Da domenica scorsa è iniziato il viaggio pastorale del nostro Vescovo Antonio e di una delegazione diocesana nella Chiesa gemella di Butembo-Beni, nella Repubblica democratica del Congo. Grazie ai quotidiani messaggi di Mons. Staglianò, che per posta elettronica ci arrivano fin da laggiù, possiamo seguire le tappe intense di questa Visita Pastorale, tanto voluta e desiderata da entrambe le Chiese gemelle.
“L’Africa è un mistero – scrive il Vescovo in uno di questi messaggi – sembra parlare interiormente a ciascuno, ha un suo grande fascino! La forbice di chi sta bene e di chi malissimo si vede a vista d’occhio e l’occhio vede che in troppi vivono in condizioni di miseria e pochissimi in situazioni di ricchezza. Qui il tema della povertà non è un ‘gioco di perle di vetro’, di chi dall’alto del proprio benessere si emoziona nel vedere per un attimo in televisione ragazzi denutriti e corpi martoriati dalle malattie. Qui, invece, è vissuto quotidiano di tanta gente, da farti sgorgare nel cuore l’interrogativo: ‘ma tu che ti diverti a giocare con le tue elemosine, pur necessarie e importanti per noi, ritieni di rimanere umano?’ Perché solo se restiamo e ci riscopriamo umani, sentiremo il bisogno di largheggiare nel nostro cuore e dilatare gli spazi dell’amore in gesti di solidarietà più vera”.
Un calendario fittissimo per il nostro Vescovo e per il gruppo che lo accompagna in questo “pellegrinaggio” in terra d’Africa: Goma, a seguire Butembo, dove Mons. Staglianò ha incontrato i consacrati. “Che splendore la vita consacrata qui a Butembo – scrive il Vescovo – sono nati diversi ordini religiosi maschili e femminili i cui membri – a centinaia – sono sparsi in tutti i continenti della terra. È però urgente attraversare e vincere il rischio della mondanizzazione che deriva dall’attaccamento alle cose e al denaro: qui viene fuori la bellezza e la profezia della verginità consacrata, del celibato e della fraternità comunitaria, insomma della comunione, come unico antidoto contro l’individualismo, contro una vita sacerdotale e religiosa più ‘professionale’ che ‘testimoniale'”.
Altri momenti significativi di questo viaggio sono stati l’inaugurazione di un laboratorio di informatica, frutto della generosità di un componente della delegazione diocesana, che ha così voluto onorare la memoria di un suo giovane nipote, morto di cancro dopo tante sofferenze. Poi, la dedicazione di una nuova parrocchia, dedicata alla Madonna di Guadalupe. “La mia gioia è stata grande nel vedere come questo popolo ha accolto festosamente la Vergine del Tepeiac! Negli occhi di tutti c’era una speranza viva, come l’attesa di qualcosa di finalmente nuovo che giunge a cambiare la vita. Sono sicuro che la venerazione di questa immagine e attraverso di essa, del mistero guadalupano, aiuterà questa gente a trovare vie per il riscatto sociale e nuove tappe di umanizzazione”.
Un momento forte e fecondo è stato l’incontro con il clero, “del quale – scrive ancora Mons. Staglianò – mi ha positivamente meravigliato il fatto che i 200 preti di Butembo vivono tutti in piccole comunità presbiterali! Che futuro! Che speranza per noi! Questi nostri fratelli ci precedono nel sogno che Dio ha per i presbiteri della Chiesa cattolica: preti che vivono insieme, si amino, fraternizzino, si sostengano, stiano con la gente, senza avere – come chiede Papa Francesco – “‘spazi privati’…”.
Il viaggio prosegue: Ordinazioni sacerdotali, inaugurazione del Centro Cardiologico “Pino Staglianò” e altro ancora… accompagniamo con la preghiera e la prossimità fraterna il Vescovo e i nostri fratelli!