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ISPICA-POZZALLO-NOTO. La Fondazione di Comunità Val di Noto sostiene tre nuovi cantieri educativi

Sviluppare coesione sociale e creare, attraverso la prevenzione e l’educazione, senso della comunità e del tessuto inclusivo, per far rinascere una cittadinanza attiva: con questo fine sono stati avviati a Noto, Ispica e Pozzallo tre nuovi cantieri educativi, frutto di un lavoro di rete che vede coinvolti diversi partner e associazioni, in raccordo costante con l’esperienza, maturata a Modica, del cantiere educativo “Crisci Ranni”.
 
 
“A misura di sguardo” il nome del progetto: perché si vuole che i giovani diventino protagonisti e che questo avvenga mettendo al centro la relazione e la rielaborazione culturale del senso della città, sottolineando come soltanto nella comune attenzione, la città diventa patrimonio di tutti. Il progetto si inserisce nel programma annuale di iniziative volte alla prevenzione, alla coesione sociale e all’educazione alla cittadinanza denominato “tessuto inclusivo”, promosso dalla Fondazione di Comunità Val di Noto con il sostegno di Fondazione con il Sud e di Caritas Italiana.
 
Lo scorso 15 settembre, presso i locali di “Crisci Ranni” a Modica, si sono riuniti i referenti dei cantieri educativi, oltre che alcuni volontari e operatori, per un confronto e uno scambio sulle fasi iniziali dell’esperienza: “Il cantiere educativo sia una proposta per tutta la città, che possa offrire uno stile per stare insieme e creare un sistema di relazioni in cui tutti si arricchiscono”. Le attività estive che la rete di associazioni “A misura di sguardo-Pozzallo” ha svolto a fianco dei ragazzi migranti ne sono un esempio: un esperimento di interazione più che di integrazione, che ha permesso di dare nomi, volti, storie ai cosiddetti ‘minori non accompagnati’ e di costruire ‘ponti’ nella città di La Pira. Il cantiere educativo di Noto vede coinvolto da luglio un gruppo eterogeneo di ragazzi nel quartiere Sonnino, in cui sono state avviate diverse attività ludico-sportive: “L’obiettivo – spiega il referente – è quello di volgere nel tempo lo sguardo anche al quartiere dei caminanti”; ad Ispica ci saranno raccordi con le scuole e verranno avviati laboratori espressivi.
 
L’associazione di promozione sociale “Camminiamo Insieme” gestisce il cantiere educativo di Ispica; la Fondazione San Corrado è responsabile dei due cantieri educativi realizzati a Noto e Pozzallo. Particolarmente significativo l’apporto del Coordinamento provinciale di Ragusa di Libera – Associazioni, nomi e numeri contro le mafie – sul versante dell’educazione alla legalità, alla giustizia sociale, alla cittadinanza. Gli altri componenti della rete sono responsabili, ciascuno nel proprio territorio, oltre che della realizzazione del cantiere educativo, della promozione del Patto Educativo, in un’ottica allargata che inglobi non solo le istituzioni scolastiche e le famiglie, ma anche le istituzioni socio sanitarie del territorio, le parrocchie, le organizzazioni del terzo settore.
 
 
La rete dei cantieri educativi è inoltre supportata da consulenze e supervisioni dell’Istituto di Gestalt Therapy HCC Kairòs di Ragusa, per azioni di prevenzione, formazione, orientamento in situazioni problematiche. Le attività proposte dall’ Istituto di Psicoterapia saranno realizzate presso gli studi di alcuni medici di base già coinvolti a vario titolo in iniziative di sostegno ai giovani e ai genitori, dislocati nei vari Comuni interessati in modo da offrire un servizio che, integrandosi con la professionalità del Medico di Medicina Generale e del Pediatria di base, possa affrontare la sofferenza in tutte le sue sfaccettature (medica-psicologica-relazionale-familiare). Al progetto “Medico di base e psicologo insieme” – già attivo da un paio di anni – è stato affiancato il progetto “Sportello di consulenza alla co-genitorialità”, nato in occasione della collaborazione tra l’Istituto di Gestalt Therapy HCC Kairòs e la Fondazione di Comunità Val di Noto: nell’ambito della prevenzione e del sostegno alla genitorialità, è stato attivato – presso la sede di Modica del Centro Clinico dell’Istituto – uno Sportello di Consulenza alla coppia genitoriale, con funzioni di supporto e sostegno ai genitori che avvertono difficoltà, dubbi, problemi nell’educazione e nella crescita dei figli. Lo sportello farà inoltre da filtro tra scuole e servizi socio-sanitari e assumerà l’importante ruolo di “sensore” in relazione alle problematiche che emergono più frequentemente, permettendo quindi l’individuazione di percorsi mirati nella promozione di stili di vita positivi e nella prevenzione di comportamenti a rischio.
 

Ragusa. XXIII Seminario di aggiornamento della FISC Mons. Inserra dedicato alla formazione professionale dei giornalisti

Parte il 18 settembre il XXIII Seminario di aggiornamento “Monsignor Alfio Inserra” dedicato alla formazione professionale per operatori delle testate giornalistiche. Un appuntamento nazionale che vedrà Ragusa al centro di 5 seminari formativi monotematici per un valore di crediti formativi pari a 17 punti. L’evento è promosso ed organizzato dall’Ufficio comunicazioni sociali della diocesi di Ragusa in stretto accordo con la FISC nazionale diretta da Francesco Zanotti e la delegazione regionale guidata da Giuseppe Vecchio. Collaborano alla realizzazione degli eventi anche l’Ordine regionale dei giornalisti, la redazione di Insieme, partecipa anche la Diocesi di Noto con la presenza di Pino Malandrino, direttore del nostro giornale “La Vita Diocesana”.
 
I seminari formativi prenderanno il via giovedì 18 settembre alle ore 16 con l’appuntamento “Raccontiamo i migranti” presso l’auditorium San Vincenzo Ferreri di Ragusa Ibla.
 
Il giorno successivo tema dell’incontro presso l’aula magna dell’ex Facoltà di Agraria, sarà “Informazione e nuovi media”. A seguire, sempre nell’aula magna, “Infoetica”. Gli incontri proseguiranno anche nel pomeriggio con “Giornalismo e giornalismi” e “Social media e informazione”.
“Questa iniziativa – sottolinea monsignor Paolo Urso, vescovo della Diocesi di Ragusa – è importante perché è una grande opportunità per accogliere un momento formativo che ci aiuti a raccontare i migranti e le loro storie. Il raccontare e sapere come farlo ha una sua importanza perché permette a tutti di sapere cosa in realtà avviene, senza approcci ideologici. Raccontare le storie degli stranieri presenti in un territorio vuol dire anche vitalizzare e dare un senso nuovo allo spazio che li ospita.
 
“Comunicare con i migranti – spiega Gian Piero Saladino, direttore dell’Ufficio comunicazioni sociali – equivale a dar loro la possibilità di comunicare come riconoscimento di un diritto ad esistere nella società multimediatica. Sottolineo il fatto che per la prima volta a Ragusa si svolgeranno incontri formativi che garantiranno ai giornalisti ben 17 crediti formativi. A ciò si aggiunge il prestigio dei relatori coinvolti ed il piacere di conoscere o riscoprire quest’angolo dolce di Sicilia. Elemento, quest’ultimo che si è rivelato certamente un polo importante di attrazione per tanti professionisti siciliani. Vogliamo che la stampa abbia opportunità per formarsi e aggiornarsi, che le persone migranti siano al centro dell’interesse ecclesiale e culturale del paese”.
 
Il numero di partecipanti, fra giornalisti e uditori conta circa 150 persone provenienti da tutta Italia e Sicilia. Sono oltre 50 le persone coinvolte in sede locale per l’organizzazione e l’accoglienza. Nutrito il gruppo di volontari che sta prestando la propria opera affinché l’evento possa concretizzarsi nel migliore dei modi.

Pozzallo. Celebrati i funerali dei 18 immigrati morti lo scorso agosto

Si sono svolti nel pomeriggio del 15 settembre, i funerali dei 18 migranti morti nel naufragio dello scorso 23 agosto, nel canale di Sicilia. La cerimonia funebre è stata celebrata secondo il rito cattolico e musulmano, presso lo spiazzale antistante la Cappella del cimitero di Pozzallo.
Per la parte cattolica e in rappresentanza della Chiesa di Noto, era presente il Vicario generale della Diocesi, Mons. Angelo Giurdanella, che nel corso della sua omelia ha richiamato l’impegno di tutti per una “fraternità universale”, affinché si ponga fine a questa immane strage di vite umane.
Per la parte musulmana è stato l’Iman di Scicli ad invocare Allah per le vittime che hanno perduto la vita in mare. Presenti al rito funebre anche il Prefetto di Ragusa, Annunziato Vardè, i Sindaci di Pozzallo, Scicli e Modica, le autorità militari e un gruppo di cittadini della città marinara. Le 18 salme saranno tumulate nei cimiteri dei dodici Comuni del Ragusano. 

Nel nome di don Puglisi si accresce la fraternità diocesi di Noto –Paganica

 Sarà la prima icona di don Puglisi quella “scritta” a Paganica nel monastero in legno delle Clarisse, rimaste dopo il terremoto dell’Aquila malgrado la perdita della madre e il crollo del monastero. L’icona non è un dipinto qualsiasi, ma un messaggio di fede che viene scritto su una tavola preziosa nella preghiera e nel ricordo di chi rappresenta e dei destinatari e, ricevendola nella preghiera, diventa un segno effettivo della presenza di Dio in mezzo agli uomini. Ebbene, questa icona, anzi due icone di don Pino Puglisi sono state scritte dalle Clarisse e destinate, una alla cappella della Casa don Puglisi di Modica, una alla parrocchia Santa Maria Assunta di Paganica. Vogliono esprimere la bellezza di una fraternità che continua dal terremoto come scambio reciproco nella fede, nella speranza e nella carità; fraternità che ritrova in don Puglisi la misura della carità evangelica ovvero del dono di tutto se stessi. E in modo significativo un gruppo di fedeli di Modica, guidato da don Corrado Lorefice, sarà presente alla benedizione delle icone domenica 14 settembre e dopo parteciperà alla prima messa di Federico Palmerini nella piazza di Paganica (e già il giorno precedente alla sua ordinazione). Federico Palmerini è già venuto più volte a Modica, arriva al sacerdozio dopo un cammino ricco di esperienze umane e sociali ed è stato il primo tramite per avviare il gemellaggio. Il giorno dopo, lunedì 15 settembre, ventunesimo anniversario del martirio del Beato don Pino Puglisi, l’icona destinata a Modica sarà accolta alle 19,30 nel cantiere educativo Crisci ranni con una Veglia, in cui si pregherà per i prossimi ordinandi della diocesi di Noto: cinque giovani che diventeranno presbiteri e due diaconi. Durante la Veglia vi sarà la testimonianza di uno dei due futuri diaconi, Paolo Catinello. Si legano così il ricordo del prete martire, l’evento della consacrazione totale a Dio e ai fratelli di nostri carissimi giovani, la fraternità con l’Aquila. Che continua nell’intensità dell’affetto verso una terra che resta profondamente ferita, ma che è soprattutto capace di donare una testimonianza di grande fede e squisita ospitalità. Don Puglisi peraltro continua a parlare al cuore di molti, e in quest’occasione si vuole riportare il suo messaggio alla vita personale, ma anche della città e delle sue periferie esistenziali, per dirla con papa Francesco. Dopo la veglia l’icona sarà collocata nella cappella della Casa don Puglisi, dove sono già – sempre “scritte” dalle Clarisse – le icone della Madonna con il Bambino e del Crocifisso di S. Damiano.

Assemblea del clero diocesano. Staglianò: “comunità più missionarie per una Chiesa in uscita”

 Si sono conclusi ieri, 5 settembre, gli Esercizi Spirituali per i presbiteri della nostra Diocesi, guidati quest’anno da Mons. Renato Corti, Vescovo emerito di Novara. Come da consuetudine, al termine di questi giorni di ritiro, il nostro Vescovo Mons. Antonio Staglianò, ha convocato il clero diocesano per le comunicazioni sul nuovo anno pastorale 2014/15.
 
A partire dal tema del prossimo triennio 2014/17 “Una Chiesa in uscita. Con Gesù lungo le strade dell’uomo”, gli orientamenti di Mons. Vescovo si sono concentrati sulla necessità di una nuova configurazione pastorale delle parrocchie della Diocesi, perché siano sempre più comunità missionarie e dinamiche. Mons. Staglianò si è rivolto al presbiterio diocesano, chiedendo disponibilità piena per una maggiore cooperazione nel servizio alla Chiesa locale. In particolare, il Vescovo ha esortato tutti a coltivare un’intensa vita spirituale, dalla quale non si può prescindere, perché il ministero sia fecondo e contribuisca alla santificazione del popolo di Dio. In questa direzione, Mons. Vescovo ha esortato i sacerdoti alla partecipazione annuale agli Esercizi Spirituali in Diocesi, allo scopo di alimentare la vita spirituale e per vivere un momento forte e significativo di comunione presbiterale.
 
 
Mons. Staglianò ha poi sottolineato l’importanza di ripensare – nella direzione di una “Chiesa in uscita”- la vita delle comunità cristiane, a partire dal giorno del Signore, la domenica. Ancora una volta, come già altre volte suggerito, il Vescovo ha domandato ai presbiteri e ai diaconi presenti di individuare forme concrete di carità, “gesti eucaristici” – come egli stesso li ha definiti – da porre quali “prolungamento” della celebrazione rituale dell’Eucaristia, perché la “Messa” continui fuori dal tempio, lungo le strade del nostro territorio, fino alle “periferie esistenziali” dell’uomo di oggi. Segni che diventano epifania di Chiesa, vita che annuncia il Vangelo e che splende nel dono di sé agli altri, alla maniera di Cristo.
 
 
Infine, come accennato all’inizio, Mons. Vescovo ha individuato la possibilità di un nuovo assetto delle comunità parrocchiali del territorio diocesano, nella configurazione – già collaudata in alcuni vicariati – delle comunità di parrocchie, al fine di dinamizzare la vita pastorale e creare più sinergie di comunione tra gli stessi presbiteri. Mons. Staglianò, ha individuato nella figura del “parroco moderatore” la forma concreta di questo coordinamento, con gli altri presbiteri preposti, nel servizio pastorale alle suddette comunità di parrocchie. Il Vescovo ha inoltre invitato i sacerdoti a partecipare con sempre maggiore assiduità e senso di responsabilità a quegli appuntamenti diocesani previsti nel corso dell’anno, non per mero formalismo, ma per maturare un senso di appartenenza e di radicamento alla Chiesa locale.
 

I sacerdoti della Diocesi riuniti per gli annuali Esercizi Spirituali

Sono iniziati ieri, lunedì 1 Settembre e si concluderanno venerdì prossimo 5 Settembre, gli annuali Esercizi Spirituali per i presbiteri della Diocesi di Noto, presso il Santuario della Madonna della Scala.
 
Questo tempo di meditazione per i sacerdoti, diventa occasione di esperienza più profonda del Signore, della sua Parola, perché sia ascoltata e accolta con frutto, perché diventi bussola dell’azione pastorale, che deve poter ripartire, come esorta Papa Francesco, dalla gioia del Vangelo, buona notizia che Dio, in Cristo, continua ad offrirci.
 
Il Vangelo è lievito di resurrezione per ogni uomo, è spinta in uscita per la Chiesa che annuncia, soprattutto a quanti vivono, lungo le strade della nostra Chiesa netina, ai margini, nelle tante periferie esistenziali del dolore e della sofferenza; uomini e donne che – ci ricorda il nostro Vescovo Antonio – interpellano la nostra umanità, affinché diventi epifania dell’amore stesso di Dio.
 
Così i nostri presbiteri attingeranno al tesoro inesauribile della Divina Parola, aiutati dalle meditazioni di S. E. Mons. Renato Corti, Vescovo emerito di Novara. Al corso di Esercizi sarà presente anche il nostro Vescovo Mons. Antonio Staglianò, che a conclusione di questi giorni di meditazione, convocherà la consueta assemblea dell’intero clero netino, alle porte del nuovo anno pastorale 2014/15.
 
Accompagniamo i nostri sacerdoti con la nostra preghiera.
 
 

Mons. Staglianò intervento al Rinnovamento nello Spirito a Foligno

 In occasione di una delle edizioni della Scuola Interregionale Animatori promossa dal Rinnovamento nello Spirito con il tema “La gioia di servire”, svoltasi a Foligno (Pg) dal 17 al 20 Agosto 2014, su invito del Comitato Nazionale di Servizio è intervenuto Sua Eccellenza Mons. Antonio Staglianò vescovo di Noto (Sr) sul tema “La conversione pastorale nel pensiero di Papa Francesco”, offrendo ai partecipanti una profonda riflessione spirituale sull’urgenza della Chiesa tutta di accogliere l’invito del pontefice ad “uscire nelle periferie esistenziali” dell’umanità.
Mons. Staglianò ha particolarmente messo in evidenza come il rischio più immediato per molti cristiani praticanti, anche all’interno dei movimenti ecclesiali, è quello di rendere la propria fede in Cristo una forma di “irreligiosità”: – “Senza fede in Cristo, mossa dallo Spirito Santo, la religione diventa rischiosamente irreligiosa: quando Gesù camminava per la Palestina si rivolge ai religiosissimi farisei e agli scribi meravigliandosi per la loro incredulità. Anche oggi le nostre chiese possono essere splendide all’esterno ma abitati da sepolcri viventi, sono esse stesse dei sepolcri imbiancati; l’ipocrisia religiosa assume molte forme fino al diritto di uccidere in nome di Dio! Questa è follia!” – sottolinea con forza il padre vescovo.
Egli inoltre, si rivolge ai partecipanti, membri e coordinatori di comitati regionali, diocesani e pastorali di servizio del Rinnovamento, ricordando come “La missione dello Spirito è quello di scendere sulle ossa inaridite e attraverso un processo di conversione e trasformazione far rinascere un nuovo popolo in cammino. Non c’e opera dello spirito che non provoca movimento, dinamismo: papa Francesco ci ricorda che la Verità non è statica ma è un cammino, la Verità si apre un cammino e lo percorre; la Verità è Gesù, la Via, la Vita. Lo Spirito ci permette di far vivere la Verità nella nostra carne “.
La rivoluzionaria novità del linguaggio usato da papa Francesco rappresenta, secondo mons. Staglianò, una vera provocazione per la Chiesa del nostro tempo che è chiamata a metterla in pratica come una rinnovata vocazione missionaria : – “Molti comprendono dove il papa vuol condurre la chiesa ma non lo vogliono fare. Francesco vuole dare un imprinting missionario: la novità è la sua assoluta semplicità, tutti lo capiscono, ha un nuovo linguaggio” ; una urgenza missionaria che già il pontefice aveva molto “plasticamente” riproposto commentando la Parola di Gesù che grida “Io sono alla porta e busso”: così la ripropone mons. Staglianò ” Diamo però un pò di concretezza a questa Parola: spesso però Lo si è fatto entrare e lo si tiene chiuso in gabbia, non lo si condivide, non lo si porta agli altri: sii generoso! Dio ribalta la prospettiva: viene ad abitare in noi che siamo il suo tempio. Onora il tempio di Dio che sei: Gesù abita già nelle nostre case nei nostri cuori e bussa x USCIRE!!!!”; e ancora “Bisogna decidersi a non essere statici dopo che si è “ingerita” la medicina dei movimenti, certamente correnti di grazia per la Chiesa. Don Tonino Bello diceva al suo diacono: da adesso in poi alla conclusione dell’Eucarestia devi dire “la pace è finita, fuori andate a messa”.
Un invito, quasi un grido di pastore, quello di mons. Staglianò, che invita tutti i partecipanti a non dimenticare come la celebrazione dei Sacramenti, l’adorazione eucaristica, l’ascolto della Parola e la preghiera personale sono “le stazioni di servizio dove si rifornisce il nostro serbatoio dell’anima” per uscire nuovamente ad incontrare le membra sofferenti di Gesù. L’insegnamento di mons. Staglianò è stato un vero e proprio “faro luminoso” della Parola e del magistero della Chiesa, offerto a coloro che sono chiamati a mettersi al servizio del Rinnovamento come pastori e guide dei fratelli a loro affidati a immagine dell’unico e vero Buon Pastore.

Noto. “Dal dolore alla speranza” Mostra sull’immigrazione di Elia Li Gioi

“Dal dolore alla speranza” questo è il titolo della mostra del Prof. Elia Li Gioi, che dal 28 luglio espone le sue opere sotto le austere volte della splendida Basilica Cattedrale di Noto. Una mostra che nelle intenzioni del Maestro Li Gioi, vuole spingersi oltre il fatto estetico dell’evento, per veicolare un messaggio, per raccontare una storia, quella di tanti uomini, donne e bambini che vivono il dramma dell’immigrazione, che in questi ultimi tempi ci tocca da vicino, visti gli innumerevoli sbarchi, spesso con esito tragico, che interessano le coste del nostro territorio.
 
I lavori del Prof. Li Gioi comprendono installazioni e opere su tela, con tecniche miste. Interessanti e di notevole impatto i suoi “totem” lignei, ricavati dai relitti delle imbarcazioni, che affrontando i viaggi della speranza, sono diventati testimoni silenti del dolore di chi lascia la propria terra, alla ricerca di un futuro migliore, ricerca che in molti casi si infrange, come le onde del mare, sugli scogli dell’egoismo e dell’indifferenza umani. Questi relitti di barconi sono opere “vive” che odorano ancora di salsedine come di lacrime, di sudore e di morte, che narrano un dolore senza fine, che lanciano un grido di rivolta all’Europa e al mondo.
 
“Abbiamo smarrito l’esperienza del piangere” ha sottolineato con forza Papa Francesco in visita a Lampedusa. Le opere del Prof. Li Gioi vogliono farci ritrovare il coraggio di fermarci per considerare la tragedia di questa umanità disperata, che non comprende solo gli immigrati, ma l’uomo di ogni tempo e di ogni luogo, l’uomo debole, fragile, ferito, impastato di umanità e di divinità, l’uomo che soffre ma che non si arrende al dolore e il suo grido – come quello raffigurato dal Maestro Li Gioi nella smorfia di dolore di un Giovanni Paolo II ormai allo stremo delle forze – questo grido di dolore condensa ed esprime in maniera più che eloquente l’angoscia di un’umanità che tuttavia non si rassegna alla morte, che non si arrende, che vuole lottare e vuole vincere, finché questo grido di sofferenza non diventi l’urlo liberatorio di una vita che ri-nasce, come il bimbo che viene alla luce, dopo il travaglio del parto. Ma adesso lasciamo parlare il Prof. Li Gioi, che ci spiegherà il significato più profondo di questa mostra – dentro un luogo sacro, come la vita di ogni persona -il messaggio che vuole lanciare, che è fondamentalmente di speranza e di rinascita.
 
Prof. Li Gioi, può parlarci della genesi di questa mostra,perché è nata, cosa ci vuole comunicare?
 
La mostra nasce dalla mia vicinanza con quelle che oggi Papa Francesco chiamerebbe le “periferie del mondo”. Esperienze personali che mi hanno forgiato e figure di riferimento esemplari ai quali mi sono sentito vicino, come Don Milani e Helder Camara. Provengo inoltre dalla formazione artistica dell’Accademia di belle arti di Firenze, nella quale ho maturato il mio percorso artistico e umano. Per me l’arte trasmette segmenti di riflessione, più che mai in questi giorni di esposizione in Cattedrale qui a Noto. Questa mostra in un luogo sacro, non è in dissonanza con i temi delle mie opere, che hanno a che fare con l’uomo, con la vita. Cosa c’è di più sacro della vita? Se nelle chiese si proclama la parola di Dio, questa mostra in Cattedrale proclama la parola degli uomini e in questo non c’è contraddizione. Uomo e Dio non sono rivali, c’è un solo messaggio: quello di un dolore pieno di speranza, che sale dall’umanità stanca, che attende salvezza. Queste opere non devono lasciarci indifferenti, devono poterci scuotere e interrogarci sulla possibilità di un futuro diverso.
 
C’è in queste opere una drammatica bellezza; si può parlare di un’estetica del dolore, esso che ci appare quale non-senso e contraddizione? Cosa vuol dirci la sofferta visione di un’esistenza che appare votata all’assurdità e alla disperazione?
 
Sembra una contraddizione: la“bellezza” di questo dolore vuole farci maturare un nuovo sguardo sulle cose. Direi che è una bellezza all’incontrario, che attraversa la bruttura della sofferenza, ma per aprirsi alla speranza: dolore e speranza cammino insieme, per dirci che c’è sempre una via di uscita, una nuova possibilità. Un mondo migliore è possibile, una umanizzazione dell’economia, della politica, della società non è un’utopia. La bellezza salverà il mondo, quella di una nuova umanità, che ci fa più giusti, più solidali, più vicini ai bisogni di chi mi sta vicino o anche lontano. Questa mostra vuole dirci: siamo una società imbarbarita, diventiamo più umani, costruiamo una società più fraterna e solidale.
 
Nelle sue opere c’è una particolare attenzione ai volti, quelli degli immigrati, come quello sofferente di Giovanni Paolo II. Cosa può dirci riguardo a questa sottolineatura, quale l’appello di questi volti, che non conosciamo, ma che in fondo ci appaiono così familiari, quasi assomigliandoci?
 
Dal dolore di questi volti si può ripartire, essi esprimono anche forza e coraggio; il loro non è un dolore arrendevole. Sono volti oserei dire “sacri”, in essi c’è una passione divina, i tratti del Cristo sofferente. Ma in essi può anche intravedersi la luce della risurrezione, volti trasfigurati, che profumano di vita. In questo dolore c’è una esplosione di amore e di vita in tutta la loro forza. Questi volti ci appartengono, sono il volto di una umanità che si prepara ad accogliere l’alba di un nuovo giorno.
 

Oltremare: a Siracusa e Pozzallo il Festival per comprendere e amare il Mediterraneo

Comprendere e amare il Mediterraneo: è il sottotitolo scelto per Oltremare, il festival organizzato dalla neonata Fondazione di Comunità Val di Noto, che avrà luogo a Siracusa e Pozzallo, rispettivamente i prossimi 5 e 6 settembre. L’evento è realizzato con il sostegno di Fondazione con il Sud e Caritas Italiana, in partenariato con Borderline Sicilia, Casa don Puglisi, Cospe, L’Arcolaio, Libera, Limes, Siracusa d’amare, e con il patrocinio del Comune di Pozzallo e del Comune di Siracusa.
 
Il ricco e variegato programma – speculare nelle due date – risponde all’urgenza di un esercizio collettivo di comprensione critica delle dinamiche geopolitiche mediterranee da cui dipendono diversi fenomeni, tra cui, in particolare, il riversarsi sulle coste italiane di un numero sempre maggiore di migranti e i tragici naufragi che ne conseguono.
 
Sarà proposto un ciclo di conferenze tenuto da esperti studiosi e attivisti, con la chiara finalità di consegnare al pubblico la possibilità di acquisire una più ampia e consapevole visione del panorama storico, istituzionale, giuridico ed economico relativo al Mediterraneo, senza dimenticare di dar voce alla concretezza del vissuto di coloro che scelgono di rischiare la vita, attraversandolo.
 
Un calvario, quello dei superstiti, che non si conclude una volta messo piede sulle banchine dei porti siciliani: per questo a Pozzallo sarà in mostra un fotoreportage sulle condizioni di vita degli immigrati sfruttati dalle agromafie locali.
 
Il Festival sarà caratterizzato anche da significativi momenti di convivialità. I percorsi gastronomici serali saranno preparati dal laboratorio “Don Puglisi” di Modica e dalla cooperativa “L’arcolaio” di Siracusa e curati e presentati dallo chef Carmelo Chiaramonte. Frutto di queste collaborazioni saranno le cene che, da un lato, comunicheranno al pubblico del Festival i valori e le idealità fondanti di queste realtà solidali già fortemente radicate nel territorio, e, dall’altro, favoriranno -una volta conclusi i cicli di conferenze- l’elaborazione, il dialogo e l’incontro.
 
Le due serate si concluderanno con le esibizioni di diverse realtà musicali siciliane attente alla contaminazione e al multiculturalismo. A condividere il palco con i musicisti sarà l’attore modicano Andrea Tidona che, durante l’avvicendamento tra un’ensemble e l’altra, leggerà brani estratti da una raccolta di poesie, da un testo teatrale e da un’antologia di attivisti.
 
La chiave per comprendere il senso del festival organizzato dalla Fondazione di Comunità Val di Noto risiede nel suo stesso nome: “Oltremare” è un festival che intende andare oltre ogni forma divulgata e di stereotipo, oltre gli steccati disciplinari, oltre i generi artistici, così da abituare all’inclusione, incoraggiare uno sguardo più consapevole, curioso e generoso verso ciò che accade nella nostra terra, per restare umani rispetto a ciò che accade nei nostri mari, perché la cosa indispensabile, forse, è capire ciò che accade oltremare. Per poterci chiamare, tutti, mediterranei.
 

Il 15 Agosto per l’Assunta giornata di preghiera per le Diocesi italiane: “chiederemo la concordia e la pace dei cristiani drammaticamente perseguitati”

“Terrore Iraq”, “Esodo biblico”, “Caccia ai cristiani”, “In fuga dall’islam”, “Pulizia etnica e religiosa nel folle disegno del califfato”: ai titoli dei quotidiani nell’edizione di venerdì 8 agosto, il Corriere della Sera aggiunge un’ampia intervista al Card. Angelo Bagnasco, quale “presidente della Conferenza episcopale italiana e vicepresidente delle Conferenze episcopali europee nonché arcivescovo metropolita di Genova”.
 
Rispondendo alla domanda di come si muoverà la Chiesa cattolica italiana per soccorrere gli esuli, il Cardinale afferma: «La prima cosa che faremo, attraverso la Segreteria di Stato e la Nunziatura a Bagdad, è manifestare la nostra piena disponibilità ad accogliere quei perseguitati che eventualmente lasciassero il Paese. Le diocesi italiane sono da sempre notoriamente disponibili verso gli immigrati: lo sforzo diventerà ancora più urgente e doveroso verso i tantissimi fratelli brutalmente perseguitati a causa della loro fede. Ho subito dato disposizione, com’è avvenuto anche per la Siria, di un primo intervento di natura economica per un milione di euro da inviare per le immediate necessità attraverso i vescovi locali e la Nunziatura di Bagdad. E il 15 agosto, come già annunciato, in tutte le chiese italiane, unendoci all’ esortazione del Santo Padre, si pregherà nel giorno della Madonna Assunta per chiedere la concordia e il sollievo dei cristiani drammaticamente perseguitati in tante e diverse parti del nostro mondo».
 
Bagnasco, circa il ruolo della comunità internazionale – dopo aver osservato che «a volte, i cristiani scontano una pregiudiziale identificazione con l’Occidente che può alimentare violenze sempre ingiustificabili» – ribadisce che è « un dovere per gli organismi internazionali, che vogliano davvero esprimere i sentimenti della comunità mondiale, monitorare gli avvenimenti e adottare gli opportuni provvedimenti per situazioni che rappresentano una vergogna inaccettabile per i nostri tempi. Il diritto di praticare liberamente e rispettosamente la propria fede religiosa è contemplato giustamente tra i diritti fondamentali. È auspicabile che gli interventi siano davvero efficaci».
 
E, in merito alle posizioni del nostro Paese: «Sono anche certo che la sensibilità del popolo italiano, del suo governo, degli stessi partiti, sia ben conosciuta, soprattutto per l’ attenzione al dramma umanitario e al diritto e alla libertà di praticare la propria religione».
In particolare, sulle parrocchie italiane aggiunge: «Le nostre comunità sono sempre sensibili verso la grande tragedia degli immigrati che lasciano i loro Paesi per motivi di guerra o per cercare un giusto benessere dopo tanta disperazione. Partecipano col volontariato e anche con risorse economiche. In questa sensibilizzazione generale, anche grazie alla preghiera, cresceranno sia la coscienza che la vicinanza ai perseguitati nella terra dell’ Iraq».
 
Infine, il Cardinale Presidente conclude che «i fatti dell’Iraq, con queste migliaia e migliaia di cristiani crudelmente perseguitati e obbligati a lasciare le loro case, richiamano tragicamente l’attenzione e la sensibilità di tutti. E fanno riscoprire la fortuna della fede ma anche il coraggio della testimonianza. Laddove ci fosse una forma quasi di anestesia, provocata dal tipo di vita quotidiana che tutti ci riguarda, la tragedia dei centomila cristiani in fuga dal Nord dell’ Iraq rappresenterà un richiamo, una scossa, uno choc per tutti».
 
Sulla situazione in Iraq è tornato puntualmente anche Papa Francesco nel corso della preghiera dell’Angelus di domenica 10 agosto: “Ci lasciano increduli e sgomenti le notizie giunte dall’Iraq: migliaia di persone, tra cui tanti cristiani, cacciati dalle loro case in maniera brutale; bambini morti di sete e di fame durante la fuga; donne sequestrate; persone massacrate; violenze di ogni tipo; distruzione dappertutto; distruzione di case, di patrimoni religiosi, storici e culturali. Tutto questo offende gravemente Dio e offende gravemente l’umanità. Non si porta l’odio in nome di Dio! Non si fa la guerra in nome di Dio!”.