Si è concluso l’annuale Convegno Pastorale, che ha riunito la comunità diocesana il 17 e il 18 settembre scorsi, per riflettere sul tema “Una Chiesa in uscita fraterna e accogliente, per edificare la famiglia umana”.
I lavori del Convegno sono stati guidati da Mons. Gildo Manicardi, Rettore dell’Almo Collegio Capranica di Roma, che con il metodo della “Lectio Divina” ha presentato due parabole del Vangelo di Luca, quella del “Padre misericordioso” e del “buon Samaritano”, a partire dalle quali è stato ripensato l’impegno della Chiesa tra gli uomini del nostro tempo, improntato allo stile di Gesù di Nazaret, quello della misericordia e dell’accoglienza fraterna.
Il Vescovo, Mons. Antonio Staglianò nel suo indirizzo di saluto, ha rimarcato il diritto/dovere dell’apostolato dei fedeli laici in ordine alla testimonianza del Vangelo nella società odierna, una permanente conversione della vita che abbatta i muri dell’individualismo e generi comunione, accoglienza, fraternità, per una Chiesa che splende nel dono della carità, aperta e in cammino verso le necessità e le sofferenze dei fratelli.
Mons. Manicardi, nelle robuste meditazioni offerte all’assemblea, ha sottolineato come la fraternità nella Chiesa derivi anzitutto dal fatto che Dio è Padre di tutti e noi figli e fratelli, nonostante le differenze che ci contraddistinguono. Proprio qui sta la sfida della comunione, che non è appiattimento, ma unità nella diversità. Da qui l’apertura verso il prossimo, verso chi è “altro” da me, perché non c’è religione vera senza gli altri, persino senza i “nemici”, come nella Parabola del Samaritano che si prende cura del giudeo – storico nemico – incappato nei briganti. L’amore non ha barriere e accoglie tutti: ecco una Chiesa accogliente, che non guarda con diffidenza lo “straniero” che approda sulle nostre coste, ma gli mostra il volto bello della misericordia.
Significative le risonanze dei testimoni che hanno dimostrato come il Vangelo può essere incarnato nella vita della Chiesa. Nessun atto eroico o straordinario, ma l’esperienza di gente comune che annuncia la vita di Cristo con la propria vita, fatta di opere concrete di carità, “gesti eucaristici”, come li definisce il nostro Vescovo, che fanno brillare la nostra umanità.
A conclusione del Convegno, il Vescovo Antonio ha consegnato alla Diocesi gli orientamenti per il nuovo Anno Pastorale (Vedi allegato in fondo alla pagina). Mons. Staglianò ha evidenziato la necessità di un maggiore impegno di conversione, di un cammino cristiano più sostenuto e spedito, verso la piena conformazione della nostra vita alla logica del Vangelo, per avere gli stessi sentimenti e i medesimi atteggiamenti di Cristo.
Il Vescovo in modo particolare ha dato disposizione, con una lettera indirizzata alla Chiesa locale, che ci si attivi tutti per una pronta e solidale accoglienza dei profughi che giungono nel nostro territorio, bisognosi di tutto, di una casa, di sostegno materiale non disgiunti dalla nostra sincera carità. Per questo il Vescovo per primo, ha disposto che il Palazzo Vescovile possa accogliere una famiglia di immigrati, come ha suggerito di recente Papa Francesco.
“Se muore il mio prossimo, muoio io – ha affermato Mons. Staglianò – i fratelli immigrati sono per noi occasione di salvezza, la possibilità di vincere il mio egoismo, le mie chiusure, per aprire finalmente il mio cuore, per manifestare la “sacramentalità” della Chiesa, che è relazione, comunione nell’incontro con i fratelli, nei quali vedo e tocco la carne di Cristo. Questi fratelli sono sacramento di Gesù!”.
Il Vescovo ha dunque insistito per una Chiesa in uscita, per una evangelizzazione itinerante, a partire dall’esperienza delle comunità di Parrocchie, per un cammino comunionale, veramente “sinodale”, con il Vescovo a capo, quale segno di unità con tutta la Chiesa, immagine del “Bel Pastore” che offre la sua vita per il gregge.
“È un cantiere aperto”, così il Vescovo ha definito il cammino della Chiesa di Noto, che vuole scommettersi sull’impegno dei laici, così tanto auspicato dal Concilio Vaticano II; “Andiamo a cercare i nostri fratelli ultimi e poveri – ha concluso – diventiamo ‘esploratori’ della carità, intercettiamo i bisogni di tanti uomini e donne che attendono salvezza. Qui è in gioco la nostra umanità, qui è in gioco la nostra fede, che rifulge in una vita operosa nella carità”.
Infine il Vescovo ha dato il mandato ai catechisti della Diocesi, a servizio dell’Iniziazione Cristiana dei nostri ragazzi.