«Non abbiate paura. Aprite, anzi spalancate le porte a Cristo! Alla sua salvatrice potestà aprite i confini degli Stati, i sistemi economici come quelli politici, i vasti campi di cultura, di civiltà, di sviluppo. Non abbiate paura! Cristo sa “cosa è dentro l’uomo”. Si, solo lui lo sa». Con queste parole Giovanni Paolo II incoraggiò il mondo intero a camminare, senza fermarsi mai, oltre ogni resistenza e ogni difficoltà, nella speranza di poter costruire un futuro più felice perché più umano. Oggi, nella memoria del IV anniversario della sua morte queste parole rivestono una solennità particolare e dal silenzio muto della sua scomparsa possono essere riascoltate come “parole dette a noi”, qui, in questa ora del nostro incontro.
Così io vengo a voi, proclamandole con timore e tremore, ma nella convinzione profonda e certa che queste parole sono vere, comunicano verità alla mente, calore al sentimento, sicurezza nel guardare al futuro e infondono il desiderio di operare, di non stare inerti, con le mani in mano ad aspettare “godot”, ad aspettare cioè un Dio che non viene mai, che non agisce mai e che mai si fa sentire: «Non abbiate paura! Cristo sa “cosa è dentro l’uomo”. Si, solo lui lo sa». Lui solo, il Crocifisso, che nella condizione dell’assoluta impotenza sulla croce si è mostrato assolutamente potente nell’amore, nel dono di sé, spinto alla morte e nella situazione del suo silenzio muto sulla croce ha lanciato al mondo la parola più eloquente, quella che tutti capiscono: “Dio è amore”, Dio è buono, Dio è misericordia.
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