Continuiamo nella forma semplice della visita ad essere accanto ai fratelli di Paganica e dell’Aquila a quattro anni dal terremoto, dove siamo ritornati per la dodicesima volta dal 7 al 10 giugno. Ci sono piccoli segnali: qualche edificio viene restaurato, nella frazione di Paganica – con cui abbiamo avviato un gemellaggio fin dai primi mesi dopo il sisma – sono ricominciati i lavori per il Centro parrocchiale e per il monastero delle Clarisse. Ma sono grandi il dolore e la tristezza perché tutto procede molto lentamnte, perché sempre più ci si accorge che sono state prese decisioni senza tenere conto della voce e del bene della gente, perché tanta gente si trova ancora in parte lontano da casa o in case collocate lontane dai luoghi degli affetti e del lavoro. E a volte prevale la chiusura, e si avverte un profondo sconforto.
Certo, nella visita prevale l’ospitalità, che mostra l’anima bella della gente di Abruzzo e i sentimenti di amicizia che li rendono attenti a sofferenze conosciute nelle loro visite in Sicilia, verso le quali sanno esprimere grande affetto e sostegni tanto concreti quanto generosi. Rimanere legati allora a Paganica, per la comunità di Modica e per la diocesi di Noto, significa rimanere legati alla sostanza della vita, alla necessità di mettere al centro ciò che conta e di iniziare dal basso il riscatto da tante ingiustizie, indifferenze, sofferenze. Ed è stato molto bello condividere la speranza nel nome di don Puglisi! Si pensa anche a Paganica di intitolargli una strada, per onorare un testimone che riguarda non solo la Sicilia ma tutto il Paese e tutto il mondo.
E le Clarisse, che sono rimaste in un convento di legno per non abbandonare la gente e offrire così – dal di dentro – la loro preghiera e fraternità, hanno proposto che nel nome di don Puglisi si cerchi un riscatto che parta da ognuno, secondo il motto del nuovo beato: “Se ognuno di noi fa qualcosa, allora si può fare molto”. Intanto si sta programmando un momento estivo – dal 9 al 12 agosto – in cui rappresentanti delle due comunità condivideranno la fede, l’amicizia, l’impegno per un mondo più fraterno e giusto.
E mentre eravamo in visita a Paganica è arrivato l’annuncio della nomina del nuovo arcivescovo dell’Aquila: Mons. Giuseppe Petrocchi, noto ad alcuni per la sua capacità di unire, di affrontare i problemi, di aiutare il discernimento. Abbiamo avvertito la speranza che, non solo la Chiesa, ma anche la città e il territori tutto possano trovare un riferimento sicuro in un pastore che guidi con nuove energie, che “odori di pecore”e che guidi verso le periferie dell’esistenza perché dappertutto arrivi l’unzione di Cristo.