In questa Santa notte la Chiesa ci invita ad essere testimoni della luce del Risorto; le tenebre vengono dissipate dal racconto che celebra la storia della salvezza e che ci ricorda come Dio, fin dalla creazione del mondo non dimentica il suo popolo nonostante i tradimenti; Dio non abbandona Israele, ma lo cura con infinita tenerezza. Questa veglia è la più grande festa dell’Anno liturgico; essa nell’antichità è stata designata come “la festa delle feste”, “la solennità delle solennità”. Questa notte santa è l’occasione per riscoprire l’immensa ricchezza della Liturgia e la sua forza vitale. Per antichissima tradizione questa è «la notte di veglia in onore del Signore» (Es 12,42), giustamente definita «la veglia madre di tutte le veglie» (S. Agostino). In questa notte il Signore “è passato” per salvare e liberare il suo popolo oppresso dalla schiavitù; Cristo “è passato” alla vita vincendo la morte; questa notte è celebrazione-memoriale del nostro “passaggio” in Dio attraverso il Battesimo, la Confermazione e l’Eucaristia. Vegliare è un atteggiamento permanente della Chiesa che, pur consapevole della presenza viva del suo Signore, ne attende la venuta definitiva, quando la Pasqua si compirà nelle nozze eterne con lo Sposo e nel convito della vita (cfr. Ap 19,7-9). La Celebrazione pasquale, nel cuore della notte, è ben altra cosa di un semplice ricordo della vittoria di Cristo. La Chiesa celebra il suo Mistero: essa si costruisce nella Pasqua e trova la sua forza e la sua solidità nella potenza del Risorto. È il grande memoriale annuale in cui il popolo di Dio, evocando attraverso le parole ed i riti ciò che Dio ha compiuto quando ha fatto passare dalla morte di croce alla vita nuova il suo Servo Gesù, vive in Lui ed attraverso di Lui questo evento di salvezza.
La Veglia pasquale diventa il momento privilegiato della Celebrazione del Battesimo e della rinnovazione della fede battesimale.
La Liturgia, nei segni, esprime l’evento cardine della salvezza: la morte-risurrezione del Signore.
All’inizio essa si svolgeva in modo molto semplice: un’assemblea di preghiera con la frazione del pane e l’agape fraterna, ma preceduta da un digiuno piuttosto stretto di uno o più giorni; progressivamente questa Veglia si è arricchita di significato.
La Liturgia attuale, dopo la riforma della Settimana Santa del 1955 e rivisitata con il Concilio Vaticano Il, è scandita da quattro momenti.
• La liturgia della luce. La processione esce dalla chiesa, lasciata completamente al buio, senza luci né candele accese, dal Venerdì santo. Una volta fuori dalla chiesa, i concelebranti raggiungono un braciere precedentemente preparato, e dopo un breve saluto iniziale (senza il Segno della Croce) il celebrante benedice il fuoco. Quindi prende delle braci e le mette nel turibolo e accende, da quella fiamma, il Cero pasquale; benedice poi il cero pasquale, tracciandovi una croce, le lettere greche Alfa e Omega e le cifre dell’anno; Quindi il diacono, portando il cero pasquale, comincia la processione che entrerà in chiesa, intonando per la prima volta “Lumen Christi” (La luce di Cristo), e il popolo risponde “Deo Gratias” (Rendiamo grazie a Dio). Dietro il cero pasquale si riforma la processione iniziale, e si accodano anche i fedeli; sulla porta il diacono intona di nuovo “Lumen Christi”, e tutti i presenti accendono una candela; arrivati al presbiterio il diacono intona per la terza volta “Lumen Christi” e si accendono le luci della chiesa, tranne le candele dell’altare. Quindi viene riposto e incensato il cero pasquale e il libro, dal quale un diacono, o un cantore, intona l’Exultet (Preconio Pasquale) o annuncio pasquale. Terminato l’annuncio tutti spengono le candele, ed inizia la liturgia della Parola, introdotta dal celebrante.
• Liturgia della Parola; le 7 Letture dell’Antico Testamento sono un compendio della Storia della Salvezza. La Liturgia della Parola della Veglia di Pasqua è la più ricca di tutte le celebrazioni dell’anno; consta di sette letture e otto salmi dall’antico testamento, un’epistola di San Paolo apostolo ed il vangelo scelto tra i tre sinottici, a seconda dell’Anno liturgico allo scopo di ripercorrere la storia della redenzione dall’origine della vita in Dio. Dopo ogni lettura e ogni salmo vi è l’orazione del celebrante. Per motivi pastorali si può ridurre il numero di letture dell’antico testamento da sette a tre; la lettura dell’Esodo è sempre obbligatoria.
• prima lettura dal Libro della Genesi (Gn 1,1-2,2)
• salmo responsoriale (Sal 103 oppure 32)
• seconda lettura dal Libro della Genesi (Gn 22,1-18)
• salmo responsoriale (Sal 15)
• terza lettura dal Libro dell’Esodo (Es 14,15-15,1)
• cantico responsoriale (Es 15,1-6.17-18)
• quarta lettura dal Libro del profeta Isaia (Is 54,5-14)
• salmo responsoriale (Sal 29)
• quinta lettura dal Libro del profeta Isaia (Is 55,1-11)
• cantico responsoriale (Is 12,2.4-6)
• sesta lettura dal Libro del profeta Baruc (Bar 3,9-15.32-4,4)
• salmo responsoriale (Sal 18)
• settima lettura dal Libro del profeta Ezechiele (Ez 36,16-28)
• salmo responsoriale (Sal 41)
Dopo l’Orazione alla settima lettura anche le candele dell’altare vengono accese e il celebrante intona il Gloria, che viene cantato da tutti, con l’accompagnamento dell’organo e il suono delle campane, secondo gli usi locali. Segue l’Orazione Colletta.
• epistola dalla Lettera ai Romani di San Paolo apostolo (Rm 6,3-11)
• salmo responsoriale (Sal 117)
• brano evangelico
1. dal Vangelo secondo Matteo (Mt 28,1-10) nell’anno A
2. dal Vangelo secondo Marco (Mc 16,1-8) nell’anno B
3. dal Vangelo secondo Luca (Lc 24,1-12) nell’anno C
Segue l’Omelia che conclude la Liturgia della Parola.
• Liturgia battesimale; È uso celebrare anche dei battesimi la notte di Pasqua, in questo momento liturgico. Tutti i fedeli riaccendono la candela che avevano all’inizio. Dopo una breve introduzione si cantano le Litanie dei Santi. Quindi il celebrante, pronunciata la preghiera, prende il Cero pasquale e lo immerge parzialmente nell’acqua del Battistero, benedicendo l’acqua. Poi passa ad aspergere tutto il popolo. Nel caso in cui ci siano battesimi, si compie in questo momento il rito che può avvenire anche per immersione come nelle comunità neocatecumenali, altrimenti si pronuncia la professione delle promesse battesimali. È possibile concludere la Liturgia Battesimale con le Preghiere dei fedeli. Non si dice il Credo, perché è sostituito dalla rinnovazione delle promesse battesimali.
• Liturgia eucaristica: è il vertice di tutto il cammino quaresimale e della celebrazione vigiliare
La Liturgia Eucaristica è articolata come in tutte le celebrazioni eucaristiche; alla fine il celebrante dà la benedizione, concludendo così una grande celebrazione che era cominciata il Giovedì santo con la Messa in Cena Domini.
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