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Incontro dibattito con Mons. Domenico Pompili

Il Comunicato Stampa>>

 

Il 10 Maggio a Rosolini nel salone della Chiesa Santa Caterina si terra un incontro-dibattito con la presenza di Mons. Domenico Pompili (Sottosegretario della Conferenza Episcopale Italiana e Direttore Ufficio nazionale per le comunicazioni sociali) sul tema proposto da Benedetto XVI per la XLVI Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali dal titolo: Silenzio, parola: cammino di evangelizzazione. Il Papa nel suo messaggio ricorda che il «Rapporto tra silenzio e parola sono due momenti della comunicazione che devono equilibrarsi, succedersi e integrarsi per ottenere un autentico dialogo e una profonda vicinanza tra le persone». L’Ufficio Diocesano per le Comunicazioni Sociali invita i professionisti della comunicazione e tutti i laici che lavorano o semplicemente utilizzano i mezzi di comunicazione sociale a vario titolo e livello a partecipare a questo appuntamento che si svolgerà secondo questo programma:

 

Ore 19,15 Arrivo e accoglienza
Ore 1930 Introduzione di don Rosario Sultana (Direttore UCS diocesano)
Ore 19,35 Relazione di Mons. Domenico Pompili
Ore 20,30 Interventi
Ore 21,00 Conclusioni del Vescovo Mons. Antonio Staglianò

 

Il clero diocesano ascolterà Mons Pompili il giorno successivo venerdì 11 maggio alla Casa del Clero di Noto, ore 9,30 nel consueto appuntamento di aggiornamento del clero dove tratterà il tema: ”Tecnica, verità, libertà. La dimensione etica della comunicazione oggi”.

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Occorrono scelte pastorali più chiare e coraggiose

Nei giorni 20-21-22 Aprile si tenuto a Caltanissetta il Convegno Regionale delle Equipe degli Uffici Catechistici voluto dall’Ufficio Catechistico Nazionale che già da un anno ne ha seguito la preparazione. Il titolo del convegno, “Come pietre vive”, ha espresso bene il suo scopo che era quello di chiedersi in quale direzione sta andando la Chiesa Italiana nella proposta della fede e della iniziazione cristiana a 40 anni del DB e perché i risultati sono sproporzionatamente bassi rispetto alle energie impiegate. Il convegno è stato preceduto da un questionario proposto dall’UCN al quale hanno risposto le Diocesi. Sorvolando le fasi del convegno che saranno presentate in altra sede mi volevo soffermare sulla sintesi delle risposte date al questionario, dalle diocesi della Sicilia, che è stata elaborata con grande competenza da don Pasquale La Milia, Direttore dell’UCD di Monreale e che ha aperto i lavori del convegno. Riguardo alla catechesi c’è la consapevolezza che essa ha assunto un orizzonte di proposta più che di mantenimento della fede ma ciò è solo percepito in maniera teorica per cui la prassi resta legata a modelli che sono lontani dalla missionarietà. Fra gli ostacoli oltre che a una resistenza da parte degli operatori e dei catechisti ci sono poca apertura e scarsa sensibilità dei parroci, poca sintonia tra clero e laici, paura di aprirsi alla novità. Che la catechesi abbia il compito di educare a una mentalità di fede è chiaro in tutti ma nella concretezza essa è finalizzata solo ai sacramenti e ha una scarsa ricaduta sulla vita rimanendo slegata dall’esperienza personale. Riguardo alla formazione permanente dei cristiani: adulti, catechisti, operatori pastorali, ogni Diocesi sta investendo tante energie che cominciano a dare alcuni timidi frutti ma necessita una consapevolezza da parte di tutti a comprendere, che il loro essere Chiesa sta anche nella fatica della formazione,. Anche sull’iniziazione cristiana come processo prevale il modello scolastico finalizzato alla ricezione dei sacramenti. Alcune parrocchie stanno tentando percorsi con itinerari di tipo catecumenale ma sono esperienze che stentano a decollare; la sensibilità al cambiamento è confusa e la maturazione lenta. Manca un rapporto tra il gruppo catechistico e la comunità e ciò manifesta che la comunità educante è assente. Riguardo all’ispirazione catecumenale e al catecumenato vero e proprio quattro diocesi hanno un Direttorio, tre hanno gli Orientamenti e in due diocesi è stato istituito il servizio diocesano per il catecumenato. Nelle parrocchie in cui sono presenti catecumeni ragazzi c’è una maggiore apertura verso l’ispirazione catecumenale nella catechesi e un maggiore coinvolgimento delle famiglie e della comunità. La sperimentazione del modello catecumenale è più sentita nelle diocesi dove l’UCD ha riflettuto e da diversi anni propone sussidi, stimoli, schemi, ecc… Comunque, in generale, si nota una sensibilità maggiore verso questa nuova modalità. Riguardo al primo annuncio emerge l’importanza di dare un ruolo primario alla Parola e alla testimonianza che ne consegue ma spesso il primo annuncio coincide con la catechesi proposta agli adulti in occasione della preparazione al Matrimonio o alla Cresima. Mancano itinerari battesimali e pre-battesimali per la cui la preparazione al Battesimo resta ancora legata al sacerdote, collaborato in rari casi, che in genere si limita a proporre qualche incontro formale. Anche per la mistagogia non ci sono esperienze significative in nessuna diocesi e ci si affida alla Pastorale Giovanile per continuare la sfida educativa ma manca una interazione tra UCD e PG; nelle parrocchie dove esistono aggregazioni è più facile che un buon numero di ragazzi continui anche dopo aver ricevuto i sacramenti. È chiaro che questo quadro presentato dalle diocesi siciliane esprime il profondo desiderio di operare alcuni cambiamenti che ormai non si possono più rimandare e che vanno pensati e attuati con maggiore coraggio. Certamente ciò non potrà accadere dall’oggi al domani ma si deve pur cominciare ad educare la gente, a creare una mentalità capace di accogliere l’annuncio come la bella notizia che può dare un senso all’esistenza e non preparare soltanto ai sacramenti. Chi saranno i destinatari? Tutti: presbiteri e comunità parrocchiali, catechisti e operatori pastorali, uomini e donne che dalla Chiesa attendono una Parola vera e autentica. Sarà questo il compito dei vescovi che di fronte alla sfida del terzo millennio sono chiamati insieme alla Chiesa tutta a scelte pastorali più chiare e coraggiose.
 

S.E. Mons. Staglianò: “Custodi dei fratelli e dei più bisognosi”

Ieri 22 Aprile 2012, nella Basilica Cattedrale S. Nicolò di Noto il Vescovo di Noto S.E. Mons. Antonio Staglianò ha celebrato la S. Messa in onore di S.Giorgio Martire, erano presente S.A.R. don Pedro di Borbone, Duca di Noto,   S.E. il Duca don Diego de Vargas de Machuca e l’ordine Costantiniano di S.Giorgio del ramo spagnolo.
 Il nostro vescovo, S.E. Mons. Antonio Staglianò, dopo aver tenuto a braccio la sua omelia in italiano l’ha voluta sintetizzare in spagnolo per don Pedro e il suo seguito. Il vescovo ha insistito sul fatto che il cammino della fede è esigente e richiede la conversione degli stili di vita: questa conversione potrà accadere solo se riconosciamo la verità del volto di Dio che è amore e Padre e da qui diventiamo “custodi dei fratelli e dei più bisognosi”. Certo è però che la fede cristiana resta una grande sfida culturale per tutti: ormai il Dio vero non si può riconoscere se non con i tratti del suo volto di cui Gesù ci ha parlato e che Gesù ha mostrato risorgendo dai morti. E se Dio è amore, allora ogni gesto di amore che non porti visibilmente con se i tratti veri del volto di Dio (quello mostrato nel Crocifisso) non è vero amore. Tutti i cristiani lo devono sapere e impegnarsi a viverlo alla sequela di Gesù che spiega Dio e così, spiegando Dio, spiega anche cosa è amore, “chi è l’Amore”.
 
 
 

XVI Giornata dei bambini vittime della violenza, dello sfruttamento e della indifferenza contro la pedofilia

E’ questo il tema della XVI Giornata dei bambini vittime della violenza, dello sfruttamento e della indifferenza … contro la pedofilia, che si celebrerà a livello nazionale e internazionale, come ogni anno, dal 25 aprile per concludersi alla prima domenica di maggio (che quest’anno cade giorno 6).
 Da 16 anni l’Associazione Meter, realtà sociale ed ecclesiale impegnata nel mondo per la tutela dei bambini, contro gli abusi, la pedofilia e la pedopornografia, celebra l’annuale appuntamento per ricordare le vittime degli ingiustificati atti di violenza, di sfruttamento e di indifferenza sui bambini.  La GBV esalta con generosità, sapienza e forza la vicinanza ai deboli in un percorso di disinteressata offerta del tempo, delle risorse umane e spirituali per i piccoli e i deboli, all’opera dell’Amore di Dio e degli uomini e donne di buona volontà.
 La tematica di quest’anno invita a riflettere sulle responsabilità degli adulti nei confronti dei più piccoli. Nostro compito è quello di cercare i bambini indifesi attraverso l’ascolto dei loro messaggi e l’individuazione dei loro bisogni non sempre espressi. Solo un adulto, capace di comprendere pienamente le richieste di aiuto di un bambino, sarà in grado di accompagnarlo nel suo processo di guarigione.
 Meter invita a unirvi alle celebrazioni per la GBV attraverso la preghiera e la realizzazione di attività rivolte ai bambini, nelle parrocchie, negli oratori, nelle scuole e nei comuni.
 

Le famiglie della Diocesi si incontrano nel nome di Maria

L’Ufficio Diocesano per la Pastorale della Famiglia, come è tradizione nella nostra Diocesi, ha organizzato il Pellegrinaggio Mariano delle Famiglie per il 25 aprile prossimo. L’atmosfera è ancora quella della Pasqua, è nella grande gioia della Resurrezione che le famiglie si incontrano alla scuola di Maria per seguire il Figlio ed essere luogo della manifestazione dell’Amore. Lo stupore dell’amore ricevuto e sperimentato, diventa missione nella famiglia e con la famiglia. Nella Circolare che l’Ufficio ha diffuso così si esprimono i responsabili: “Il Tempo liturgico della Pasqua è ricco di sollecitazioni per il nostro cammino di consacrati al Signore nel Sacramento del Matrimonio o dell’Ordine; il Risorto effonde su quanti lo accolgono il Suo Spirito e dona la Pace come segno della Sua presenza e come garanzia della Sua compagnia nel cammino, a volte non facile, della storia. Apriamo i nostri cuori e le nostre relazioni a Colui che viene per stare “in mezzo”, affidiamoci alla Parola redentrice del Crocifisso Risorto perché tutto, nella nostra vita, abbia luce e diventi occasione di fede e di speranza per noi stessi e per quanti la Provvidenza ci affida. Se il cammino della fede non sempre è facile, sappiamo di avere una “compagna eccezionale”, alla quale siamo stati affidati nel momento cruciale della manifestazione dell’Amore; abbiamo in Maria il modello per una vita evangelica e pienamente umana, Ella sempre intercede per noi. Il prossimo mese di Maggio sia occasione per riprendere in mano la preghiera del Santo Rosario in famiglia e, insieme a Lei, seguire Gesù per essere testimoni gioiosi di un mondo nuovo che è già in mezzo a noi”. L’incontro quest’anno si svolgerà ad Avola, nella chiesa della SS.Annunziata, saranno le famiglie di Avola a curare l’accoglienza. Le famiglie quest’anno si incontreranno anche per vivere la preparazione immediata al VII Incontro Mondiale delle Famiglie con il Papa, che si terrà a Milano dal 30 Maggio al 3 Giugno, e per pregare per la Visita Pastorale che il nostro Vescovo ha annunciato lo scorso 2 Aprile e che inizierà il 19 Ottobre prossimo. 
 
 

Settimana diocesana di preghiera per le Vocazioni

Rispondere all’Amore…si può!…é lo slogan che quest’anno accompagna la 49 Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni (GMPV) che si celebrerà Domenica 29 Aprile. La Pastorale Giovanile Vocazionale Diocesana ha pensato bene di mettere in risalto l’importanza che questa giornata riveste nel pensiero di ogni cristiano che ha fatto della sua vita un concreta risposta d’Amore alla chiamata di Cristo Gesù che desidera farci vivere in pienezza. I responsabili don Giovanni Lauretta, Di Maria Nicoletta e don Tonino Lorefice, insieme alla solerte equipe diocesana, per non sovrapporre appuntamenti, hanno indetto la giornata diocesana di preghiera per le vocazioni per martedì 24 Aprile ponendola come giornata conclusiva di un intera settimana vocazionale vissuta con intensità e partecipazione in ogni vicariato della nostra Diocesi. Infatti siamo già entrati nel pieno di questa settimana che ha preso avvio martedì 17 Aprile. Per dare risalto alla sensibilità vocazionale, che ogni comunità cristiana dovrebbe riscoprire come anima di ciò che è, ogni vicariato ha scelto una giornata e un luogo per far convergere tutte le comunità in modo orante. Alla fine di ogni giornata l’equipe diocesana e i responsabili concluderanno la stessa con un momento di veglia organizzata dai giovani della città rispettiva. In ordine ricordiamo i giorni e rispettivi vicariati: Martedì 17 Aprile Rosolini, Mercoledì 18 Aprile Ispica, Giovedì 19 Aprile Modica, Venerdì 20 Aprile Pachino, Sabato 21 Aprile Avola, Domenica 22 Aprile Pozzallo, Lunedì 23 Aprile Scicli mentre Martedì 24 Aprile a Noto la settimana si concluderà con il bellissimo Rosario vocazionale al Santuario della Madonna Scala al Paradiso. Vi aspettiamo tutti a quest’ultimo appuntamento che è Diocesano alle 20:30 per pregare insieme con Maria e il nostro Vescovo Mons Staglianò il Padre che è nei cieli perché con sempre più coraggio i nostri giovani possano rispondere all’Amore che chiama!
 

A Modica rivive il rito di “Crisci ranni”

“Crisci ranni” urlavano i padri innalzando al cielo i figli, con l’augurio di crescere, non in fretta, ma bene, con impegno e con valore. Era un rito, questo, che ha rappresentato per l’intera città di Modica l’incontro tra varie generazioni e il consolidarsi di una tradizione decennale. Il grido di “Crisci ranni” risuonava insieme al rintocco delle campane che annunciavano la risurrezione, proprio in occasione della Pasqua, e coinvolgeva tutti i quartieri: da ogni angolo si udiva infatti il ripetersi di queste parole, adesso ormai dimenticate, o addirittura sconosciute. Rivivere, ricordare e rivalutare tale consuetudine è diventato però uno degli obiettivi del cantiere educativo che porta nello specifico il nome del rito e che fonda sul “Crisci ranni” – ed in particolare nel suo significato – il suo intero percorso. Ogni anno, nei giorni che seguono la Pasqua, si celebra infatti quest’importante avvenimento che mira a rappresentare un fondamentale attimo di connessione tra le varie associazioni e cooperative sociali operanti nel territorio, le famiglie e la città. È la giornata del rito a rappresentare, quindi, il nucleo di tutte le iniziative: da una parte gli adulti, gli anziani, la parte più sapiente della società, dall’altra i bambini, i ragazzi, coloro da educare a una ‘grande’ vita e da guidare verso un futuro di ‘grandezza’. A un tempo non gioviale dal punto di vista meteorologico, l’intero cantiere ha risposto con una giornata di festa e di attività. I vecchi giochi di un tempo, appresi in questi mesi dalle sapienti parole dei nonni e dei genitori, hanno reso raggiante e solare l’area attrezzata Padre Basile – sede appunto dell’iniziativa della Caritas – animata da tantissimi ragazzi, da volontari, dagli scout ma anche dalle famiglie e dagli anziani. Sono le ‘piccole’ cose ad aver permesso di pensare e riflettere alla complessa valenza del ritrovarsi tutti insieme attorno a un cerchio per condividere, conoscere, ascoltarsi e istruirsi, proprio come hanno fatto i più piccoli delle scuole insieme ai più grandi dei vari centri anziani della città. È dalla loro collaborazione, infatti, che sono nate alcune prelibatezze della tradizione culinaria modicana, preparate per l’occasione dalle due generazioni, e i giochi in legno, entrambi esposti poi nei locali del cantiere per tutta la giornata. Tantissimi disegni di diverse classi di Modica hanno inoltre dato vita a una vera e propria mostra che ha preso forma grazie all’impegno dei più piccoli per rimarcare comunque l’importanza di questi momenti e di questi luoghi, divenuti ormai sempre più rari. Tutto il materiale grafico raccolto è stato anche racchiuso in un piccolo libro offerto dall’Amministrazione comunale e donato poi, a fine giornata, a tutti i ragazzi che hanno partecipato. Il rito è comunque rimasto al centro dell’attenzione e della grande partecipazione cittadina: dopo la rievocazione di quello che avveniva nel giorno di Pasqua per le vie di Modica – la raffigurazione è stata inscenata dalla Compagnia del Piccolo Teatro – i bambini sono stati lanciati in alto al suono delle campane che, a ricordo di quegli anni, hanno sancito il peso di questo grido. “Crisci ranni” hanno urlato i genitori, gli educatori, gli animatori, “Crisci ranni” hanno gridato in gran coro tutti i bambini. “Crisci ranni” hanno sussurrato, con le lacrime agli occhi, gli anziani che, in quel preciso istante, hanno rievocato la memoria del rito di cui loro, ormai, sono i veri custodi.

La qualità della relazione

«Quando una relazione è autentica si arriva a Dio. Ma anche: da come si pensa Dio, deriva come si pensa l’uomo». Potremmo dire che questo è stato il cuore dell’intervento che mons. Calogero Peri, Vescovo di Caltagirone, ha tenuto presso la Domus S. Petri di Modica nell’ambito dei tre giorni organizzati dal Cantiere educativo “Crisci ranni”, in collaborazione con gli uffici Catechesi, Giovani, Famiglia, Caritas della diocesi. Di fronte ad una sala gremita di giovani e adulti, mons. Peri ha affrontato il tema della “relazione e delle consegne educative”, rilevando come sia importante ripensare anzitutto l’impostazione che diamo alle relazioni: le possiamo infatti vivere come un “dato” – e allora ci mettiamo al livello delle cose – oppure come un “dono” – e allora riscopriamo ciò che al fondo ci costituisce, ci fa essere uomini. La relazione come dono – ha proseguito mons. Per – si illumina a partire dalla comunione trinitaria. Che ci dice come conti anzitutto la relazione fondamentale, la relazione verticale che regge tutte le altre ed è matrice della nostra stessa vita. Non esiste, dunque, al fondo della nostra vita la solitudine, perché anche laddove pensiamo di essere soli, siamo in compagnia, siamo stati fatti per la comunione. Non può sussistere neppure l’indifferenza, perché se entriamo in relazione, non possiamo restare neutrali. Occorre però per questo cambiare visuale, occorre non dare qualcosa e al limite nemmeno noi stessi (cosa più vera del dare qualcosa) ma lasciare anzitutto che l’altro sia. Che l’altro sia se stesso, senza che si senta da noi giudicato. Al tempo stesso, partire dalla relazione fa della nostra vita una risposta all’incontro con l’altro, al suo volto che mi interpella: ecco che la responsabilità diventa l’essenza della vita, non l’aggiunta di un aggettivo o di un avverbio, ma la struttura portante della vita. Entro queste strutture fondamentali si collocano le grandi consegne della vita. Che oggi sono rese difficili per il fatto che viviamo nella società dell’immagine, schiacciata sul presente. Non dobbiamo arrenderci, ma anche dobbiamo aver pazienza. Consapevoli soprattutto che tutto dipende anzitutto dalla qualità delle relazioni. Solo la qualità delle relazioni genera svolte educative. Quanto ai cristiani, il proprio che dobbiamo a tutti è il di più di un amore gratuito, di una amore che – come apprendiamo dell’eucaristia – sa trasformare anche il tradimento in dono. «Amare per il cristiano – ha sottolineato Mons. Peri – sta nel riuscire a per-donare dove gli altri non per-donano, e ad amare dove altri non amano». Si rafforzano gli orizzonti della misericordia che il nostro Vescovo, Mons. Antonio Staglianò, ci ha chiesto di mettere al centro di questi anni pastorali, come si riascolta una forte chiamata alla comunione tra le parrocchie e con tutti.
 
A breve sarà disponibile la relazione tenuta da Mons. Peri

“Cercate le cose di lassù”

Dalla Messa Crismale a quella in Cena Domini l’attesa è di poche ore. La sera del giovedì santo si celebra l’istituzione dell’Eucaristia e si apre il triduo Pasquale che avrà fine il giorno di Pasqua. Fare Pasqua vuol dire vivere tutta la Settimana Santa e il triduo in maniera particolare con i ritmi delle celebrazioni liturgiche che vengono proposte, per lasciarsi stupire dal contrasto tra il buio e la luce, tra la morte e la vita. È possibile così, vivendo i singoli tempi che conducono al trionfo del Cristo risorto, gustare l’irrompere dell’inatteso, dello straordinario. È questa la settimana Santa che il Vescovo ci invita a vivere, seguendo Gesù nelle sue vicende di Passione e Morte, con l’animo pieno di attesa, per celebrare con gioia piena la sua Pasqua e poter esclamare: “Egli è veramente risorto!”. È il giorno della nuova creazione, il giorno che Dio ha fatto per la vittoria sul peccato e sulla morte, e questo giorno Dio lo ha fatto per noi. L’annuncio che il Vescovo rivolge alla sua comunità è anche l’invito a credere che Cristo non ci ha lasciati da soli. A noi che pensiamo che tutto si chiuda quando si chiudono gli occhi, il Vescovo ricorda che Cristo ci ha aperto lo sguardo sull’eternità ed esorta a vivere da risorti: morti in Cristo e con lui sepolti risorgiamo dalla nostra miseria per vivere di gloria. Il segno che contraddistingue coloro che entrano in pienezza nella dimensione pasquale è la ricerca delle cose di lassù. “Cercare le cose di lassù è vivere da risorti. Ed è in realtà l’unico modo di vivere in pienezza la propria identità di uomini e di donne, la bellezza di essere figli nel Figlio. Cercare le cose di lassù è la continua sfida che la risurrezione del Signore Gesù ci propone, per uscire dagli schemi umani che relegano Dio ai margini dell’uomo e della società, e farlo ritornare al centro della nostra vita”. Ecco la Pasqua del cristiano, ecco la Pasqua che il nostro Vescovo augura alla sua amata Chiesa locale. Accogliamo dunque la forza prorompente della Vita di Cristo e con le parole del Vescovo lasciamoci coinvolgere nel dinamismo della resurrezione, perché in noi possa risplendere una vita nuova: “non si può più cercare la Vita nei sentieri di morte, perché non si può più cercare tra i morti colui che è l’Autore della Vita, il Vivente. Egli vive! Questo ci basta! Perché se egli vive nulla ci può mancare, nulla può fallire, nulla può vincere la forza della Vita nuova che Dio ci ha voluto elargire”.
 

Esprimere il volto della Chiesa nelle pieghe della storia

È iniziata con l’annuncio della prossima visita pastorale del Vescovo la Settimana Santa nella nostra diocesi. Sotto la guida vigilante ed esortante del nostro Pastore sarà una settimana segnata da forti momenti liturgici quali la S. Messa Crismale e tutto il triduo Pasquale. Proprio la Messa del Crisma è una celebrazione che vede tutta la comunità diocesana e tutto il clero radunati nello stesso luogo per il sacrificio eucaristico nel corso del quale si consacrano gli Olii e i presbiteri, riuniti attorno al loro Vescovo, rinnovano le promesse sacerdotali. “Nella Chiesa antica l’olio consacrato è stato considerato da sempre un segno della presenza dello Spirito Santo, che a partire da Cristo si comunica a noi, attraverso la mediazione dei segni sacramentali” ha ricordato il Vescovo all’inizio della sua Omelia. “Da questa liturgia, ogni presbitero ripartirà portando alla propria comunità gli oli di letizia che santificano, sostengono e confermano il cammino di quanti il Cristo (l’Unto) ha già reso e renderà “stirpe eletta, sacerdozio regale, nazione santa, popolo che Dio si è acquistato perché proclami le sue opere meravigliose” (2 Pt 2, 9)”.
Mons. Staglianò si è rivolto quindi alla Chiesa di Noto esortandola a contemplare attraverso l’ascolto della Parola la propria condizione di “popolo sacerdotale” che sosta con Gesù nella sinagoga di Nazaret per fissare su di lui il proprio sguardo (Lc 4,16-21) e riconoscere nell’incontro con i suoi occhi l’oggi della salvezza che si rende presente in ogni azione liturgica. “C’è un’urgenza”, continua il Vescovo, “che come Chiesa non può più essere disattesa… l’urgenza di adorare, cioè di entrare in quella dimensione del sacro, a tu per tu con il mistero, l’urgenza di avvertire e gustare nel nostro oggi ecclesiale la Sua presenza… l’urgenza di renderci presenti alla Sua presenza”. E ai presbiteri, con i quali ha avuto l’opportunità in tre anni di approfondire la “conoscenza nel Signore”, Mons. Staglianò rivolge parole di gratitudine per la loro preziosa collaborazione e li esorta a “servire con passione Cristo, affinché il Suo unico ed irrepetibile sacerdozio possa sempre vivere ed operare nella Chiesa intera e nella nostra porzione di Chiesa che è in Noto”. È lo Spirito che costituisce dispensatori di “parole di grazia. Siamo da Lui posseduti, l’unzione è un simbolo di questa stabile presa di possesso. Dall’unzione scaturisce la nostra missione: “mi ha mandato”, sì, ha mandato proprio noi per le vie del mondo a dissipare le tenebre dell’ignoranza e del dubbio”. La Messa Crismale si fa occasione anche per stimolare i fedeli a vivere la propria fede in maniera adulta e matura, nella consapevolezza della chiamata a vivere il sacerdozio comune che accomuna tutti, al sacerdozio di Cristo. Il mondo ha bisogno dei laici perché “esprimano il volto della Chiesa nelle pieghe della storia” e questo accadrà solo se “da una generica asserzione di fede si arriva ad una più profonda vita nello Spirito, se da una concezione cultuale-celebrativa del cristianesimo, si passa ad una vera e propria spiritualità del sacerdozio battesimale”. Infine il Vescovo ha ricordato l’impegno del pontefice nell’orizzonte dell’evangelizzazione per il quale è richiesto un “impegno di rinnovamento interiore” e ha ricordato le parole del Santo Padre Benedetto XVI nel “Motu proprio” dal titolo Porta fidei dello scorso 11 ottobre 2011: “La fede, infatti, cresce quando è vissuta come esperienza di un amore ricevuto e quando viene comunicata come esperienza di grazia e di gioia. Essa rende fecondi, perché allarga il cuore nella speranza e consente di offrire una testimonianza capace di generare: apre, infatti, il cuore e la mente di quanti ascoltano ad accogliere l’invito del Signore di aderire alla sua Parola per diventare suoi discepoli. I credenti, attesta sant’Agostino, “si fortificano credendo”»(n. 7)”.