Lo scorso 19 Marzo, in occasione del Suo secondo anniversario di consacrazione episcopale, il nostro Vescovo, Mons. Antonio Staglianò, a conclusione della solenne Concelebrazione eucaristica in Cattedrale, ha consegnato ai Vicari Foranei lo statuto delle Comunità di Parrocchie. Un’ulteriore tappa verso il superamento di una concezione individualistica ed autoreferenziale della Parrocchia, per una “pastorale integrata”, che aiuti a lavorare “in rete” e in sinergia, come in una sola Comunità, per una Chiesa tutta ministeriale.
Le Comunità di Parrocchie, se ben intese, non annullano l’identità delle singole parrocchie. Sono invece alveo favorevole per valorizzare carismi e ministeri e per la formazione di un laicato maturo nella fede, corresponsabile e incisivo nell’azione evangelizzatrice. Inoltre, nella sua quarta lettera ai presbiteri, “Dove dimori, Maestro?” mons. Staglianò descrive le comunità di parrocchie come «case e scuole di comunione, luoghi di grande carità, epifania dell’amicizia e dell’amore».
A tal fine possiamo individuare alcuni “passi concreti” per un proficuo avvio di questo promettente cammino unitario.
Il primo concerne i Presbiteri e i Diaconi e la loro testimonianza di comunione fraterna: la condivisione, il confronto, la programmazione e, soprattutto, la preghiera in comune, come già si sta sperimentando nel vicariato di Noto, dove i sacerdoti si ritrovano con il Vescovo per la celebrazione delle Lodi e la Messa Sabatina.
Il secondo riguarda i laici che già svolgono preziosi servizi nelle singole Parrocchie, con la possibilità di vivere insieme momenti formativi, l’evangelizzazione, soprattutto nei quartieri di periferia, l’accompagnamento educativo delle nuove generazioni, la costituzione di un Centro di ascolto Caritas per l’intero vicariato.
Con questo spirito e con queste prospettive le Comunità di Parrocchie possono già esercitarsi a lavorare insieme attorno a una programmazione pastorale incisiva e agile, che dia spazio al confronto e alla verifica del cammino fatto, allo scopo di consentire una evangelizzazione capillare, che tenga conto delle problematiche sociali e religiose che interpellano gli uomini e le donne delle nostre città e del nostro territorio.
Insieme si serve meglio il Signore.
Le Comunità di Parrocchie, se ben intese, non annullano l’identità delle singole parrocchie. Sono invece alveo favorevole per valorizzare carismi e ministeri e per la formazione di un laicato maturo nella fede, corresponsabile e incisivo nell’azione evangelizzatrice. Inoltre, nella sua quarta lettera ai presbiteri, “Dove dimori, Maestro?” mons. Staglianò descrive le comunità di parrocchie come «case e scuole di comunione, luoghi di grande carità, epifania dell’amicizia e dell’amore».
A tal fine possiamo individuare alcuni “passi concreti” per un proficuo avvio di questo promettente cammino unitario.
Il primo concerne i Presbiteri e i Diaconi e la loro testimonianza di comunione fraterna: la condivisione, il confronto, la programmazione e, soprattutto, la preghiera in comune, come già si sta sperimentando nel vicariato di Noto, dove i sacerdoti si ritrovano con il Vescovo per la celebrazione delle Lodi e la Messa Sabatina.
Il secondo riguarda i laici che già svolgono preziosi servizi nelle singole Parrocchie, con la possibilità di vivere insieme momenti formativi, l’evangelizzazione, soprattutto nei quartieri di periferia, l’accompagnamento educativo delle nuove generazioni, la costituzione di un Centro di ascolto Caritas per l’intero vicariato.
Con questo spirito e con queste prospettive le Comunità di Parrocchie possono già esercitarsi a lavorare insieme attorno a una programmazione pastorale incisiva e agile, che dia spazio al confronto e alla verifica del cammino fatto, allo scopo di consentire una evangelizzazione capillare, che tenga conto delle problematiche sociali e religiose che interpellano gli uomini e le donne delle nostre città e del nostro territorio.
Insieme si serve meglio il Signore.
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