni della stessa classe.

Per quanto riguarda la pace, siamo certi e fiduciosi che l’impegno preso dal nostro carissimo padre Mons. Kataliko fino a dare la propria vita e il sostegno di tutti gli uomini di buona volontà ci libererà dallo spiraglio di violenza, di odio e di vendetta in cui ci stanno portando i nemici della pace.

Il Simposium internazionale per la pace tenutosi qui a Butembo con una numerosa e commovente partecipazione e di cui vi ho mandato le risoluzioni ci ha fatto toccare con mano a noi e al mondo – speriamo – quanto è urgente e grande la voglia di finire, una volta per tutte, con questa guerra assurda per una pace immediata e durevole. Ci auguriamo che questo vero miracolo, anzi l’impegno preso permetta a tutti e a ciascuno di maturare e di assumersi le proprie responsabilità per costruire questo nostro paese e la regione dei Grandi Laghi nel rispetto dei diritti umani perché la gente possa riprendere a lavorare e a sperare.

Per questo vi ringraziamo tutti voi fratelli e sorelle della Chiesa di Noto, e gli organismi della Società civile italiana ed europea che hanno contribuito al successo di questo grande evento di speranza per tutto il Kivu e della mia diocesi in particolare.

Eccellenza Reverendissima, questa lettera è anche una preghiera di azione di grazia al Signore, alla B.V. Maria, nostra Madre, a voi e a tutti i nostri fratelli e sorelle di Noto perché, col vostro sostegno col vostro apostolato e la vostra missione, la risurrezione del Signore possa esserlo concretamente per tutti noi poveri e peccatori.

Alla fine, saluto, in anticipo con gratitudine e riverenza l’iniziativa della fondazione “Giorgio Cerruto” per la realizzazione, in collaborazione col Centro Missionario Diocesano di Noto, di un Centro Nutrizionale pilota qui a Butembo.

Provvederemo quanto possiamo, a dare il nostro sostegno logistico e materiale per il bene dei nostri bambini malnutriti di cui la guerra ha peggiorato drasticamente le situazioni familiari già precarie».

Con gli auguri di una Buona e fruttuosa Pasqua,


+ Sikuli Melchisedech, Vescovo di Butembo-Beni

Ottobre 2000 – Testimonianza di Monsignor Salvatore Nicolosi in memoria di Monsignor Emmanuele Kataliko

 «La morte di mons. Kataliko ci ha tutti profon­damente commosso. Questi sentimenti, che sono diventati partecipa­zione corale della nostra Chiesa netina al dolore della Chiesa di Butembo e Bukavu, sono uno dei frut­ti del gemellaggio firmato sull’altare da mons. Kataliko e da me il 21 aprile 1988 e continuato dai carissimi mons. Ma­landrino e Melchisedech, vincolo di carità fraterna ed esperienza profonda e concreta di cattolicità: esperienza profonda in quanto comunione tra Chiese, oltre il succedersi dei pastori e delle persone; esperienza concreta, per la “nota” particolare che ogni persona ha dato a questa sinfonia di fede, di speranza e di amore.

E – ora che non è più tra noi – la “nota” di mons. Kataliko risplende in tut­ta la sua bellezza e diventa eredità da accogliere e da far fruttificare con amore.

E’ la “nota” del pastore fedele, che ha condiviso l’impostazione che fin dal­l’inizio abbiamo voluto dare al gemellaggio, alla luce del Concilio Vaticano II: una comunione che coinvolgesse le due Chiese nella loro interezza e non solo al vertice o nelle co­municazioni particolari; una comunione che si esprimesse nella recipro­cità dello scambio; una comunione anzi­tutto pastorale, per con­vertirci alle cose essenziali della fede.

E’ la “nota” del pastore buono, che ha avuto sem­pre cura del suo popolo, già come vescovo di Butembo­Beni e ancor più passando alla diocesi di Bukavu, dopo il martirio del suo predecessore, facendosi talmente uno con la sua gente da portare su di sé – nella “sua carne” – il dolore e l’angoscia, fino a vivere l’amara esperienza dell’esi­lio e fino a una morte pre­matura alla quale certamente non è estranea la grande sofferenza di que­sti anni.

E’ la “nota” del pastore che sa diventare profeta, denunciando con coraggio l’ingiustizia e chiamando per nome i responsabili – comprese le potenze de nostro Occidente sazio e prepotente – e annuncian­do – in un contesto di gran­de violenza, le esigenze del Vangelo della pace e della riconciliazione.

Sono note che noi dob­biamo ora accogliere e sa­per far risuonare nell’ordinarietà della nostra vita, nel rinnovato impe­gno a far sentire più alta la nostra voce di fronte ai potenti di questo mondo che opprimono e spadroneggiano, nel cercare insieme a tutti la giustizia e la pace, nell’intessere sempre più i legami di amore che scaturiscono dal nostro gemellaggio, tutto operan­do nell’attesa del regno che invochiamo insieme ai poveri della terra e in cui pensiamo gia mons. Kataliko e quanti hanno offerto se stessi per amore dei fratelli, nella speranza di es­servi un giorno anche noi e di poter gioire insieme nel­l’ora del compimento della vittoria di Cristo sulla morte e sul peccato.

Ci accompagni Maria, donna del grande soffrire, ma anzitutto dell’intrepi­da e tenace speranza, Sca­la del paradiso e regina dei santi».   

+ Salvatore Nicolosi, Vescovo Emerito di Noto