“Crisci ranni” urlavano i padri innalzando al cielo i figli, con l’augurio di crescere, non in fretta, ma bene, con impegno e con valore. Era un rito, questo, che ha rappresentato per l’intera città di Modica l’incontro tra varie generazioni e il consolidarsi di una tradizione decennale. Il grido di “Crisci ranni” risuonava insieme al rintocco delle campane che annunciavano la risurrezione, proprio in occasione della Pasqua, e coinvolgeva tutti i quartieri: da ogni angolo si udiva infatti il ripetersi di queste parole, adesso ormai dimenticate, o addirittura sconosciute. Rivivere, ricordare e rivalutare tale consuetudine è diventato però uno degli obiettivi del cantiere educativo che porta nello specifico il nome del rito e che fonda sul “Crisci ranni” – ed in particolare nel suo significato – il suo intero percorso. Ogni anno, nei giorni che seguono la Pasqua, si celebra infatti quest’importante avvenimento che mira a rappresentare un fondamentale attimo di connessione tra le varie associazioni e cooperative sociali operanti nel territorio, le famiglie e la città. È la giornata del rito a rappresentare, quindi, il nucleo di tutte le iniziative: da una parte gli adulti, gli anziani, la parte più sapiente della società, dall’altra i bambini, i ragazzi, coloro da educare a una ‘grande’ vita e da guidare verso un futuro di ‘grandezza’. A un tempo non gioviale dal punto di vista meteorologico, l’intero cantiere ha risposto con una giornata di festa e di attività. I vecchi giochi di un tempo, appresi in questi mesi dalle sapienti parole dei nonni e dei genitori, hanno reso raggiante e solare l’area attrezzata Padre Basile – sede appunto dell’iniziativa della Caritas – animata da tantissimi ragazzi, da volontari, dagli scout ma anche dalle famiglie e dagli anziani. Sono le ‘piccole’ cose ad aver permesso di pensare e riflettere alla complessa valenza del ritrovarsi tutti insieme attorno a un cerchio per condividere, conoscere, ascoltarsi e istruirsi, proprio come hanno fatto i più piccoli delle scuole insieme ai più grandi dei vari centri anziani della città. È dalla loro collaborazione, infatti, che sono nate alcune prelibatezze della tradizione culinaria modicana, preparate per l’occasione dalle due generazioni, e i giochi in legno, entrambi esposti poi nei locali del cantiere per tutta la giornata. Tantissimi disegni di diverse classi di Modica hanno inoltre dato vita a una vera e propria mostra che ha preso forma grazie all’impegno dei più piccoli per rimarcare comunque l’importanza di questi momenti e di questi luoghi, divenuti ormai sempre più rari. Tutto il materiale grafico raccolto è stato anche racchiuso in un piccolo libro offerto dall’Amministrazione comunale e donato poi, a fine giornata, a tutti i ragazzi che hanno partecipato. Il rito è comunque rimasto al centro dell’attenzione e della grande partecipazione cittadina: dopo la rievocazione di quello che avveniva nel giorno di Pasqua per le vie di Modica – la raffigurazione è stata inscenata dalla Compagnia del Piccolo Teatro – i bambini sono stati lanciati in alto al suono delle campane che, a ricordo di quegli anni, hanno sancito il peso di questo grido. “Crisci ranni” hanno urlato i genitori, gli educatori, gli animatori, “Crisci ranni” hanno gridato in gran coro tutti i bambini. “Crisci ranni” hanno sussurrato, con le lacrime agli occhi, gli anziani che, in quel preciso istante, hanno rievocato la memoria del rito di cui loro, ormai, sono i veri custodi.
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La qualità della relazione
«Quando una relazione è autentica si arriva a Dio. Ma anche: da come si pensa Dio, deriva come si pensa l’uomo». Potremmo dire che questo è stato il cuore dell’intervento che mons. Calogero Peri, Vescovo di Caltagirone, ha tenuto presso la Domus S. Petri di Modica nell’ambito dei tre giorni organizzati dal Cantiere educativo “Crisci ranni”, in collaborazione con gli uffici Catechesi, Giovani, Famiglia, Caritas della diocesi. Di fronte ad una sala gremita di giovani e adulti, mons. Peri ha affrontato il tema della “relazione e delle consegne educative”, rilevando come sia importante ripensare anzitutto l’impostazione che diamo alle relazioni: le possiamo infatti vivere come un “dato” – e allora ci mettiamo al livello delle cose – oppure come un “dono” – e allora riscopriamo ciò che al fondo ci costituisce, ci fa essere uomini. La relazione come dono – ha proseguito mons. Per – si illumina a partire dalla comunione trinitaria. Che ci dice come conti anzitutto la relazione fondamentale, la relazione verticale che regge tutte le altre ed è matrice della nostra stessa vita. Non esiste, dunque, al fondo della nostra vita la solitudine, perché anche laddove pensiamo di essere soli, siamo in compagnia, siamo stati fatti per la comunione. Non può sussistere neppure l’indifferenza, perché se entriamo in relazione, non possiamo restare neutrali. Occorre però per questo cambiare visuale, occorre non dare qualcosa e al limite nemmeno noi stessi (cosa più vera del dare qualcosa) ma lasciare anzitutto che l’altro sia. Che l’altro sia se stesso, senza che si senta da noi giudicato. Al tempo stesso, partire dalla relazione fa della nostra vita una risposta all’incontro con l’altro, al suo volto che mi interpella: ecco che la responsabilità diventa l’essenza della vita, non l’aggiunta di un aggettivo o di un avverbio, ma la struttura portante della vita. Entro queste strutture fondamentali si collocano le grandi consegne della vita. Che oggi sono rese difficili per il fatto che viviamo nella società dell’immagine, schiacciata sul presente. Non dobbiamo arrenderci, ma anche dobbiamo aver pazienza. Consapevoli soprattutto che tutto dipende anzitutto dalla qualità delle relazioni. Solo la qualità delle relazioni genera svolte educative. Quanto ai cristiani, il proprio che dobbiamo a tutti è il di più di un amore gratuito, di una amore che – come apprendiamo dell’eucaristia – sa trasformare anche il tradimento in dono. «Amare per il cristiano – ha sottolineato Mons. Peri – sta nel riuscire a per-donare dove gli altri non per-donano, e ad amare dove altri non amano». Si rafforzano gli orizzonti della misericordia che il nostro Vescovo, Mons. Antonio Staglianò, ci ha chiesto di mettere al centro di questi anni pastorali, come si riascolta una forte chiamata alla comunione tra le parrocchie e con tutti.
A breve sarà disponibile la relazione tenuta da Mons. Peri
“Cercate le cose di lassù”
Dalla Messa Crismale a quella in Cena Domini l’attesa è di poche ore. La sera del giovedì santo si celebra l’istituzione dell’Eucaristia e si apre il triduo Pasquale che avrà fine il giorno di Pasqua. Fare Pasqua vuol dire vivere tutta la Settimana Santa e il triduo in maniera particolare con i ritmi delle celebrazioni liturgiche che vengono proposte, per lasciarsi stupire dal contrasto tra il buio e la luce, tra la morte e la vita. È possibile così, vivendo i singoli tempi che conducono al trionfo del Cristo risorto, gustare l’irrompere dell’inatteso, dello straordinario. È questa la settimana Santa che il Vescovo ci invita a vivere, seguendo Gesù nelle sue vicende di Passione e Morte, con l’animo pieno di attesa, per celebrare con gioia piena la sua Pasqua e poter esclamare: “Egli è veramente risorto!”. È il giorno della nuova creazione, il giorno che Dio ha fatto per la vittoria sul peccato e sulla morte, e questo giorno Dio lo ha fatto per noi. L’annuncio che il Vescovo rivolge alla sua comunità è anche l’invito a credere che Cristo non ci ha lasciati da soli. A noi che pensiamo che tutto si chiuda quando si chiudono gli occhi, il Vescovo ricorda che Cristo ci ha aperto lo sguardo sull’eternità ed esorta a vivere da risorti: morti in Cristo e con lui sepolti risorgiamo dalla nostra miseria per vivere di gloria. Il segno che contraddistingue coloro che entrano in pienezza nella dimensione pasquale è la ricerca delle cose di lassù. “Cercare le cose di lassù è vivere da risorti. Ed è in realtà l’unico modo di vivere in pienezza la propria identità di uomini e di donne, la bellezza di essere figli nel Figlio. Cercare le cose di lassù è la continua sfida che la risurrezione del Signore Gesù ci propone, per uscire dagli schemi umani che relegano Dio ai margini dell’uomo e della società, e farlo ritornare al centro della nostra vita”. Ecco la Pasqua del cristiano, ecco la Pasqua che il nostro Vescovo augura alla sua amata Chiesa locale. Accogliamo dunque la forza prorompente della Vita di Cristo e con le parole del Vescovo lasciamoci coinvolgere nel dinamismo della resurrezione, perché in noi possa risplendere una vita nuova: “non si può più cercare la Vita nei sentieri di morte, perché non si può più cercare tra i morti colui che è l’Autore della Vita, il Vivente. Egli vive! Questo ci basta! Perché se egli vive nulla ci può mancare, nulla può fallire, nulla può vincere la forza della Vita nuova che Dio ci ha voluto elargire”.
Esprimere il volto della Chiesa nelle pieghe della storia
È iniziata con l’annuncio della prossima visita pastorale del Vescovo la Settimana Santa nella nostra diocesi. Sotto la guida vigilante ed esortante del nostro Pastore sarà una settimana segnata da forti momenti liturgici quali la S. Messa Crismale e tutto il triduo Pasquale. Proprio la Messa del Crisma è una celebrazione che vede tutta la comunità diocesana e tutto il clero radunati nello stesso luogo per il sacrificio eucaristico nel corso del quale si consacrano gli Olii e i presbiteri, riuniti attorno al loro Vescovo, rinnovano le promesse sacerdotali. “Nella Chiesa antica l’olio consacrato è stato considerato da sempre un segno della presenza dello Spirito Santo, che a partire da Cristo si comunica a noi, attraverso la mediazione dei segni sacramentali” ha ricordato il Vescovo all’inizio della sua Omelia. “Da questa liturgia, ogni presbitero ripartirà portando alla propria comunità gli oli di letizia che santificano, sostengono e confermano il cammino di quanti il Cristo (l’Unto) ha già reso e renderà “stirpe eletta, sacerdozio regale, nazione santa, popolo che Dio si è acquistato perché proclami le sue opere meravigliose” (2 Pt 2, 9)”.
Mons. Staglianò si è rivolto quindi alla Chiesa di Noto esortandola a contemplare attraverso l’ascolto della Parola la propria condizione di “popolo sacerdotale” che sosta con Gesù nella sinagoga di Nazaret per fissare su di lui il proprio sguardo (Lc 4,16-21) e riconoscere nell’incontro con i suoi occhi l’oggi della salvezza che si rende presente in ogni azione liturgica. “C’è un’urgenza”, continua il Vescovo, “che come Chiesa non può più essere disattesa… l’urgenza di adorare, cioè di entrare in quella dimensione del sacro, a tu per tu con il mistero, l’urgenza di avvertire e gustare nel nostro oggi ecclesiale la Sua presenza… l’urgenza di renderci presenti alla Sua presenza”. E ai presbiteri, con i quali ha avuto l’opportunità in tre anni di approfondire la “conoscenza nel Signore”, Mons. Staglianò rivolge parole di gratitudine per la loro preziosa collaborazione e li esorta a “servire con passione Cristo, affinché il Suo unico ed irrepetibile sacerdozio possa sempre vivere ed operare nella Chiesa intera e nella nostra porzione di Chiesa che è in Noto”. È lo Spirito che costituisce dispensatori di “parole di grazia. Siamo da Lui posseduti, l’unzione è un simbolo di questa stabile presa di possesso. Dall’unzione scaturisce la nostra missione: “mi ha mandato”, sì, ha mandato proprio noi per le vie del mondo a dissipare le tenebre dell’ignoranza e del dubbio”. La Messa Crismale si fa occasione anche per stimolare i fedeli a vivere la propria fede in maniera adulta e matura, nella consapevolezza della chiamata a vivere il sacerdozio comune che accomuna tutti, al sacerdozio di Cristo. Il mondo ha bisogno dei laici perché “esprimano il volto della Chiesa nelle pieghe della storia” e questo accadrà solo se “da una generica asserzione di fede si arriva ad una più profonda vita nello Spirito, se da una concezione cultuale-celebrativa del cristianesimo, si passa ad una vera e propria spiritualità del sacerdozio battesimale”. Infine il Vescovo ha ricordato l’impegno del pontefice nell’orizzonte dell’evangelizzazione per il quale è richiesto un “impegno di rinnovamento interiore” e ha ricordato le parole del Santo Padre Benedetto XVI nel “Motu proprio” dal titolo Porta fidei dello scorso 11 ottobre 2011: “La fede, infatti, cresce quando è vissuta come esperienza di un amore ricevuto e quando viene comunicata come esperienza di grazia e di gioia. Essa rende fecondi, perché allarga il cuore nella speranza e consente di offrire una testimonianza capace di generare: apre, infatti, il cuore e la mente di quanti ascoltano ad accogliere l’invito del Signore di aderire alla sua Parola per diventare suoi discepoli. I credenti, attesta sant’Agostino, “si fortificano credendo”»(n. 7)”.
Nel terzo anniversario dell’ingresso in Diocesi, mons. Staglianò annuncia la Visita Pastorale
L’eucaristia, sacramento di comunione e di carità, ha radunato ancora una volta la comunità diocesana attorno alla figura del Vescovo in occasione del terzo anniversario del suo insediamento nella nostra Chiesa locale. La celebrazione, avvenuta nella Basilica Cattedrale il 2 aprile, oltre a riconfermare la bontà di Dio nel concederci la guida e la cura di un Pastore che rende visibile la sua vicinanza, si è prestata all’ufficializzazione della prima visita pastorale che Mons. Staglianò avvierà il 19 ottobre prossimo nelle parrocchie della nostra diocesi. La lettura dell’apposito Decreto episcopale nel corso della funzione eucaristica, consegnato poi brevi mano a tutti i Vicari foranei della diocesi, oltre a rendere noto quanto stabilito dal Vescovo ha invitato le comunità a prepararsi adeguatamente all’evento attraverso gli organi di responsabilità pastorale. La visita pastorale, ha subito ricordato Mons. Staglianò nella sua omelia, si presenta come un’occasione in cui verificare, cioè fare la verità su come rendiamo presente Cristo nel mondo. È il momento in cui il Pastore itinerante che percorre le strade del nostro territorio diventa monito per la nostra vita da cristiani in quanto ci riporta alla carità vissuta, testimoniata, “celebrata” non solo dentro le nostre chiese ma soprattutto per le vie del mondo, ha continuato il Vescovo, affinché nessuno possa sentirsi solo. Al termine della celebrazione hanno rivolto al Vescovo il loro saluto augurale il Prefetto di Siracusa e il Sindaco di Noto. Entrambi hanno rimarcato l’impegno di Mons. Staglianò nel sociale, ravvisando in tale dedizione un segno di speranza in un momento di crisi non solo economica ma anche di valori. Ha concluso i saluti il Vicario Generale, Mons. Angelo Giurdanella ringraziando di cuore il Vescovo per la cura che profonde con premura evangelica a tutto il presbiterio e che rammenta quanto sia fondamentale cercare sempre Cristo in tutto ciò che si fa.
Quaresima di carità 2012
Ogni anno il giovedì santo vengono portati alla messa crismale le offerte della quaresima di carità, frutto del digiuno quaresimale ma anche della sensibilità di donne e gli uomini di buona volontà attenti a chi fa più fatica nella vita. La destinazione di quest’anno, come puntualizza il vicario generale in un circolare dedicata alle prossime collette, è duplice. In primo luogo parte delle offerte sarà destinata al sostegno di famiglie in difficoltà attraverso il microcredito diocesano. Si tratta di uno strumento che, intercettando situazioni di famiglie con disagio socio-economico ma con capacità di riorganizzare il proprio bilancio familiare, in presenza di un garante e per spese necessarie (sanità, scuola, abitazione), permette prestiti a tasso zero entro i 2500 euro da restituire entro due anni. Si aiutano così famiglie che diventano spesso povere in questo momento in cui la crisi colpisce anche le fasce medie. In secondo luogo parte delle offerte saranno destinate al Centro di comunità di Paganica, popolosa e storica frazione dell’Aquila, passata da 5.000 a 11.000 abitanti per le case prefabbricate dopo il grave terremoto del 6 aprile 2099 e quindi bisognosa di luoghi di aggregazione mancano a causa delle distruzioni operate dal sisma. Peraltro, a tre anni dal terremoto, si vuole testimoniare una solidarietà vera, che non dimentica i fratelli e che si alimenta nella visita reciproca e nella comune condivisione di esperienze, di tensioni ideali, del desiderio di costruire un Paese ed un mondo più giusti e fraterni.
Le offerte si possono far pervenire anche attraverso il conto corrente postale della Caritas Diocesana-Noto n° 10030963, specificando nella causale “quaresima di carità 2012”
Convegno su “relazione e consegne della vita”
Carissimi,
dal calendario diocesano rileviamo, nel tempo pasquale, l’importanza del Convegno educativo sul tema Giovani e vecchi insieme danzeranno: la relazione e le consegne della vita, che si terrà alla Domus S. Petri di Modica la sera di venerdì 13 aprile alle ore 19,30.
Sarà relatore S. E. Mons. Calogero Peri, Vescovo di Caltagirone e studioso dei temi educativi, in particolare del tema della relazione. L’iniziativa è rivolta ai giovani, alle famiglie, ai catechisti, ai docenti, specialmente agli insegnanti di religione, agli animatori Caritas, alle associazioni ecclesiali: sarà importante darne comunicazione attraverso i responsabili vicariali e parrocchiali, ma sarà anche utile comunicare anticipatamente la data del convegno e ricordarlo a tutti i fedeli durante le messe della domenica di Pasqua.
In tempi difficili, non solo per la crisi economica, ma anche per la trasmissione del Vangelo e del vero senso della vita, questa opportunità potrà arricchire la nostra riflessione e i nostri cammini quotidiani di cura della crescita di tutti ma, in modo particolare, delle nuove generazioni.
L’indomani, sabato 14 aprile, alle ore 16,30 nell’area attrezzata Padre Basile alla Fontana di Modica, si riprenderà il rito pasquale “Crisci ranni”: vuole essere un modo per trasmettere al territorio, in un dialogo aperto con tutti, la valenza educativa della Pasqua in un tempo in cui sempre più viene meno, per le famiglie e per i giovani, l’interiorizzazione dei linguaggi cristiani. Sarà importante per questo momento più vicariale il coinvolgimento delle parrocchie di Modica.
Crisci ranni 2012. Definito il programma
E’ stato definito il programma dei tre giorni che saranno dedicati al rito “Crisci ranni” con cui si vuole rilevare la valenza educativa della Pasqua. Il primo appuntamento sarà il convegno sulla relazione e le consegne della vita che si terrà venerdì 13 aprile alle ore 19,30 alla Domus S. Petri con un relatore d’eccezione: Mons. Calogero Peri, vescovo di Caltagirone, studioso di temi educativi che ha collaborato anche con il grande filosofo Levinas, il filosofo che mette al centro del suo pensiero volto e relazione. Quindi, sabato 14 aprile alle ore 16,30 nell’area attrezzata Padre Basile vi sarà la grande festa educativa attorno al rito “Crisci ranni”?, rivivendo giochi, ammirando disegni e ricerche, incontrandosi tra musica e racconti. A tutti i presenti verrà donato dall’Amministrazione Comunale, nel contesto del progetto “Benvenuto cittadino”?, il quaderno “Crisci ranni”? che riporta il racconto del rito, le filastrocche e alcuni dei cinquecento disegni prodotti l’anno scorso. Domenica 15 aprile alle 20,30, partendo dalla chiesa di Santa Maria, vi sarà il viaggio sentimentale “Le mille e una città”? curato dalla Compagnia del Piccolo Teatro. Si tratta nell’insieme di un’occasione di identità della città e di una particolare attenzione alle nuove generazioni.
La Cattedrale ora Basilica segno visibile della regalità di Cristo
Il 19 marzo 2012, terzo anniversario della consacrazione episcopale di Sua Ecc. Mons. Antonio Staglianò, sarà ricordato come un giorno memorabile per la diocesi di Noto. In un contesto di lode e ringraziamento, quale quello della solenne Eucaristia celebrata per l’occasione, è stata ufficialmente proclamata l’elevazione a Basilica Minore della Cattedrale di San Nicolò, titolo benevolmente conferitole dal Santo Padre Benedetto XVI attraverso uno speciale indulto, su istanza del Vescovo della diocesi di Noto.
Una celebrazione composta e partecipata, animata con maestria dal Coro “L. Perosi” della Basilica, presieduta da Sua Eccellenza Mons. Staglianò, concelebrata dai Vescovi emeriti, Mons. Nicolosi e Mons. Malandrino e dal clero, alla presenza di religiosi e religiose, dei seminaristi, dei sindaci dei diversi vicariati della diocesi, delle autorità civili e militari, di alcune personalità politiche e di tutta la comunità diocesana. L’occasione di gioia, non solo per la comunità ecclesiale, collocata all’interno di un tempo liturgico di particolare importanza, la Quaresima, è stata celebrata nel giorno della memoria di San Giuseppe, “l’uomo giusto che si è adoperato affinché il Regno di Dio accadesse sulla faccia della terra ed entrasse direttamente in contatto con noi”, come viene sapientemente definito da sua Eccellenza nel corso dell’omelia. Particolarmente densa di stimoli alla conversione, l’omelia del Vescovo esorta all’accoglienza del Regno di Dio, la “basileia tou Theou” (in greco), quella realtà mistica e storica allo stesso tempo che Dio instaura intervenendo nelle vicende concrete degli uomini come “re e Signore”. La Basilica si pone così come un segno visibile della regalità di Dio in un momento storico in cui la nostra fede è messa a dura prova per le tante “ombre di crisi” e i pochi barlumi di luce, come osserva il Vescovo. E proprio questa occasione diventa significativa e propizia per esortare a cercare il regno di Dio e la sua giustizia, decidendoci a favore di Cristo senza mezze misure: “In Gesù il regno di Dio è presente, corporalmente con la sua persona”, prosegue Mons. Staglianò. “La predicazione di Gesù lo annuncia con certezza, come pienezza di tempo, kairòs provvidenziale, Dio all’opera che urge pentimento, conversione, fede”. Decidersi per il Regno di Dio è “testimoniare la nostra appartenenza a Cristo”, continua il Vescovo. E la Quaresima si presta come occasione particolarmente favorevole per “capire realmente ciò che è accaduto, perché capendo ciò che è accaduto, ciascuno lo voglia, lo ami, lo assuma, lo assimili a sé e lo voglia nella concretezza della propria libertà”. Allora ci interesseremo affinché la nostra vita cristiana non sopravviva ma viva realmente e Cristo ne sia il Signore: “È una militanza, è una lotta insieme a Cristo contro il male, perché la sua basileia vinca anche oggi sul nostro peccato e sulle nostre afflizioni”. Il conferimento del titolo di Basilica Minore alla Chiesa Cattedrale di Noto è anche segno di comunione tra il Vescovo diocesano con il Santo Padre: le chiavi decussate, simbolo della custodia della Chiesa e della cristianità, conferita da Cristo a Pietro, esprimono proprio questo legame. Realizzate in marmo da don Giampiero Arabia, verranno apposte sulla facciata della Cattedrale insieme agli scudi del Santo Padre e del Vescovo. Viene così sancito ulteriormente l’impegno della comunione tra la Chiesa locale e la Santa Sede come servizio al Regno di Dio. Non a caso l’ufficializzazione dell’elevazione coincide con il terzo anniversario dell’ordinazione episcopale di Mons. Staglianò, avvenuta nel 2009 a Crotone. In proposito il Vescovo ha ricordato nell’omelia: “questo Regno di Dio passa ordinariamente soprattutto attraverso la vita della Chiesa locale, la quale esprime tutta la Chiesa universale in un luogo, nella comunione effettiva e affettiva del Vescovo diocesano con il Santo Padre, successore dell’apostolo Pietro, cui Gesù consegnò le chiavi del Regno dei cieli”. L’elevazione della nostra Cattedrale a Basilica richiama alla responsabilità di rendere sempre più visibile l’impegno della nuova evangelizzazione che il Papa indica come orizzonte verso il quale orientare ogni iniziativa ecclesiale del nuovo millennio. Un impegno teso a manifestare concretamente l’avvento del Regno di Dio attraverso atteggiamenti che rendono visibile l’amore cristiano. Già il messaggio del Vescovo per la Quaresima anticipa tale prospettiva: in seguito all’elevazione della Cattedrale a Basilica esso invita esplicitamente ad esprimere il legame con il Papa nel segno della carità, e di questa carità varie sono le forme concrete e creative che la comunità ecclesiale può mettere in atto. È noto a tutti l’impegno del nostro Vescovo in questa direzione: l’apertura a Noto della mensa cittadina per i poveri e la firma del Protocollo di intesa contro la crisi con i sindaci dei nostri comuni si pongono come espressione del suo servizio pastorale che non può esimersi dall’intervento nel sociale quale manifestazione di comunione ecclesiale attraverso l’esercizio del ministero episcopale. Così il Vescovo esorta nell’omelia a curare “l’interiorità comunionale, operosa nella carità e nella solidarietà sociale, secondo gli ammonimenti propizi del tempo di Quaresima”. Il convenire di tutti i partecipanti alla concelebrazione Eucaristica riporta alla centralità della Basilica Cattedrale nella vita della diocesi. Il titolo di Basilica Minore viene conferito ad una Cattedrale o ad altra chiesa di particolare importanza liturgica e pastorale, come afferma il decreto della Santa Congregazione, “Domus ecclesiae”. Sin dall’inizio del suo ministero episcopale, Mons. Staglianò ha sostenuto l’importanza della cattedra del Vescovo, indicando appunto la Cattedrale come centro propulsore per la vita della diocesi. L’occasione della elevazione si pone quindi come ulteriore sigillo della concretizzazione del servizio della nostra Basilica alla basileia di Gesù. Un servizio non solo esteriore ma soprattutto interiore, in cui ogni fedele è coinvolto in maniera unica e preziosa in forza del sacramento del Battesimo. Come “pietre vive”, sulle note del Te Deum intonato ancora magistralmente dal coro, i convenuti alla celebrazione sono stati infatti aspersi dal Vescovo con acqua benedetta, così come le mura della Basilica. È il popolo di Dio questo tempio santo, purificato e consacrato dal lavacro rigenerante del Battesimo da cui promana l’impegno per la nuova evangelizzazione e per la carità al servizio del Regno di Dio. Con trasporto e gioia, al termine della celebrazione si sono susseguiti gli auguri per il nostro Vescovo da parte delle autorità civili e del Vicario Generale. La prima manifestazione di vicinanza a Mons. Staglianò è giunta dal Sindaco di Isola di Capo Rizzuto, dott.ssa Caterina Girasole. “Per la nostra comunità”, ha dichiarato la prima cittadina, “la sua figura costituisce ancora un punto di riferimento e una guida autorevole”. Agli auguri della città natale sono seguiti quelli della città che da tre anni vive la sua presenza come Pastore e rappresentante della Chiesa. Il Sindaco di Noto, dott. Corrado Bonfanti, ha manifestato l’affetto della comunità locale anche a nome dei rappresentanti degli altri comuni e ha espresso sentimenti di gratitudine al Santo Padre per l’occasione di grazia che “ancora una volta ha privilegiato la Città di Noto e tutta la diocesi. L’elevazione a Basilica della nostra Cattedrale costituisce, da oggi, un plus-valore per la nostra città”, ha osservato il Sindaco, “ed è motivo di gioia per tutti coloro che hanno a cuore il bene comune e si rallegrano per i passi compiuti insieme dalla comunità religiosa e da quella laica”. Il Sindaco, come segno di partecipazione, ha per l’occasione apposto una lapide a futura memoria. Per ultimo, il Vicario Generale, Mons. Angelo Giurdanella, si è fatto portavoce del clero e di tutta la comunità ecclesiale nel rivolgere parole di affetto e di stima nei confronti del nostro Pastore: “Ella è per noi segno dell’alleanza di Dio con il suo popolo e pertanto della certezza che egli ci guida verso quella verità che è conoscenza del mistero trinitario”. E ha concluso ricordando i nostri due Vescovi emeriti ai quali è associata la figura di S. Giuseppe non solo per il nome di battesimo di Mons. Malandrino, ma anche perché con Mons. Nicolosi rappresentano un segno visibile del perpetuarsi della “traditio ecclesiae” e sono, in quanto tali, nostri “padri nella fede”.
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XX appuntamento del caffè letterario Quasimodo
Poesia e teologia: dentro questa area tematica ruoterà il XX sabato letterario che si terrà il prossimo 24 marzo, alle 17.30, nell’Auditorium del Palazzo della Cultura nell’ambito della stagione culturale 2011-2012 del Caffè Letterario Quasimodo di Modica.
Il programma della serata è articolo in un primo momento che vedrà, anzitutto, un omaggio alla figura poetica del grande papa Giovanni Paolo II. Il tema dell’incontro sarà poi sviluppato all’interno di una conversazione poetica che il Presidente del Caffè Quasimodo, Domenico Pisana, terrà con il poeta Antonio Staglianò, vescovo di Noto, e con il poeta ragusano Giovanni Occhipinti.
“Ciò che accomuna Wojtyla, Staglianò e Occhipinti – afferma Domenico Pisana – è la presenza nei loro versi di un costante rapporto tra “fede e spiritualità” , “filosofia e teologia”, “arte e mistica”, nonché l’insistenza su alcuni concetti chiave: la persona, la sofferenza, la morte e l’amore. E così mentre il poeta Wojtyla riflette sulla realtà del dolore, usando l’originale metafora dell’innesto e applicando questa metafora alle proprie molteplici sofferenze, Antonio Staglianò sente la poesia come ‘il momento più necessario dell’anima’, grazie al quale egli attinge alle fonti della verità e del bene e dà voce al mistero di Dio, mentre Giovanni Occhipinti, ‘trafelato viandante’, interroga il Mistero, l’Oltrefisico, l’Invisibile con una tessitura di versi che è tutta giuocata sul contrasto tra finito e Infinito, mutevole ed Eterno, limitato e Illimitato, e che è sostenuta da un ritmo lirico che scandisce il quadro di una relazione umano-divino fortemente segnata dal bisogno di entrare nella condizione edenica sfigurata dalla morte”.
Sotto le note musicali del M° Gianluca Abbate, al pianoforte, e di Gabriele Bellomia al flauto, Giorgio Sparacino, Natalina Lotta, Ornella Cappello della Compagnia teatrale “Utopia” di Ragusa e Alessandra Pitino della Compagnia teatrale “Hobby actor’s” terranno un recital di versi che toccherà le principali tematiche dei tre autori.
Una serata poetica, dunque, che darà l’occasione per riflettere sui grandi temi che intrecciano poesia e spiritualità.
Il programma della serata è articolo in un primo momento che vedrà, anzitutto, un omaggio alla figura poetica del grande papa Giovanni Paolo II. Il tema dell’incontro sarà poi sviluppato all’interno di una conversazione poetica che il Presidente del Caffè Quasimodo, Domenico Pisana, terrà con il poeta Antonio Staglianò, vescovo di Noto, e con il poeta ragusano Giovanni Occhipinti.
“Ciò che accomuna Wojtyla, Staglianò e Occhipinti – afferma Domenico Pisana – è la presenza nei loro versi di un costante rapporto tra “fede e spiritualità” , “filosofia e teologia”, “arte e mistica”, nonché l’insistenza su alcuni concetti chiave: la persona, la sofferenza, la morte e l’amore. E così mentre il poeta Wojtyla riflette sulla realtà del dolore, usando l’originale metafora dell’innesto e applicando questa metafora alle proprie molteplici sofferenze, Antonio Staglianò sente la poesia come ‘il momento più necessario dell’anima’, grazie al quale egli attinge alle fonti della verità e del bene e dà voce al mistero di Dio, mentre Giovanni Occhipinti, ‘trafelato viandante’, interroga il Mistero, l’Oltrefisico, l’Invisibile con una tessitura di versi che è tutta giuocata sul contrasto tra finito e Infinito, mutevole ed Eterno, limitato e Illimitato, e che è sostenuta da un ritmo lirico che scandisce il quadro di una relazione umano-divino fortemente segnata dal bisogno di entrare nella condizione edenica sfigurata dalla morte”.
Sotto le note musicali del M° Gianluca Abbate, al pianoforte, e di Gabriele Bellomia al flauto, Giorgio Sparacino, Natalina Lotta, Ornella Cappello della Compagnia teatrale “Utopia” di Ragusa e Alessandra Pitino della Compagnia teatrale “Hobby actor’s” terranno un recital di versi che toccherà le principali tematiche dei tre autori.
Una serata poetica, dunque, che darà l’occasione per riflettere sui grandi temi che intrecciano poesia e spiritualità.