Con commozione e semplicità è stata celebrata l’Eucaristia alla Casa don Puglisi di Modica nel ricordo di Mons. Salvatore Nicolosi nel giorno in cui avrebbe compiuto 92 anni. In verità, si è detto fin dall’inizio, Mons. Nicolosi resta presente nella comunione dei santi, resta presente con il suo servizio umile come vescovo di Noto per ventotto anni, resta presente nelle opere di carità che ha voluto con decisione e convinzione. Per Modica la Casa don Puglisi e i Piccoli fratelli in modo particolare. Per la Casa, quando tutti si tiravano indietro, disse con estrema determinazione: “se c’è gente che ha bisogno si deve fare, chi si oppone resta fuori dalla comunità cristiana in cui recitando il Padre nostro tutti siamo fratelli, tutti dobbiamo accogliere e per le situazioni più difficili dobbiamo porre segni che indichino l’impegno di tutti e che si organizzano in modo tale da poter esprimere la carità evangelica e la sua capacità di generare il bene”. Il clima che si respira ogni qual volta si sta ricordando Mons. Nicolosi rimanda a qualcosa di profondamente umano e cristiano: il bene si genera se circola affetto. Ognuno, infatti, ricorda con affetto il vescovo che sembrava distante nella sua signorilità ma , appena lo conoscevi, ci si rendeva conto che l’apparente distanza era discrezione e rispetto, mentre invece il suo cuore è stato sempre ricco di calore per ognuno e per tutti. “Ora, ha detto all’omelia, don Gianni Donzello, è importante che il suo ricordo incida sulla nostra vita, non resti una commemorazione ma diventi un impegno di testimonianza sul suo esempio di uomo, cristiano, prete e vescovo che si è messo alla sequela di Gesù e ci ha indicato ciò che conta: l’ascolto docile della Parola di Dio, la celebrazione dell’eucaristia soprattutto domenicale come fonte e culmine di vita cristiana, l’attenzione ai poveri”. A ricordare tutto questo una semplice targa nel salone della Casa: “Al vescovo Mons. Salvatore Nicolosi, che ha accompagnato con grande affetto l’inizio di questo segno della carità evangelica,si dedica il nostro riunirci e il nostro accogliere amici in questo salone come Casa fondata sul Vangelo vissuto nella compagnia degli uomini”. E la Casa, mentre si celebrava l’eucaristia, veniva messa alla prova per una situazione drammatica … ma il sorriso dei bambini ricordava a tutti che, se si condividono dolori e gioie della vita, questo ci rende tutti più umani e quindi più cristiani e soprattutto il dover continuare fino a tardi a preoccuparsi dei poveri indica il continuo saldarsi della messa con la vita che stava tanto a cuore a Mons. Nicolosi (che amava dire “più messa e meno messe”) ed anche all’attuale vescovo di Noto Mons. Antonio Staglianò, perché diversamente non c’è testimonianza.
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