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A Modica il Giubileo dei Giornalisti “Comunicare per condividere, ascoltare e accogliere al tempo di Francesco”

“Anche il giornalismo è un problema di cuore. Come sta il tuo cuore? Dal cuore che hai, si vede quello che scrivi. C’è bisogno di purificazione. Senza purificazione del cuore la realtà non si vede e non si può raccontare. Le cose raccontate sono state prima generate dentro e perciò possono essere comunicate” . Con queste parole il nostro Vescovo, Mons. Antonio Staglianò ha concluso l’interessante Convegno che si è tenuto sabato scorso 7 maggio, a Modica, presso la Casa don Puglisi. E’ stata una duplice occasione: la celebrazione del Giubileo regionale dei giornalisti in occasione della cinquantesima Giornata mondiale delle Comunicazioni e il Corso di formazione continua per giornalisti “Comunicare per condividere, ascoltare e accogliere al tempo di Francesco”. La formazione professionale continua dei giornalisti, diventa così una opportunità di crescita, di interscambio culturale e di incontri interessanti, sia dal punto di vista professionale che sul piano umano.

 
Uno di questi incontri, come si diceva, si è svolto oggi a Modica, organizzato dall’UCSI Sicilia (Unione Cattolica Stampa Italiana), dall’Ufficio regionale per la Cultura e le Comunicazioni Sociali della Conferenza Episcopale Siciliana, in collaborazione con gli Uffici delle Comunicazioni Sociali delle diocesi di Noto, Ragusa e dell’arcidiocesi di Siracusa, con la Federazione Nazionale Stampa Italiana, delegazione della Sicilia, l’Ordine dei giornalisti di Sicilia, il Consiglio nazionale dell’Ordine dei Giornalisti e la Federazione Italiana Stampa Cattolica.
Il tema della giornata, “Comunicare per condividere, ascoltare e accogliere al tempo di Francesco” è stato sviluppato da Mons. Antonio Staglianò, Vescovo di Noto, delegato regionale della CESi per le Comunicazioni Sociali e la Cultura, da Mons. Maurizio Aliotta, Preside dello Studio Teologico “San Paolo” di Catania, e dal prof. Maurilio Assenza, presidente della Fondazione Comunità “Val di Noto”, direttore della Caritas Diocesana di Noto e responsabile della Casa don Puglisi.
I relatori sono stati preceduti dai saluti di Domenico Interdonato, presidente dell’Ucsi Sicilia, Riccardo Arena, presidente dell’Ordine dei Giornalisti di Sicilia, Santo Gallo componente del Consiglio nazionale dell’Ordine dei Giornalisti e Ignazio Abbate, sindaco di Modica.
La relazione di monsignor Aliotta, ammantata di umili e semplici riflessioni e descrizioni di come misericordia ed umiltà non possano e non debbano fare a meno l’una dell’altra, ha, di fatto, veicolato la testimonianza vera e vissuta di chi non ha bisogno di gridare al mondo come vivere ed in che modo, perché è ciò che comunica quotidianamente.
Il prof. Maurilio Assenza, ha, come sempre, incantato la platea perché egli non relaziona, non descrive, non parla, ma semplicemente testimonia, trasmette, scava una breccia nel cuore di chi ascolta. “La sua comunicazione è sempre meno teorica e più esperienziale, è Epifania di vissuti reali”, ha detto mons. Staglianò di Maurilio Assenza.
Agli interventi dei due relatori è seguita la Celebrazione Eucaristica presieduta dal vescovo Staglianò che, durante l’omelia, ha trattato il tema della comunicazione sul quale ha investito molto per arrivare al cuore dei giovani che altrimenti si perderebbero nei meandri delle cose facili, degli ipermercati. Il Vescovo di Noto ha detto che la comunicazione con i giovani va reinventata usando anche le canzoni di Sanremo. L’importante è comunicare la Verità e il messaggio con qualunque mezzo, non una comunicazione falsante, perché il Vescovo di Noto non è un cantante ma un predicatore che sperimenta un nuovo modo di comunicare e permettere ai ragazzi di mettersi in ascolto.
Monsignor Staglianò di recente ha visitato un luogo dove c’è molta disabilità ed è stato accolto da uno striscione su cui era scritto : ”credo negli esseri umani che hanno il coraggio di ESSERE UMANI. L’Amore ha vinto, vince e vincerà”.
L’amore, ha ribadito il Vescovo, diventa evento nella comunicazione, nell’amore per l’altro. Quello dei giornalisti è un Giubileo per la restituzione della verità, dell’etica della comunicazione, presupposto della verità. E non si tratta di elaborare una teoria della verità; cattolici o no, i giornalisti hanno bisogno di una conversione interiore. Come sta il tuo cuore? Dove lo hai messo? . Utilizzando una frase popolare – “ Ku yelan avotoné?” ( come sta il tuo cuore” appresa nel recente viaggio-pellegrinaggio effettuato in Messico) Mons. Staglianò ha detto che l’ intelligenza e la scrittura giornalistica riflette come hai il cuore. Anche i non credenti, quelli seri e non negligenti, sanno che la loro vita è un cammino di purificazione.
La purificazione del cuore – ha affermato il Vescovo- genera occhi limpidi e quindi vedi la realtà. Come fai a vedere la realtà se non hai gli occhi limpidi e quindi un cuore puro? E come fai a comunicare, anche solo leggendo, se non hai interiorizzato quello che leggi?
Le parole – ha concluso Mons. Staglianò – sono state prima generate nell’interiorità. Quando scrivi un articolo, scrivi quello che hai deciso nella tua coscienza. I fatti spariscono non appena accadono. Tu sei dentro il racconto del fatto e così come lo scrivi e con la punteggiatura che usi, dai ad esso il significato. L’interpretazione che tu giornalista doni agli altri nella comunicazione. La parola è elemento della comunicazione, ma comunicare vivendo. La Misericordia arriva quando, passando dalla Porta Santa cambierete, perdonerete ai vostri fratelli. Il giornalista racconta i fatti con la sua inevitabile interpretazione. Generare prossimità oppure dominio e lacerazione.
 

Modica 7 Maggio 2016. Giubileo Regionale dei Giornalisti

In occasione dell’Anno Santo della Misericordia, voluto da Papa Francesco e della cinquantesima Giornata mondiale delle Comunicazioni sociali si celebrerà, sabato 7 maggio 2016, nella casa don Pino Puglisi a Modica, in provincia di Ragusa, il Giubileo Regionale dei Giornalisti. L’evento celebrativo, inserito nella settimana delle Comunicazioni sociali e alla vigila della Giornata mondiale delle Comunicazioni sociali, è promosso dall’Ufficio regionale per la Cultura e le Comunicazioni sociali della Conferenza episcopale siciliana, in collaborazione con gli uffici delle comunicazioni sociali delle diocesi di Noto, Ragusa e dell’Arcidiocesi di Siracusa con la Federazione Nazionale della Stampa Italiana delegazione della Sicilia, dell’Ucsi, Unione cattolica della Stampa Italiana, sezione Sicilia, dell’Ordine dei Giornalisti di Sicilia e del Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti. 
La giornata inizierà alle ore 9,15 , nella sala di “Casa Puglisi” a Modica, con il corso di formazione continua dei giornalisti sul tema: “Comunicare per condividere, ascoltare e accogliere al tempo di Francesco”. Il corso, con il riconoscimento dei crediti formativi, verrà aperto con i saluti di don Giuseppe Rabita, Direttore Ufficio Cultura e Comunicazioni Sociali C.E.Si., Giuseppe Vecchio, Delegato Regionale Fisc, Federazione Italiana settimanali cattolici, Domenico Interdonato, Presidente Ucsi Sicilia, Riccardo Arena, Presidente Ordine dei Giornalisti di Sicilia e Santino Franchina, vice presidente del Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti. La relazione è affidata al prof. mons. Maurizio Aliotta, preside dell’Istituto “San Paolo” di Catania e al prof. Maurilio Assenza, presidente Fondazione comunità “Val di Noto”. Concluderà S.E. Rev.ma Mons. Antonio Staglianò, vescovo di Noto e delegato regionale della C.E.Si per le Comunicazioni sociali e la Cultura. Alle ore 12.00, dopo il passaggio dalla Porta Santa della Casa di accoglienza “Don Puglisi”, seguirà la Santa Messa presieduta da Mons. Antonio Staglianò e concelebrata da don Giuseppe Rabita, direttore Ufficio Cultura e Comunicazioni Sociali C.E.Si., don Paolo Buttiglieri, Consulente Ecclesiastico dell’Ucsi Sicilia, da don Giuseppe Lombardo, consulente ecclesiastico dell’Ucsi di Siracusa e assieme anche ai presbiteri e diaconi della Regione.

I giovani di Noto in festa con il Vescovo, “Cantando la buona novella”

La Diocesi di Noto, fedele all’impulso evangelizzatore di una “Chiesa in uscita”, tanto desiderata da Papa Francesco, ha vissuto sabato scorso, 30 aprile, una delle più significative manifestazioni della sua vita pastorale. L’occasione è stata data dal Giubileo diocesano dei giovani, in preparazione alla prossima Giornata Mondiale della Gioventù, che si terrà a Cracovia, dal 25 al 31 luglio 2016.

 
Il nostro Vescovo, Mons. Antonio Staglianò, di fronte ad un popolo numeroso e festante di giovani, ha tenuto un’appassionata catechesi sul tema della misericordia, utilizzando un linguaggio immediatamente comprensibile, non solo ai tanti giovani intervenuti, ma anche ai numerosi fedeli che si sono stretti attorno al loro Pastore per questo evento di fede e squisitamente ecclesiale.
La serata, sapientemente organizzata dall’Ufficio di Pastorale Giovanile della Diocesi, si è aperta con il passaggio della Porta Santa della Basilica Cattedrale di Noto. Attraversata la Porta Santa, ai piedi dell’altare è stato proclamato il Vangelo e subito dopo tutti i giovani presenti hanno rinnovato la professione di fede.
La serata, ha avuto poi continuazione all’esterno della Cattedrale, sulla maestosa gradinata del Duomo netino, dove il Vescovo ha interagito con i presenti, attingendo ai testi di alcune canzoni della musica pop italiana e straniera, conosciute e amate dai giovani, per affrontare temi della fede ed esistenziali, con lo scopo di offrire una lettura profonda del vissuto del mondo giovanile.
Così in “Credo negli esseri umani” di Marco Mengoni, “la scommessa sulla quale puntare – ha rimarcato Mons. Staglianò – rimane sempre la nostra umanità, che oggi più che mai va recuperata, per restituire verità e bellezza all’amore, poiché l’uomo è fatto per amare, non per rinchiudersi nell’egoismo e nel consumismo della società dell’ipermercato”. Questo richiede il coraggio di una svolta radicale, di una conversione profonda della vita, di un rinnovamento della fede cristiana: in “Amen” di Francesco Gabbani” il Vescovo ha così colto la critica aspra ad un cristianesimo “anestetizzato”, edulcorato, “cala il vento, nessun dissenso, di nuovo tutto tace!”; in fondo, alla fine basta un “Amen” ad acquietare il prurito della coscienza!
“Elaboriamo il lutto con un Amen” canta Gabbani e Mons. Staglianò gli fa eco, accusando come questa parola, fondamentale nella vita cristiana, sia diventata così accomodante, un modo come un altro di liquidare le questioni più importanti della nostra esistenza, quasi una “formula magica” che in realtà elude le grandi domande dell’uomo.
“La via è un’altra – ha ancora evidenziato il Vescovo in “Rhymes and reasons” di John Denver – la via di un’umanità bella e buona – quella offertaci da Gesù di Nazareth – che ritrovi la ‘sapienza dei piccoli’, infatti “se non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli”. Cantando poi“Gesù” di Renato Zero, Mons. Staglianò insieme con i giovani ha rivolto a Dio la sua preghiera: “Aiutaci fratello. Un’altra volta puoi. Che ormai questo fardello è insopportabile”. Quale fardello? Quello di un’umanità che si è smarrita “Tempi bui un po’ per tutti noi…”, mentre avanza il deserto e anche il creato, dono immenso del Creatore, diventa una discarica.
Infine il Vescovo ha concluso con un rap: “If I sing a song, you don’t get me wrong, you don’t get me wrong, If I sing a song” (Se ti canto una canzone, non fraintendermi). Con un testo molto dinamico e accattivante: “Cerca la bellezza là dove si trova, nello splendore del tuo cuore, là soltanto dimora. Forse dorme assopita in te… per un momento! Svegliala! wake up! Butta fuori ciò che hai dentro! Amore, dono, amicizia, fraternità! Ecco la bellezza che ci salverà! chiamala misericordia, ma il suo nome proprio è… carità!”.
Quanto è stato comunicato dal Vescovo di Noto, con musica e parole, è stato poi accompagnato dalla preziosa testimonianza di un sacerdote, don Armando Zappolini, amico di Mons. Staglianò, che ha conosciuto di presenza Madre Teresa di Calcutta. Un altro momento forte in cui è emerso come a fondamento dell’amore di questa piccola grande donna per i poveri, ci fosse l’amore per Gesù.
La misericordia non è una chiacchiera, l’amore non è un sentimento, un’idea vaga, una teoria astratta. Il messaggio che Mons. Staglianò ha voluto lasciare ai giovani della Chiesa di Noto è quello di un amore “corposo”, concreto, quello che impegna il dono della vita e che splende nella bellezza della creatura fatta ad immagine e somiglianza di Dio. Il cuore del Giubileo dei giovani è stato questo: un cammino si apre: Wake up! Tutti desti e pronti per dare “fuoco” alla missione, per infiammare il mondo e farlo più bello.

MESSAGGIO DEL VESCOVO ANTONIO AI GIOVANI

Carissimi,

prescindendo dall’operazione “ideologica” che in Sanremo ha avuto luogo, per esempio, quando gli artisti invitati hanno cantato con in mano un nastro “arcobaleno” mentre in parlamento si discuteva sulle unioni civili (interpretate come “nozze gay”), si deve ammettere che questo appuntamento canoro diventa sempre più importante come “un tempo e uno spazio” di comunicazione plurale di visioni del mondo e della vita. I temi trattati sono tanti e tutti, ovviamente, “umani”: il fallimento, la delusione, la chiusura, il disagio sociale e la depressione dell’economia, l’odio da respingere, il tempo che scorre nel vuoto della superficialità, la donna, la relazione tra gli uomini e, soprattutto, l’amore. C’è una comune concordanza nella critica alla società dell’ipermercato e la sua mentalità consumistica e materialistica. Penso alla Borsa di una donna di Noemi e a quei “milioni di scontrini, inutile anestetico del suo dolore” e alla “folla in coda negli store dell’inutilità” in Amen di Francesco Gabbani. Tanti saluti da Città del Messico, dove mi trovo in pellegrinaggio con 9 sacerdoti e 23 fedeli laici, +don Tonino

L’anima poetica di Mons. Antonio Staglianò

“Viviamo più poeticamente la nostra esistenza; respiriamo più umanamente i nostri rapporti”. Con queste parole il nostro Vescovo, Mons. Antonio Staglianò, ha concluso il suo intervento a chiusura del Convegno “L’anima poetica di Mons. Antonio Staglianò” organizzato dalla “Biblioteca Alagoniana” che si è svolto a Siracusa sabato 16 aprile 2016. Teologia, poesia e canto sono stati i contenuti di una serata gradevolissima che ha richiamato presso il Centro Convegni – Salone “ San Giovanni Paolo II” del Santuario Madonna delle lacrime un vasto e competente pubblico. Ed è stata proprio la declamazione di talune poesie di Staglianò, lette da Cristina Mirto, ad aprire la serata dopo un breve saluto del Rettore del Santuario, Mons. Aliotta. Il Convegno dedicato al “poeta-teologo” Antonio Staglianò è iniziato con l’introduzione di Mons. Giuseppe Greco, direttore della Biblioteca Alagoniana e promotore dell’iniziativa culturale, che ha sviluppato sapientemente il tema “ Quando la teologia si trasfigura in poesia”. Per Mons. Greco, infatti, “ la poesia di Mons. Staglianò è << Veritatis splendor>>. Splendore della Verità della Rivelazione di Dio. La rivelazione di Dio è la somma Verità, è la verità assoluta. E questa poesia si nutre della Parola di Dio: la Parola di Dio incarnata nella storia”. La poesia vive tra intuizione e ispirazione, ha proseguito Mons. Greco, perché “ l’ispirazione è necessaria per la poesia ; ancor di più è necessaria per la poesia religiosa”, che, ha affermato, “ proviene dal soffio dello Spirito, che soffia dove vuole”. La poesia di Mons. Staglianò, ha proseguito, “ è una immersione nel Mistero. Nel Mistero di Dio, che è un Mistero di Amore, sorgente e foce del mistero dell’uomo”. In questo contesto, ha affermato, “scopriamo la relazione profonda che esiste tra poesia e preghiera”. Anche perché, ha concluso, “ molte poesie di Mons. Staglianò sono preghiere: preghiere di invocazione, preghiere di ricerca, preghiere di dolore e di speranza”. Con la relazione del Prof. Don Massimo Naro, docente di Teologia presso la facoltà Teologica di Sicilia (Palermo), il convegno è entrato nel vivo, grazie alla bravura del relatore che ha dimostrato di essere un valido critico e un profondo conoscitore della produzione poetica di Mons. Staglianò. Anche perché, ha affermato , “ di mons. Tonino Staglianò conoscevo già la buona vena poetica e la suggestiva produzione lirica, perché egli puntualmente ‒negli anni scorsi ‒ mi ha fatto dono delle sue raccolte di versi (anni fa, quando iniziai a insegnare teologia trinitaria, mi fece pervenire ‒ a mo’ di amichevole augurio di buona riuscita ‒ una sua poesia sulla Trinità, che io ancora leggo, ogni anno, ai miei studenti, a conclusione del mio corso). Lo sapeva, dunque, già poeta,” ma soltanto ora – ha affermato-, assecondando l’invito di mons. Greco, mettendomi davanti tutti i volumi in versi di mons. Staglianò, mi rendo conto che la sua vena poetica è feconda oltre che buona, e che la sua produzione lirica è abbondante oltre che suggestiva” Nella produzione di Staglianò, ha affermato, c’è addirittura, “ materiale sufficiente per una tesi di laurea”. Una produzione che Naro, sinteticamente descrive: “ Ben sette volumi di Sporadi poetiche, come lui stesso le chiama, e almeno altri quattro volumi di componimenti poetici occasionati dai suoi viaggi in Terra Santa, o fioriti come espressione del suo ministero episcopale nella diocesi di Noto, o dovuti all’evento improvviso e doloroso della scomparsa di suo fratello Pino” Anche perché, ha proseguito, “ l’autentica teologia non può non esprimersi, a un certo punto del suo percorso di maturazione, anche in buona poesia”. La teologia non è poesia, ha precisato, “ la poesia però attrae la teologia ricordandole l’incatturabilità ultima dell’Evento d’amore da cui essa proviene e sorge». E volendo chiarire “come si può intendere il rapporto fra teologia e poesia”, il Prof. Naro ha affermato che “ è già nella Bibbia che la teologia si esprime in forma narrativa e orante, dunque in qualche misura poetica, più che argomentando dimostrazioni. Si pensi al secondo versetto del salmo 62: «O Dio, tu sei il mio Dio»; è, questa preghiera, poesia e teologia al contempo”. La teologia cristiana, che pur raffinerà sempre più i suoi metodi scientifici, ha proseguito, “non cesserà mai di essere sapienza prima ancora che scienza”. Tornando più propriamente alla produzione poetica di Mons. Stagliano, il Prof. Naro ha voluto citare taluni pareri espressi al riguardo da autorevoli personalità. Ha iniziato con ciò che dice il Cardinale Gianfranco Ravasi nella prefazione a “Terra di ogni madre” di Staglianò, definendo il libro stesso «uno scritto “ibrido”, pronto a incrociare poesia e riflessione teologica», in cui comunque «i due registri, quello teorico e il lirico, non si respingono ma si fondono», giacché ‒e questa mi pare l’affermazione più felice e giusta ‒il poeta è come un «innamorato che, però, non cessa di essere teologo». E al complimento di Ravasi ha accostato quello che Giovanni Mazzillo, anche lui teologo, formulava nella post-fazione di Sporadi 2, giustamente facendo notare che quello di Staglianò è, nei suoi versi, un «modo poetico di fare teologia». Nondimeno lo stesso Mazzillo scriveva in quella sua post-fazione: «Bisogna ammetterlo: Che Staglianò sia poeta in questo senso, emerge con evidenza soprattutto dai suoi versi più recenti, quelli composti dacché è vescovo: l’indole pastorale di questi versi finisce per riformularli come esplicite preghiere, rivolte alla Madonna (per esempio quelle che si leggono in Sporadi 7, anche se già nelle raccolte precedenti si incontrano belle preghiere mariane, giacché l’autore già da prima è animato da un’attitudine pastorale che lo induce a comporre versi proprio per sottolineare il progresso del suo cammino presbiterale: a 10 anni, a 15, a 18, e così via…); oppure rivolte a san Corrado, patrono di Noto e dei netini, la cui devozione popolare il poeta-pastore (come giustamente sottolinea mons. Gianni Ambrosio, quando scrive che in San Corrado racconta ormai abbiamo a che fare non più solo col teologo o col poeta, ma anche col pastore) interpreta e riesprime, ricollegandosi a una tradizione antica che risale sino a Paolino di Nola e ai suoi carmina natalicia in onore di san Felice martire. La pietà popolare diventa, così, nei versi di mons. Staglianò, epifania alta di fede ecclesiale, che ha la medesima serietà dell’ontologia, giacché dell’essere-credente è espressione. I versi che raccontano la conversione di san Corrado ne sono riprova emblematica: Ora sono chi non ero prima […] Sono sempre io, ma più io non sono”. Questa poesia tattile , conclude Naro, “è adatta per cantare l’evento: lo racconta di nuovo e ancora, riscrivendo i salmi e i vangeli, non nella forma del commento esegetico o teologico, ma come eco personale. La poesia di Staglianò mi pare raggiunga la sua più bella espressione proprio quando si propone come riscrittura delle Scritture. Per esempio, i “trittici” composti in Sporadi 5 sono tutti riscritture dei salmi. Oppure le poesie Ramo di mandorlo e Un’eco dell’amore, in Sporadi 6, sono riscritture di Ger 1,11-12: «…vedo un ramo di mandorlo». Per concludere, ha affermato il Prof. Naro, “mi limito a una sola, ultima, citazione, ricorrendo ai versi di Tu basti, in Sporadi 2, che mi sembrano la riscrittura ‒implicita, personale ‒di Sal 62,2: Ho tutto e più / di quanto serve / meno però / di quanto basti […] Perché basti / solo Tu / Signore mio e mio Dio”. Un applauso prolungato, quasi interminabile, è stata la risposta più naturale del pubblico che è rimasto letteralmente affascinato dalla brillante relazione del professore. Prima dei ringraziamenti del protagonista della serata, c’è stato anche lo spazio per un intermezzo musicale che ha dato un tocco particolare al Convegno. Accompagnata dalla chitarra classica di Salvatore Xibilia, il soprano Mirella Furnari ha eseguito “ La Vergine degli Angeli” di Giuseppe Verdi.

Noto. il 30 aprile il Giubileo dei giovani con il Vescovo, cantando la Buona Novella

Il prossimo 30 aprile 2016 a Noto presso la Basilica Cattedrale si terrà il raduno diocesano del Giubileo dei Giovani in preparazione alla Giornata Mondiale della Gioventù a Cracovia con Papa Francesco. Il tema dell’incontro “Blessed, Beati i misericordiosi” verrà sviluppato dal nostro Vescovo Antonio in parole e musica. I giovani saranno i veri protagonisti con la loro gioia e il loro entusiasmo.
 
L’incontro avrà il suo inizio con il raduno previsto per le ore 19,30; seguirà alle ore 20,00 la celebrazione del Giubileo con il passaggio dalla porta Santa della Misericordia, concluderà la serata il Vescovo Antonio Staglianò attraverso una catechesi che prende in prestito le parole della musica pop tanto apprezzata da i giovani. Il Vescovo parlerà con i giovani della diocesi per affrontare il tema della prossima Giornata Mondiale della Gioventù a Cracovia. Don Tonino – come ama farsi chiamare il Vescovo di Noto – canterà insieme ai giovani almeno cinque canzoni pop tra cui: “Credo negli esseri umani” di Mengoni, “Amen” di Francesco Gabbani, “Rhymes and reasons” di John Denver, “Gesù” di Renato Zero, “Nessun grado di separazione” di Francesca Michielin.
 
Le parole delle canzonette di musica leggera sono conosciute da ragazzi e giovani, persino dai bambini. Il motivetto musicale “leggero” facilita la loro assimilazione nel fondo della memoria, sedimentandole nella coscienza. “Per la mia esperienza – afferma il Vescovo don Tonino – ho potuto costatare che le canzoni di Sanremo fanno il giro del mondo. Non solo quelle che vincono, anche le altre, vengono apprezzate e imparate. Per non dire che nella nostra società sono ormai infiniti i canali della mediazione della musica. Esiste come un bombardamento in atto, da cui bisognerebbe forse anche un po’ difendersi. Un po’ di moderazione non disturberebbe. E’ però così, non si può farne a meno. E’ dunque necessario abitare questo mondo, per non vivere da alienati. Tanto più che, attraverso le canzoni passano messaggi precisi, visioni del mondo e della vita, talvolta anche distorcenti, perché negativi; disorientanti, perché funzionali a certe ideologie del mercato”.
 
La canzone – per Staglianò – “è comunque un “luogo umano” importante nel quale discernere e venire a conoscere il mondo di altri, la loro interpretazione di quello che ci sta accadendo, di dove stiamo andando, di tanti drammi della vita. In questi giorni è uscito il nuovo CD di Renato Zero, dal titolo “Alt”. Veramente interessante: “alt” a che cosa? – Si chiede il Vescovo – E’ vero, non possiamo starcene in panchina, aspettando che altri facciano il gioco della nostra vita. Tutti dobbiamo entrare in campo e “giocare” per come possiamo, corresponsabilmente facendo un gioco di squadra e impegnandoci a dare il nostro contributo”. E’ bello – secondo il Vescovo – che al centro dello sviluppo dei discorsi di Renato Zero c’è una canzone intitolata “Gesù”. Forse che l’annuncio del Kerigma, oggi, passerà anche attraverso le canzonette? E perché no? Chi lo potrebbe impedire?
 
I testi che il Vescovo proporrà ai giovani della diocesi di Noto il prossimo 30 aprile 2016 sono straordinariamente ricchi di significato e sono molto utili a comunicare e sviluppare il tema della misericordia che è al centro del Giubileo dei giovani: “Beati i misericordiosi. Blessed”. Sarà possibile spiegare cos’è la misericordia di Dio attraverso le parole di quelle canzoni che il Vescovo proporrà ai giovani. I testi delle canzoni pop – secondo Staglianò – sono solo un esempio del possibile dialogo sull’umano da proporre a tutti, piccoli e grandi.
 
Le parole di questi testi “sono nell’anima” dei nostri ragazzi, benché spesso restano irriflessi, come in uno stato comatoso, tanto che non urgono nulla dalla loro vita.
Da qui la proposta di accompagnare i giovani ad avere consapevolezza di quello che cantano, a intus-legere , a leggere dentro quelle parole per gustare il loro significato esistenziale, a interrogarlo e a lasciarsi interrogare per poter meglio vivere, vivere, “come un comandamento” (Vasco Rossi).
 

A Siracusa, il 16 aprile, un convegno dedicato al nostro Vescovo: “L’anima poetica di Mons. Antonio Staglianò, Vescovo di Noto”

Si terrà, a Siracusa, sabato 16 aprile, alle ore 18,30, presso il salone “San Giovanni Paolo II” del Santuario della Madonna delle lacrime, un convegno organizzato dalla Biblioteca Alagoniana di Siracusa, dal titolo: “L’anima poetica di Mons. Antonio Staglianò, Vescovo di Noto”.
 
L’incontro sarà aperto da Mons. Giuseppe Greco, Direttore della Biblioteca Alagoniana, mentre la relazione sarà sviluppata dal Prof. Don Massimo Naro, Docente di Teologia presso la Facoltà Teologica di Sicilia (Palermo).
 
L’iniziativa culturale sarà arricchita dalla lettura di alcune poesie di Cristina Mirto, con interventi musicali del Soprano Mirella Furnari e del chitarrista Salvatore Xibilia.
 
Le conclusioni saranno affidate al nostro Vescovo Antonio, che insieme alla solida preparazione teologica, può vantare anche un’affinata sensibilità poetica che si può apprezzare in numerose sue pubblicazioni, che testimoniano come la riflessione teologica possa trasfigurarsi nella bellezza alta della poesia.
 

Oltre le trivelle, quale sviluppo per il nostro Sud?

 Domenica prossima, 17 aprile, siamo chiamati a recarci alle urne per dire un “si” o un “no” su un quesito voluto da 9 Regioni (Basilicata, Calabria, Campania, Liguria, Marche, Molise, Puglia, Sardegna, Veneto) preoccupate per le conseguenze ambientali e per i contraccolpi sul turismo di un maggiore sfruttamento degli idrocarburi.
In particolare si chiede di cancellare la norma che consente alle società petrolifere di estrarre gas e petrolio entro le 12 miglia marine dalle coste italiane senza limiti di tempo. La domanda che si troverà stampata sulle schede è “Volete che, quando scadranno le concessioni, vengano fermati i giacimenti in attività nelle acque territoriali italiane anche se c’è ancora gas o petrolio?”
Dunque chi vuole – in prospettiva – eliminare le trivelle dai mari italiani deve votare sì, chi vuole che le trivelle restino senza una scadenza deve votare no.
Sulla questione proponiamo il pensiero del nostro Vescovo S.E. Mons. Antonio Staglianò
 
Come Chiesa non abbiamo nostre soluzioni per i problemi concreti, partecipiamo piuttosto alla comune ricerca di giustizia e di pace insieme a tutti gli uomini di buona volontà. I Vescovi italiani, a proposito del prossimo referendum voluto per abolire – con il “sì” – la continuità di licenze per estrazioni petrolifere nei mari, hanno chiesto che sia occasione di confronto onesto e lungimirante.
Resta peraltro il fatto che il referendum è una significativa forma di democrazia con cui esercitare la sovranità popolare. E, al di là degli esiti, sono importanti tre questioni che come Chiesa e come Vescovo condividiamo in quanto partecipi delle tensioni per il bene comune. La prima questione riguarda i nostri territori: quale sviluppo vogliamo? Sembra chiara la vocazione del nostro Sud e del nostro Paese ad un turismo che sempre più si caratterizzerà come turismo sostenibile e che, per questo, avrà bisogno di territori liberi da qualsiasi forma di inquinamento, da qui un doveroso e improcrastinabile rispetto per il creato. La seconda questione riguarda: quali attenzione a salvaguardare ecosistemi e salute? Il papa nella “Laudato sì” invita ad un’attenzione agli ecosistemi, ai loro equilibri, che non dovrebbe lasciarci indifferenti. Diventa importante allora la ricerca di energie alternative, caratterizzate da sostenibilità ambientale, senza sottovalutare, in pari tempo, i gravi rischi per la salute che molte forme estrattive comportano. La terza questione riguarda quella che Papa Francesco chiama un’ecologia integrale: diventa ormai chiaro che rispettiamo l’uomo se rispettiamo l’ambiente e che il rispetto si coniuga con il custodire, logica opposta al profitto, all’appropriarsi, allo sfruttare le risorse della terra senza attenta valutazione delle conseguenze.
Mi pare allora importante che dal referendum del 17 aprile prossimo scaturisca una più ampia e continuativa presa di coscienza della nostra responsabilità sulla custodia della casa comune e verso le nuove generazioni, senza trascurare le conseguenze riguardanti il mondo, già difficile, del lavoro. Come Chiesa non mancheremo di sollecitare, educare, promuovere testimonianze credibili. L’incontro con un testimone, come don Maurizio Patriciello, che si terrà nei prossimi giorni per tutta la diocesi (18 aprile alle 18,30 all’Oratorio S. Domenico Savio di Rosolini), aperto a tutti gli uomini di buona volontà, rientra in questo impegno per il bene comune che si traduce in scelte concrete e quotidiane a favore dell’uomo e del creato.
Esorto, pertanto, ad una partecipazione responsabile, in sintonia con il Magistero della Chiesa, al servizio del bene del Paese e delle future generazioni.
 
Noto, 11 Aprile 2016