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Lasciarsi educare dalla misericordia di Dio
Mons. Staglianò Visita la comunità “netina” di Toronto
La “visita pastorale” che mons. Antonio Staglianò ha compiuto a Toronto, in Canada, lo scorso mese di agosto, si colloca in continuità armonica con due precedenti viaggi di “visita pastorale” effettuate dai due vescovi predecessori: i due viaggi pastorali di mons. Nicolosi nei mesi di agosto del 1974 e del 1992e quello successivo di mons. Malandrino nell’agosto del 2005 (in preparazione alla visita pastorale nel vicariato di Pachino-Portopalo, il vescovo Malandrino aveva voluto incontrare prima i pachinesi emigrati a Toronto che allora erano oltre 18mila). Perché proprio nel mese di agosto? Perché la “colonia” più consistente di fedeli della nostra diocesi, da più generazioni emigrata a Toronto, è composta prevalentemente da pachinesi, i quali hanno in Maria SS. Assunta in cielo (la festa si celebra in tutto il mondo cattolico e ortodosso il 15 agosto) la loro Patrona principale. Ebbene i pachinesi a Toronto, proprio in questa data, organizzano una solenne festa durante la quale una statua dell’Assunta, scolpita con le stesse fattezze di quella di Pachino, viene portata in processione lungo alcune strade del centro storico di questa città canadese. Si rivive così in terra straniera l’identità religiosa e l’appartenenza culturale della propria città di origine. Già diverse volte l’indimenticabile mons. Vincenzo Spiraglia, che è stato il grande “profeta, costruttore ed evangelizzatore” della nuova Pachino, era andato a Toronto, ove riceveva generosa accoglienza e celebrava la festa dell’Assunta con i suoi amatissimi concittadini. Questi, insieme ad altri diocesani a Toronto (notinesi, avolesi, modicani, rosolinesi, ecc.), desideravano una “visita pastorale” anche dei loro vescovi. Il nostro giornale sulle predette visite ha dato largo resoconto sui copiosi frutti spirituali e culturali maturati.
Come si diceva, il nostro vescovo mons. Antonio Staglianò, proseguendo la tradizione portata avanti dai suoi predecessori ha svolto dal 10 al 23 Agosto scorso una visita pastorale alla comunità di Toronto per incontrare la comunità dei Pachinesi in occasione dei festeggiamenti di Maria SS. Assunta, Patrona di Pachino e quella della città di Chiaravalle alla quale il nostro vescovo è molto legato. Mons. Antonio Staglianò, durante la sua visita in Canada ha incontrato Mons. Thomas Collins, Arcivescovo di Toronto, con il quale ha avuto uno scambio di vedute sui vari temi della Chiesa e con il quale ha trattato la possibilità di future collaborazioni tra la Diocesi di Noto e di Toronto. Di seguito, i momenti più significativi del viaggio del Vescovo che, come può notarsi dal programma qui pubblicato, è stato ricco di incontri e di momenti emozionanti.
L’incontro con la comunità pachinese di Toronto per la solennità di Maria SS. Assunta in cielo
Nel corso della celebrazione, molto sentita dai pachinesi, il vescovo ha spiegato il “segno” che Dio ci ha voluto donare in Maria di Nazareth “assunta in cielo”. «Nel segno di Maria assunta in cielo in anima e corpo, noi sappiamo che il nostro corpo non è per il dominio o per la sopraffazione o per un vile commercio di sé dentro le tante vie impure dello sfruttamento degli esseri umani. No, il nostro corpo è fatto per il dono, per l’amore, per la dignità, per la lealtà, per l’amicizia. È stato creato come epifania del nostro essere persone, cioè uomini e donne capaci di relazione amativa, creati per amare ed essere amati. Maria assunta in cielo insegna a tutti che noi non “abbiamo” un corpo, ma che noi “siamo” il nostro corpo e che anche il nostro corpo, cioè le nostre persone corporee, staranno nell’amore di Dio per sempre».
L’incontro conviviale con la comunità italo-canadese (12 Agosto 2011)
Molto suggestivo è stato l’incontro conviviale, vissuto nella gioia e nella reciproca accoglienza con la comunità italo-canadese. Nel corso della “cena
di gala” Mons. Staglianò ha rivolto ai presenti un pensiero nel quale ha manifestato, ancora una volta, la sua gratitudine per l’accoglienza ricevuta. “Porto
con me, per voi -ha detto tra l’altro il Vescovo- anche i saluti di tutti i fedeli della diocesi di Noto e in particolare quelli di Pachino, che vi sentono come parte
della loro comunità civile e cristiana. È una comunità umana, bella, ricca di tante risorse, creativa in tanti settori lavorativi, artistici e culturali, nell’edilizia e nell’agricoltura.
Tutto questo fa ben sperare per il futuro. Speriamo nella possibilità di risalire la crisi del momento, non senza l’aiuto di Dio.[…] Il messaggio di Gesù
e della Chiesa cattolica ha un grande signifi cato sociale e umano: se veniamo a sapere da Gesù che il nostro Dio è amore dall’eterno e che noi siamo stati creati
a sua immagine e somiglianza, allora sappiamo che anche noi siamo “amore”, e dobbiamo vivere amandoci. Quest’amore non è astratto. È amore che ha sempre
un “corpo”, cioè ha sempre delle manifestazioni corporee: si tratta di dar da mangiare agli affamati, da bere agli assetati, di vestire i nudi e avvicinare quelli che
si trovano nelle affl izioni, nel pianto, per malattie o particolari debolezze della loro esistenza. […] Nella Diocesi di Noto, da anni stiamo predicando un cristianesimo
più sociale perché più mistico. Così ho sostenuto nella mia Quarta Lettera ai Presbiteri, affi nché i sacerdoti –guide della comunità cristiane– andassero
convinti e coraggiosi in questa direzione. […] Carissimi, voi conoscete molte di queste problematiche perché le avete sofferte in prima persona. Avete sofferto
lo “sradicamento” dalla vostra terra e avete contribuito con il vostro sacrifi cio e il vostro impegno di lavoro (creatività e competenza) a far crescere questo Paese che
vi ha accolto, imprimendo in esso un “carattere tutto italiano”. Ora appartenete a questo popolo del Canada –ed è giusto che ne siate orgogliosi– benché le vostre
radici, il vostro “DNA umano” resti sempre italiano e siciliano. Allora voi siete per noi un segno di grande speranza, perché custodite e condividete con noi siciliani
quella forza d’animo, quella generosità di cuore e quell’apertura d’intelligenza che saranno le vere risorse per risorgere continuamente da questa crisi e da ogni crisi.
L’incontro con i Chiaravallesi per la festa della Madonna della Pietra (21 Agosto 2011)
Particolarmente sentito da mons. Staglianò è stato l’incontro con la comunità calabrese proveniente da Chiaravalle, paese d’origine della sua famiglia. Il
vescovo si è così espresso: «Amici carissimi, per molti di voi questa “seconda Patria” è divenuta orami “la prima”, ma non l’unica. Il riferimento all’Italia
e a Chiaravalle è insopprimibile, perché è scritto nella vostra umanità calda, laboriosa, capace di sacrificio e di dono.[…] La festa della “Madonna della
Pietra”, da voi celebrata di generazione in generazione, lo dimostra. Non è solo un ricordo di quanto si faceva e si fa a Chiaravalle, ma è una “memoria” della
vostra identità da cui sempre attingere nei momenti di difficoltà e per rilanciare il senso della vita e la gioia di guardare avanti per un futuro migliore. […]
Il saluto del parroco della parrocchia di Santa Brigida, p. Carlos A. Sierra
Come segno di gratitudine per la visita di mons. Staglianò, il parroco di Santa Brigida ha rivolto al nostro Vescovo un pensiero con il quale ha voluto esprimere
la gioia della comunità per l’incontro con il Pastore della Chiesa d’origine. In particolare p. Carlos ha detto: «Ancora una volta, e continuando con la lunga tradizione
di questa celebrazione della Chiesa Universale, e in particolare della comunità pachinese di Toronto, festeggeremo questo Dogma che riconosce nella Madonna
l’incorruttibilità del suo corpo e così la suddetta Assunzione di Maria in corpo e anima al Regno dei Cieli. Credo siano molti i motivi che ispirarono i Padri Conciliari
a dichiarare questo Dogma, non solo per la forza delle dichiarazioni precedenti riguardo alla Madonna, ma soprattutto perché prescelta da Dio, immacolata nella
sua concezione, umile nella dedizione alla volontà del Padre, essa è stata il primo “tabernacolo” di Gesù. Al di là di queste ragioni teologiche e spirituali per celebrare
questa festa, abbiamo altri motivi che ci ispirano e riempiono di gioia a sua volta,come per esempio la presenza di Monsignor Staglianò, Vescovo di Noto, e quindi di
Pachino. Lui viene tra noi, come ha promesso, a visitare gli italiani della diaspora,gli immigrati che son venuti in queste terre canadesi per fare storia e seminare
tradizione e per costatare di persona come la devozione alla Madonna Assunta,gelosamente e fedelmente osservata da questi nostri Italiani, può dare una parola
di speranza alla sua Diocesi di Noto.
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D’estate con gli anziani soli
I momenti salienti del campo estivo sono stati diversi, ma non si possono non citare la celebrazione eucaristica di domenica 24, vissuta con grande coinvolgimento grazie anche alle sapienti parole che don Stefano Modica ha rivolto ai presenti durante l’omelia; la visita a Noto nel pomeriggio di lunedì 25 e l’incontro con il vicario generale, don Angelo Giurdanella; la festa nella serata del 26, ricorrenza liturgica dei santi Anna e Gioacchino, resa più intensa dalla presenza della superiora della casa di riposo “Boccone del povero” di Modica; la visita del sindaco, Antonello Buscema, nella mattinata del 27. Naturalmente il punto di forza dell’esperienza, che è nata negli anni 80 mentre si sviluppava un intenso dibattito politico, sociale e culturale in città e nella diocesi sul ruolo degli anziani nel territorio, rimane la convivenza cordiale, rispettosa, arricchente e generosa tra generazioni e tra vissuti diversi. Il tutto nel tentativo di sollecitare la comunità cristiana e non solo, a prestate sempre maggiore attenzione all’universo della terza età, alle sue esigenze e alle risorse che può riservare alla attuale società. Una comunità che dimentica o trascura gli anziani rischia di mortificare la sua storia e quindi di compromettere il suo futuro: consapevoli di ciò e a partire da iniziative come questa, si vuole educare e sensibilizzare la società tutta ai valori dell’accoglienza senza se e senza ma, del rispetto dell’altro specie quando è portatore di princìpi antichi, della convivialità come esperienza che nel segno dell’incontro tra diversi, genera percorsi di giustizia.