Ha parlato in piedi Goffredo Palmerini lo scorso 4 gennaio nell’Aula Consiliare di Modica, per rispetto al luogo di espressione massima della democrazia in un territorio, lui che fino al 2007 è stato vicesindaco dell’Aquila e che ora segue le comunità abruzzesi nel mondo, continuando così il suo impegno civico e culturale (come scrittore, giornalista, membro dei consigli direttivi di varie istituzioni, tra cui l’Istituto cinematografico dell’Aquila). Ha parlato con commozione, ringraziando subito per i legami che si sono avviati e che sono continuati dopo il terremoto con l’Aquila, ed in particolare con la storica e popolosa frazione di Paganica. Ha subito spiegato che compatire, nel suo senso etimologico, dice passione condivisa. Andando così al cuore di gemellaggio, che ha preso il tono dell’incontro tra gente che coltiva passioni forti perché le città rinascano recuperando le proprie radici. Solo così potranno restare comunità e diventare, soprattutto per le nuove generazioni, luogo in cui poter sperimentare quella vita buona e bella che sarà, per l’Abruzzo la forza più vera di una ricostruzione che allo stato attuale non c’è. Condivisione di passione per il bene in cui entrano a pieno titolo gli italiani nel mondo: altri sessanta milioni di italiani che, con fatica, si sono conquistati stima e che spesso non capiscono la degenerazione in cui versa il nostro Paese. Italia che ripensiamo a cento cinquanta anni dall’unità attraverso legami che nascono dal dolore e fioriscono in amicizia, impegno per la giustizia, cultura. Ha fatto riscontro alle parole di Goffredo Palmerini il Sindaco di Modica Antonello Buscema, che ha ricordato come ogni terremoto porta lutto e devastazione ma anche dovere e possibilità di ricostruzione, da sempre pensare nell’ottica del bene comune. Poco prima nella chiesa di San Pietro c’era stato il momento liturgico, con l’adorazione eucaristica in cui si esplicitava come questa vicinanza che si è creata con l’Aquila ha a che fare con la vicinanza di Dio, con il suo farsi uomo, il farsi bambino. Nel suo intervento Federico, figlio di Goffredo e seminarista, ha offerto una sua lettura della vita che ci riserva doni, come l’amicizia nata tra Paganica e la diocesi di Noto, per i quali occorre conservare stupore e capacità di riceverli, e così permettere a Dio di entrare nella vita personale e comunitaria. Ha quindi ricordato come sia importante ringraziare per la gratuità dei doni di Dio e di chiedere scusa quando li roviniamo, e questo per vivere bene la nostra vita e tutti i suoi tempi di dolore e di gioia. Così la storia riceve la luce di Dio, che resta una luce discreta, una luce offerta. Aprendo vie di salvezza, come i passi successivi del gemellaggio che si sono pensati nelle giornate di visita di Goffredo, Federico insieme alla sposa e madre signora Anna, e che domenica 10 gennaio saranno condivisi con la comunità di Paganica: continueranno incontri attraverso visite ma anche si programmeranno momenti comuni annuali in cui condividere discernimento e riflessione sui grandi temi della vita da riprendere poi durante l’anno; si penseranno iniziative di servizio ed educative (soprattutto per gli adolescenti) con scambi tra la parrocchia di Paganica e parrocchie della diocesi di Noto; si sosteranno iniziative di condivisione e di economia sociale nel segno della reciprocità; ci saranno momenti costanti di preghiera gli uni per gli altri e lettere di comunione per informarsi sul cammino delle due comunità. Man mano si cercherà di capire anche quali risvolti possono esserci per la vita delle due comunità sociali e civiche; intanto è stata compiuta una tappa importante che segna una svolta: dall’emozione per il terremoto alla fedeltà di un cammino in cui le due comunità si impegnano a dare e ricevere nel segno della vita buona e bella e di città ripensate mettendo al centro l’uomo.
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