IL VOTO COME DOVERE NON SOLO CIVICO MA ANCHE RELIGIOSO

La condizione sociale e politica del Congo è ancora molto instabile e incerta. Sono passati cinquant’anni dalla dichiarazione d’indipendenza e solo una decina dalla fine del regime dittatoriale di Mobutu, ma non si può certo dire che la democrazia si sia bene affermata. Anzi, non si è lontani dal vero dicendo che è ancora tutta da costruire.
La politica a tutt’oggi corrisponde ad una sorta di giungla, dove non non ci sono diritti se non quelli del più forte, o per meglio dire del più violento e astuto. A fronte di questa situazione, risultano di capitale importanza le elezioni politiche del prossimo novembre, al cui esito è legato un futuro di pace e di guerra.
In ogni caso si pone un grave problema: sono ancora pressoché inesistenti i registri elettorali. Nessuno sa ancora con precisione chi sono e quanti sono i cittadini che hanno diritto al voto. D’altra parte non c’è molto molto da meravigliarsi di questa situazione se si pensa che anche l’anagrafe stessa della popolazione è molto incerta, con molti bambini che non vengono dichiarati alla nascita. In questi giorni, in tutte le città del Congo si sta svolgendo una febbrile attività di enrôlement (“arruolamento”) en vue de la révision du fichier électoral, cioè di accertamento d’identità e d’iscrizione per poter preparare uno schedario nazionale degli aventi diritto al voto. Molti congolesi sono ancora senza una sufficiente istruzione e tantissimi non conoscono le modalità delle elezioni, per cui si corre il rischio che lo schedario elettorale possa rimanere molto incompleto e inadatto allo scopo.
La Conferenza Episcopale Congolese ha preso posizione di fronte al problema, pubblicando il documento “Anno delle elezioni: Che dobbiamo fare? (cf. At 2,37)”, nel quale si ricorda ai fedeli che dalla loro partecipazione alle elezioni politiche dipenderà la democrazia: «è urgente e indispensabile precisare la posta in gioco fondamentale e decisiva per la Nazione su cui si fonda il dovere del popolo di andare a votare. Tale posta in gioco consiste essenzialmente nella costruzione di un Congo realmente democratico, pacificato e portatore, grazie ad una politica di buon governo, di nuove possibilità di sviluppo per il nostro popolo».
Ogni diocesi in Congo si è fatta carico di questa opera di sensibilizzazione e informazione per favorire la partecipazione dei cittadini alle elezioni. Il vescovo di Butembo-Beni, mons. Sikuli Melchisedech, in data 3 maggio ha rilasciato un comunicato pastorale sul tema, rivolto ai fedeli e a tutti gli uomini di buona volontà. Ne riportiamo un ampio stralcio: «L’arruolamento in questione non è nient’altro che un esercizio del vostro diritto di cittadine e cittadini di nazionalità congolese. E l’identificazione che ne risulta prova a sufficienza che voi godete di una Patria e, perciò, vi è offerta l’opportunità o l’occasione di agire sulla gestione della cosa pubblica e così contribuire al miglioramento della nostra situazione sociale. È per questo che vi esorto, cari fratelli e sorelle, ad arruolarvi in massa e senza tardare al fine di avere anche il diritto di partecipare alle tappe successive di questo processo e sperare così di dare il vostro contributo personale alla ricostruzione del nostro Paese con la vostra scelta responsabile e giudiziosa. In effetti, arruolarsi costituisce un dovere non solo civico ma anche sacro e diremmo religioso. Tanto è vero che Maria e Giuseppe, i genitori del nostro Salvatore, adempirono questo dovere a suo tempo andando a farsi censire nel loro villaggio natale. Ed è d’altronde nel corso di questo viaggio per il censimento che nache Gesù Cristo (cf. Lc 2,1-20). Andiamo dunque ad arruolarci! Facciamo tesoro del tempo senza attendere l’ultimo momento. Andiamoci subito perché domani sarà troppo tardi; e noi saremmo i primi a piangerne le conseguenze».
Il messaggio di mons. Sikuli sulle elezioni non deborda  dai compiti pastorali di un vescovo ma anzi li realizza. Egli conclude con le parole dei vescovi congolesi nel documento succitato: «la Chiesa cattolica, fidele alla sua missione evangelizzatrice e alla cura della promozione umana integrale che ne fa parte, accompagnerà con la preghiera e la formazione all’educazione civica questo processo elettorale da cui dipende l’avvenire della Nazione Congolese».