Un pubblico attento ha partecipato alla presentazione del “terzo quaderno dell’Osservatorio delle povertà” della Caritas diocesana svoltasi a Pozzallo, città natale di Giorgio La Pira, la vigilia dell’anniversario della sua morte. Nel libro si parte dalla vita, si invita all’attenzione. Ed è stato un clima di attenzione quello che subito si è creato, quando dopo i saluti iniziali del Sindaco e dell’Assessore ai Servizi Sociali di Pozzallo e del Vicario foraneo, si sono ascoltati brani con cui si raccontano sofferenze e speranze dei poveri. Potendo cogliere – ha sottolineato il direttore della Carits – “come spesso essi non contano nulla, ma anche come agli occhi di Dio contano a tal punto da diventare l’asse della storia”. Da qui l’invito ai Sindaci dei Comuni capofila dei due distretti socio-sanitari della diocesi a dire come l’ascolto dei poveri può risignificare le politiche sociali. Il Sindaco di Noto, Corrado Bonfanti, primo cittadino solo da qualche mese, si è detto interessato al “Patto sociale” per come l’ha pensato il Vescovo – patto di collaborazione progettuale – e siglato il Comune di Modica, sottolinenado come si debba sempre partire dalle persone e dall’ascolto dei poveri. Il Sindaco di Modica, Antonello Buscema, ha parlato anche a partire dalla sua esperienza passata di Assessore ai servizi sociali e di volontario. Ha sottolineato come il vero problema non sono le risorse ma la consapevolezza che i problemi dei poveri riguardano tutti e quindi come siano essenziali la famiglia e il territorio: sono i luoghi per eccellenza del sostegno. Ha anche ricordato come in molte situazioni non c’è la soluzione, ma non per questo non occorre far nulla: occorre accompagnare. “Quest’attenzione ai più deboli – ha sottolineato – non è un fatto naturale, tant’è che nella selezione della specie vale il più forte. E’ qualcosa che dobbiamo al cristianesimo, ma che si può perdere come dimostrano esperienze storiche quali il nazismo. Per questo occorre sempre vigilare, occorre sempre tenere vivo il senso della dignità della vita di tutti e dei più deboli in particolare”. Quindi ha concluso l’incontro Mons. Antonio Staglianò, offrendo alcuni paletti perché, ripartendo dagli ultimi, si ritrovi il bene comune. In primo luogo, ha detto il Vescovo, occorrono politici nuovi, occorrono uomini nuovi, occorrono cittadini partecipi. Per questo occorrono generazioni “nuove” che possono nascere dal grembo indicato da Giorgio La Pira, modello di una politica alta, forma massima di carità: il grembo della contemplazione e della frequenza dei poveri. In secondo luogo Mons. Staglianò ha sottolineato come per questo occorre lasciarsi intepellare, “non nella superficie delle emozioni, ma nella verità e solidità della coscienza”. Da cui anche le città possono rinascere, “ritrovando – come amava dire La Pira – la loro anima”. In terzo luogo, il pastore dela Chiesa netina ha rilevato come su questa base, e solo su di essa, si possono pensare e attuare politiche sociali veramente efficaci. E si può costruire quel “Laboratorio dal Sud” caro a Mons. Staglianò e presentato nel suo libro “Una speranza per l’Italia” edito dalle Paoline, Laboratorio con cui unire lotta e contemplazione, mistica e politica, e così avviare cammini di liberazione ritrovando in uomini come La Pira modelli, non da celebrare, ma da imitare. Cogliendone la tensione derivante dallo stare davanti a Dio e nella compagnia dei poveri, scelta peraltro chiesta dallo Spirito alla Chiesa di Noto nel suo secondo Sinodo. Testimoniando questa tensione attraverso segni della carità curati nella qualità e traducendola in “alleanze” come il “Patto sociale contro la crisi”, centrato su formazione – progettualità – cultura, firmato un anno fa dal Vescovo di Noto e dal Sindaco di Modica.
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