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Nel nome di don Puglisi si accresce la fraternità diocesi di Noto –Paganica

 Sarà la prima icona di don Puglisi quella “scritta” a Paganica nel monastero in legno delle Clarisse, rimaste dopo il terremoto dell’Aquila malgrado la perdita della madre e il crollo del monastero. L’icona non è un dipinto qualsiasi, ma un messaggio di fede che viene scritto su una tavola preziosa nella preghiera e nel ricordo di chi rappresenta e dei destinatari e, ricevendola nella preghiera, diventa un segno effettivo della presenza di Dio in mezzo agli uomini. Ebbene, questa icona, anzi due icone di don Pino Puglisi sono state scritte dalle Clarisse e destinate, una alla cappella della Casa don Puglisi di Modica, una alla parrocchia Santa Maria Assunta di Paganica. Vogliono esprimere la bellezza di una fraternità che continua dal terremoto come scambio reciproco nella fede, nella speranza e nella carità; fraternità che ritrova in don Puglisi la misura della carità evangelica ovvero del dono di tutto se stessi. E in modo significativo un gruppo di fedeli di Modica, guidato da don Corrado Lorefice, sarà presente alla benedizione delle icone domenica 14 settembre e dopo parteciperà alla prima messa di Federico Palmerini nella piazza di Paganica (e già il giorno precedente alla sua ordinazione). Federico Palmerini è già venuto più volte a Modica, arriva al sacerdozio dopo un cammino ricco di esperienze umane e sociali ed è stato il primo tramite per avviare il gemellaggio. Il giorno dopo, lunedì 15 settembre, ventunesimo anniversario del martirio del Beato don Pino Puglisi, l’icona destinata a Modica sarà accolta alle 19,30 nel cantiere educativo Crisci ranni con una Veglia, in cui si pregherà per i prossimi ordinandi della diocesi di Noto: cinque giovani che diventeranno presbiteri e due diaconi. Durante la Veglia vi sarà la testimonianza di uno dei due futuri diaconi, Paolo Catinello. Si legano così il ricordo del prete martire, l’evento della consacrazione totale a Dio e ai fratelli di nostri carissimi giovani, la fraternità con l’Aquila. Che continua nell’intensità dell’affetto verso una terra che resta profondamente ferita, ma che è soprattutto capace di donare una testimonianza di grande fede e squisita ospitalità. Don Puglisi peraltro continua a parlare al cuore di molti, e in quest’occasione si vuole riportare il suo messaggio alla vita personale, ma anche della città e delle sue periferie esistenziali, per dirla con papa Francesco. Dopo la veglia l’icona sarà collocata nella cappella della Casa don Puglisi, dove sono già – sempre “scritte” dalle Clarisse – le icone della Madonna con il Bambino e del Crocifisso di S. Damiano.

Assemblea del clero diocesano. Staglianò: “comunità più missionarie per una Chiesa in uscita”

 Si sono conclusi ieri, 5 settembre, gli Esercizi Spirituali per i presbiteri della nostra Diocesi, guidati quest’anno da Mons. Renato Corti, Vescovo emerito di Novara. Come da consuetudine, al termine di questi giorni di ritiro, il nostro Vescovo Mons. Antonio Staglianò, ha convocato il clero diocesano per le comunicazioni sul nuovo anno pastorale 2014/15.
 
A partire dal tema del prossimo triennio 2014/17 “Una Chiesa in uscita. Con Gesù lungo le strade dell’uomo”, gli orientamenti di Mons. Vescovo si sono concentrati sulla necessità di una nuova configurazione pastorale delle parrocchie della Diocesi, perché siano sempre più comunità missionarie e dinamiche. Mons. Staglianò si è rivolto al presbiterio diocesano, chiedendo disponibilità piena per una maggiore cooperazione nel servizio alla Chiesa locale. In particolare, il Vescovo ha esortato tutti a coltivare un’intensa vita spirituale, dalla quale non si può prescindere, perché il ministero sia fecondo e contribuisca alla santificazione del popolo di Dio. In questa direzione, Mons. Vescovo ha esortato i sacerdoti alla partecipazione annuale agli Esercizi Spirituali in Diocesi, allo scopo di alimentare la vita spirituale e per vivere un momento forte e significativo di comunione presbiterale.
 
 
Mons. Staglianò ha poi sottolineato l’importanza di ripensare – nella direzione di una “Chiesa in uscita”- la vita delle comunità cristiane, a partire dal giorno del Signore, la domenica. Ancora una volta, come già altre volte suggerito, il Vescovo ha domandato ai presbiteri e ai diaconi presenti di individuare forme concrete di carità, “gesti eucaristici” – come egli stesso li ha definiti – da porre quali “prolungamento” della celebrazione rituale dell’Eucaristia, perché la “Messa” continui fuori dal tempio, lungo le strade del nostro territorio, fino alle “periferie esistenziali” dell’uomo di oggi. Segni che diventano epifania di Chiesa, vita che annuncia il Vangelo e che splende nel dono di sé agli altri, alla maniera di Cristo.
 
 
Infine, come accennato all’inizio, Mons. Vescovo ha individuato la possibilità di un nuovo assetto delle comunità parrocchiali del territorio diocesano, nella configurazione – già collaudata in alcuni vicariati – delle comunità di parrocchie, al fine di dinamizzare la vita pastorale e creare più sinergie di comunione tra gli stessi presbiteri. Mons. Staglianò, ha individuato nella figura del “parroco moderatore” la forma concreta di questo coordinamento, con gli altri presbiteri preposti, nel servizio pastorale alle suddette comunità di parrocchie. Il Vescovo ha inoltre invitato i sacerdoti a partecipare con sempre maggiore assiduità e senso di responsabilità a quegli appuntamenti diocesani previsti nel corso dell’anno, non per mero formalismo, ma per maturare un senso di appartenenza e di radicamento alla Chiesa locale.
 

I sacerdoti della Diocesi riuniti per gli annuali Esercizi Spirituali

Sono iniziati ieri, lunedì 1 Settembre e si concluderanno venerdì prossimo 5 Settembre, gli annuali Esercizi Spirituali per i presbiteri della Diocesi di Noto, presso il Santuario della Madonna della Scala.
 
Questo tempo di meditazione per i sacerdoti, diventa occasione di esperienza più profonda del Signore, della sua Parola, perché sia ascoltata e accolta con frutto, perché diventi bussola dell’azione pastorale, che deve poter ripartire, come esorta Papa Francesco, dalla gioia del Vangelo, buona notizia che Dio, in Cristo, continua ad offrirci.
 
Il Vangelo è lievito di resurrezione per ogni uomo, è spinta in uscita per la Chiesa che annuncia, soprattutto a quanti vivono, lungo le strade della nostra Chiesa netina, ai margini, nelle tante periferie esistenziali del dolore e della sofferenza; uomini e donne che – ci ricorda il nostro Vescovo Antonio – interpellano la nostra umanità, affinché diventi epifania dell’amore stesso di Dio.
 
Così i nostri presbiteri attingeranno al tesoro inesauribile della Divina Parola, aiutati dalle meditazioni di S. E. Mons. Renato Corti, Vescovo emerito di Novara. Al corso di Esercizi sarà presente anche il nostro Vescovo Mons. Antonio Staglianò, che a conclusione di questi giorni di meditazione, convocherà la consueta assemblea dell’intero clero netino, alle porte del nuovo anno pastorale 2014/15.
 
Accompagniamo i nostri sacerdoti con la nostra preghiera.
 
 

Mons. Staglianò intervento al Rinnovamento nello Spirito a Foligno

 In occasione di una delle edizioni della Scuola Interregionale Animatori promossa dal Rinnovamento nello Spirito con il tema “La gioia di servire”, svoltasi a Foligno (Pg) dal 17 al 20 Agosto 2014, su invito del Comitato Nazionale di Servizio è intervenuto Sua Eccellenza Mons. Antonio Staglianò vescovo di Noto (Sr) sul tema “La conversione pastorale nel pensiero di Papa Francesco”, offrendo ai partecipanti una profonda riflessione spirituale sull’urgenza della Chiesa tutta di accogliere l’invito del pontefice ad “uscire nelle periferie esistenziali” dell’umanità.
Mons. Staglianò ha particolarmente messo in evidenza come il rischio più immediato per molti cristiani praticanti, anche all’interno dei movimenti ecclesiali, è quello di rendere la propria fede in Cristo una forma di “irreligiosità”: – “Senza fede in Cristo, mossa dallo Spirito Santo, la religione diventa rischiosamente irreligiosa: quando Gesù camminava per la Palestina si rivolge ai religiosissimi farisei e agli scribi meravigliandosi per la loro incredulità. Anche oggi le nostre chiese possono essere splendide all’esterno ma abitati da sepolcri viventi, sono esse stesse dei sepolcri imbiancati; l’ipocrisia religiosa assume molte forme fino al diritto di uccidere in nome di Dio! Questa è follia!” – sottolinea con forza il padre vescovo.
Egli inoltre, si rivolge ai partecipanti, membri e coordinatori di comitati regionali, diocesani e pastorali di servizio del Rinnovamento, ricordando come “La missione dello Spirito è quello di scendere sulle ossa inaridite e attraverso un processo di conversione e trasformazione far rinascere un nuovo popolo in cammino. Non c’e opera dello spirito che non provoca movimento, dinamismo: papa Francesco ci ricorda che la Verità non è statica ma è un cammino, la Verità si apre un cammino e lo percorre; la Verità è Gesù, la Via, la Vita. Lo Spirito ci permette di far vivere la Verità nella nostra carne “.
La rivoluzionaria novità del linguaggio usato da papa Francesco rappresenta, secondo mons. Staglianò, una vera provocazione per la Chiesa del nostro tempo che è chiamata a metterla in pratica come una rinnovata vocazione missionaria : – “Molti comprendono dove il papa vuol condurre la chiesa ma non lo vogliono fare. Francesco vuole dare un imprinting missionario: la novità è la sua assoluta semplicità, tutti lo capiscono, ha un nuovo linguaggio” ; una urgenza missionaria che già il pontefice aveva molto “plasticamente” riproposto commentando la Parola di Gesù che grida “Io sono alla porta e busso”: così la ripropone mons. Staglianò ” Diamo però un pò di concretezza a questa Parola: spesso però Lo si è fatto entrare e lo si tiene chiuso in gabbia, non lo si condivide, non lo si porta agli altri: sii generoso! Dio ribalta la prospettiva: viene ad abitare in noi che siamo il suo tempio. Onora il tempio di Dio che sei: Gesù abita già nelle nostre case nei nostri cuori e bussa x USCIRE!!!!”; e ancora “Bisogna decidersi a non essere statici dopo che si è “ingerita” la medicina dei movimenti, certamente correnti di grazia per la Chiesa. Don Tonino Bello diceva al suo diacono: da adesso in poi alla conclusione dell’Eucarestia devi dire “la pace è finita, fuori andate a messa”.
Un invito, quasi un grido di pastore, quello di mons. Staglianò, che invita tutti i partecipanti a non dimenticare come la celebrazione dei Sacramenti, l’adorazione eucaristica, l’ascolto della Parola e la preghiera personale sono “le stazioni di servizio dove si rifornisce il nostro serbatoio dell’anima” per uscire nuovamente ad incontrare le membra sofferenti di Gesù. L’insegnamento di mons. Staglianò è stato un vero e proprio “faro luminoso” della Parola e del magistero della Chiesa, offerto a coloro che sono chiamati a mettersi al servizio del Rinnovamento come pastori e guide dei fratelli a loro affidati a immagine dell’unico e vero Buon Pastore.

Noto. “Dal dolore alla speranza” Mostra sull’immigrazione di Elia Li Gioi

“Dal dolore alla speranza” questo è il titolo della mostra del Prof. Elia Li Gioi, che dal 28 luglio espone le sue opere sotto le austere volte della splendida Basilica Cattedrale di Noto. Una mostra che nelle intenzioni del Maestro Li Gioi, vuole spingersi oltre il fatto estetico dell’evento, per veicolare un messaggio, per raccontare una storia, quella di tanti uomini, donne e bambini che vivono il dramma dell’immigrazione, che in questi ultimi tempi ci tocca da vicino, visti gli innumerevoli sbarchi, spesso con esito tragico, che interessano le coste del nostro territorio.
 
I lavori del Prof. Li Gioi comprendono installazioni e opere su tela, con tecniche miste. Interessanti e di notevole impatto i suoi “totem” lignei, ricavati dai relitti delle imbarcazioni, che affrontando i viaggi della speranza, sono diventati testimoni silenti del dolore di chi lascia la propria terra, alla ricerca di un futuro migliore, ricerca che in molti casi si infrange, come le onde del mare, sugli scogli dell’egoismo e dell’indifferenza umani. Questi relitti di barconi sono opere “vive” che odorano ancora di salsedine come di lacrime, di sudore e di morte, che narrano un dolore senza fine, che lanciano un grido di rivolta all’Europa e al mondo.
 
“Abbiamo smarrito l’esperienza del piangere” ha sottolineato con forza Papa Francesco in visita a Lampedusa. Le opere del Prof. Li Gioi vogliono farci ritrovare il coraggio di fermarci per considerare la tragedia di questa umanità disperata, che non comprende solo gli immigrati, ma l’uomo di ogni tempo e di ogni luogo, l’uomo debole, fragile, ferito, impastato di umanità e di divinità, l’uomo che soffre ma che non si arrende al dolore e il suo grido – come quello raffigurato dal Maestro Li Gioi nella smorfia di dolore di un Giovanni Paolo II ormai allo stremo delle forze – questo grido di dolore condensa ed esprime in maniera più che eloquente l’angoscia di un’umanità che tuttavia non si rassegna alla morte, che non si arrende, che vuole lottare e vuole vincere, finché questo grido di sofferenza non diventi l’urlo liberatorio di una vita che ri-nasce, come il bimbo che viene alla luce, dopo il travaglio del parto. Ma adesso lasciamo parlare il Prof. Li Gioi, che ci spiegherà il significato più profondo di questa mostra – dentro un luogo sacro, come la vita di ogni persona -il messaggio che vuole lanciare, che è fondamentalmente di speranza e di rinascita.
 
Prof. Li Gioi, può parlarci della genesi di questa mostra,perché è nata, cosa ci vuole comunicare?
 
La mostra nasce dalla mia vicinanza con quelle che oggi Papa Francesco chiamerebbe le “periferie del mondo”. Esperienze personali che mi hanno forgiato e figure di riferimento esemplari ai quali mi sono sentito vicino, come Don Milani e Helder Camara. Provengo inoltre dalla formazione artistica dell’Accademia di belle arti di Firenze, nella quale ho maturato il mio percorso artistico e umano. Per me l’arte trasmette segmenti di riflessione, più che mai in questi giorni di esposizione in Cattedrale qui a Noto. Questa mostra in un luogo sacro, non è in dissonanza con i temi delle mie opere, che hanno a che fare con l’uomo, con la vita. Cosa c’è di più sacro della vita? Se nelle chiese si proclama la parola di Dio, questa mostra in Cattedrale proclama la parola degli uomini e in questo non c’è contraddizione. Uomo e Dio non sono rivali, c’è un solo messaggio: quello di un dolore pieno di speranza, che sale dall’umanità stanca, che attende salvezza. Queste opere non devono lasciarci indifferenti, devono poterci scuotere e interrogarci sulla possibilità di un futuro diverso.
 
C’è in queste opere una drammatica bellezza; si può parlare di un’estetica del dolore, esso che ci appare quale non-senso e contraddizione? Cosa vuol dirci la sofferta visione di un’esistenza che appare votata all’assurdità e alla disperazione?
 
Sembra una contraddizione: la“bellezza” di questo dolore vuole farci maturare un nuovo sguardo sulle cose. Direi che è una bellezza all’incontrario, che attraversa la bruttura della sofferenza, ma per aprirsi alla speranza: dolore e speranza cammino insieme, per dirci che c’è sempre una via di uscita, una nuova possibilità. Un mondo migliore è possibile, una umanizzazione dell’economia, della politica, della società non è un’utopia. La bellezza salverà il mondo, quella di una nuova umanità, che ci fa più giusti, più solidali, più vicini ai bisogni di chi mi sta vicino o anche lontano. Questa mostra vuole dirci: siamo una società imbarbarita, diventiamo più umani, costruiamo una società più fraterna e solidale.
 
Nelle sue opere c’è una particolare attenzione ai volti, quelli degli immigrati, come quello sofferente di Giovanni Paolo II. Cosa può dirci riguardo a questa sottolineatura, quale l’appello di questi volti, che non conosciamo, ma che in fondo ci appaiono così familiari, quasi assomigliandoci?
 
Dal dolore di questi volti si può ripartire, essi esprimono anche forza e coraggio; il loro non è un dolore arrendevole. Sono volti oserei dire “sacri”, in essi c’è una passione divina, i tratti del Cristo sofferente. Ma in essi può anche intravedersi la luce della risurrezione, volti trasfigurati, che profumano di vita. In questo dolore c’è una esplosione di amore e di vita in tutta la loro forza. Questi volti ci appartengono, sono il volto di una umanità che si prepara ad accogliere l’alba di un nuovo giorno.
 

Oltremare: a Siracusa e Pozzallo il Festival per comprendere e amare il Mediterraneo

Comprendere e amare il Mediterraneo: è il sottotitolo scelto per Oltremare, il festival organizzato dalla neonata Fondazione di Comunità Val di Noto, che avrà luogo a Siracusa e Pozzallo, rispettivamente i prossimi 5 e 6 settembre. L’evento è realizzato con il sostegno di Fondazione con il Sud e Caritas Italiana, in partenariato con Borderline Sicilia, Casa don Puglisi, Cospe, L’Arcolaio, Libera, Limes, Siracusa d’amare, e con il patrocinio del Comune di Pozzallo e del Comune di Siracusa.
 
Il ricco e variegato programma – speculare nelle due date – risponde all’urgenza di un esercizio collettivo di comprensione critica delle dinamiche geopolitiche mediterranee da cui dipendono diversi fenomeni, tra cui, in particolare, il riversarsi sulle coste italiane di un numero sempre maggiore di migranti e i tragici naufragi che ne conseguono.
 
Sarà proposto un ciclo di conferenze tenuto da esperti studiosi e attivisti, con la chiara finalità di consegnare al pubblico la possibilità di acquisire una più ampia e consapevole visione del panorama storico, istituzionale, giuridico ed economico relativo al Mediterraneo, senza dimenticare di dar voce alla concretezza del vissuto di coloro che scelgono di rischiare la vita, attraversandolo.
 
Un calvario, quello dei superstiti, che non si conclude una volta messo piede sulle banchine dei porti siciliani: per questo a Pozzallo sarà in mostra un fotoreportage sulle condizioni di vita degli immigrati sfruttati dalle agromafie locali.
 
Il Festival sarà caratterizzato anche da significativi momenti di convivialità. I percorsi gastronomici serali saranno preparati dal laboratorio “Don Puglisi” di Modica e dalla cooperativa “L’arcolaio” di Siracusa e curati e presentati dallo chef Carmelo Chiaramonte. Frutto di queste collaborazioni saranno le cene che, da un lato, comunicheranno al pubblico del Festival i valori e le idealità fondanti di queste realtà solidali già fortemente radicate nel territorio, e, dall’altro, favoriranno -una volta conclusi i cicli di conferenze- l’elaborazione, il dialogo e l’incontro.
 
Le due serate si concluderanno con le esibizioni di diverse realtà musicali siciliane attente alla contaminazione e al multiculturalismo. A condividere il palco con i musicisti sarà l’attore modicano Andrea Tidona che, durante l’avvicendamento tra un’ensemble e l’altra, leggerà brani estratti da una raccolta di poesie, da un testo teatrale e da un’antologia di attivisti.
 
La chiave per comprendere il senso del festival organizzato dalla Fondazione di Comunità Val di Noto risiede nel suo stesso nome: “Oltremare” è un festival che intende andare oltre ogni forma divulgata e di stereotipo, oltre gli steccati disciplinari, oltre i generi artistici, così da abituare all’inclusione, incoraggiare uno sguardo più consapevole, curioso e generoso verso ciò che accade nella nostra terra, per restare umani rispetto a ciò che accade nei nostri mari, perché la cosa indispensabile, forse, è capire ciò che accade oltremare. Per poterci chiamare, tutti, mediterranei.
 

Il 15 Agosto per l’Assunta giornata di preghiera per le Diocesi italiane: “chiederemo la concordia e la pace dei cristiani drammaticamente perseguitati”

“Terrore Iraq”, “Esodo biblico”, “Caccia ai cristiani”, “In fuga dall’islam”, “Pulizia etnica e religiosa nel folle disegno del califfato”: ai titoli dei quotidiani nell’edizione di venerdì 8 agosto, il Corriere della Sera aggiunge un’ampia intervista al Card. Angelo Bagnasco, quale “presidente della Conferenza episcopale italiana e vicepresidente delle Conferenze episcopali europee nonché arcivescovo metropolita di Genova”.
 
Rispondendo alla domanda di come si muoverà la Chiesa cattolica italiana per soccorrere gli esuli, il Cardinale afferma: «La prima cosa che faremo, attraverso la Segreteria di Stato e la Nunziatura a Bagdad, è manifestare la nostra piena disponibilità ad accogliere quei perseguitati che eventualmente lasciassero il Paese. Le diocesi italiane sono da sempre notoriamente disponibili verso gli immigrati: lo sforzo diventerà ancora più urgente e doveroso verso i tantissimi fratelli brutalmente perseguitati a causa della loro fede. Ho subito dato disposizione, com’è avvenuto anche per la Siria, di un primo intervento di natura economica per un milione di euro da inviare per le immediate necessità attraverso i vescovi locali e la Nunziatura di Bagdad. E il 15 agosto, come già annunciato, in tutte le chiese italiane, unendoci all’ esortazione del Santo Padre, si pregherà nel giorno della Madonna Assunta per chiedere la concordia e il sollievo dei cristiani drammaticamente perseguitati in tante e diverse parti del nostro mondo».
 
Bagnasco, circa il ruolo della comunità internazionale – dopo aver osservato che «a volte, i cristiani scontano una pregiudiziale identificazione con l’Occidente che può alimentare violenze sempre ingiustificabili» – ribadisce che è « un dovere per gli organismi internazionali, che vogliano davvero esprimere i sentimenti della comunità mondiale, monitorare gli avvenimenti e adottare gli opportuni provvedimenti per situazioni che rappresentano una vergogna inaccettabile per i nostri tempi. Il diritto di praticare liberamente e rispettosamente la propria fede religiosa è contemplato giustamente tra i diritti fondamentali. È auspicabile che gli interventi siano davvero efficaci».
 
E, in merito alle posizioni del nostro Paese: «Sono anche certo che la sensibilità del popolo italiano, del suo governo, degli stessi partiti, sia ben conosciuta, soprattutto per l’ attenzione al dramma umanitario e al diritto e alla libertà di praticare la propria religione».
In particolare, sulle parrocchie italiane aggiunge: «Le nostre comunità sono sempre sensibili verso la grande tragedia degli immigrati che lasciano i loro Paesi per motivi di guerra o per cercare un giusto benessere dopo tanta disperazione. Partecipano col volontariato e anche con risorse economiche. In questa sensibilizzazione generale, anche grazie alla preghiera, cresceranno sia la coscienza che la vicinanza ai perseguitati nella terra dell’ Iraq».
 
Infine, il Cardinale Presidente conclude che «i fatti dell’Iraq, con queste migliaia e migliaia di cristiani crudelmente perseguitati e obbligati a lasciare le loro case, richiamano tragicamente l’attenzione e la sensibilità di tutti. E fanno riscoprire la fortuna della fede ma anche il coraggio della testimonianza. Laddove ci fosse una forma quasi di anestesia, provocata dal tipo di vita quotidiana che tutti ci riguarda, la tragedia dei centomila cristiani in fuga dal Nord dell’ Iraq rappresenterà un richiamo, una scossa, uno choc per tutti».
 
Sulla situazione in Iraq è tornato puntualmente anche Papa Francesco nel corso della preghiera dell’Angelus di domenica 10 agosto: “Ci lasciano increduli e sgomenti le notizie giunte dall’Iraq: migliaia di persone, tra cui tanti cristiani, cacciati dalle loro case in maniera brutale; bambini morti di sete e di fame durante la fuga; donne sequestrate; persone massacrate; violenze di ogni tipo; distruzione dappertutto; distruzione di case, di patrimoni religiosi, storici e culturali. Tutto questo offende gravemente Dio e offende gravemente l’umanità. Non si porta l’odio in nome di Dio! Non si fa la guerra in nome di Dio!”.

Noto 17-18 Ottobre 2014. V Convegno Internazionale di Bioetica

Con la prolusione del Vescovo di Noto, Mons. Antonio Staglianò, dal titolo: Alla ricerca dell’identita’ perduta: dal corpo all’immagine – dalla politica alla clinica. quali confini? si aprirà, venerdì 17 ottobre alle ore 9.00 in Cattedrale, il V Convegno Internazionale di Bioetica sul tema: L’esperienza cristiana interroga l’identità dell’humanum. La necessità della teologia per aprirsi alla trascendenza di un “tu” eterno che ha la forma di un “tu” umano.
La cerimonia di apertura del Convegno, che proseguirà nella Basilica Cattedrale e nell’Aula Magna del Seminario, vedrà, oltre la presenza dei convegnisti provenienti da ogni parte d’Italia, anche quella delle Autorità istituzionali e politiche. L’evento si colloca nell’ambito di un più ampio progetto, voluto quattro anni fa da Monsignor Antonio Staglianò, per offrire ad un pubblico qualificato l’occasione di riflettere su questioni legate alle fondamentali problematiche della vita umana.
Quest’anno il Convegno intende affrontare le questioni inerenti l’identità umana, oggi alla locuzione “identità personale” possono essere attribuiti vari significati, che ruotano tutti attorno ad un unico denominatore: l’identità umana è la formula che riassume ciò che rende una persona quella che è; il “chi sono io” è diventato sinonimo di “che cos’è l’umano”.
Tale “questione” assume oggi in particolare un peso notevole in rapporto all’ostentato dominio della scienza e della tecnica, che intendono costituirsi come paradigma unico e universale nel farsi dell’umano, proprio della post-modernità . In questo contesto i diversi saperi si sentono impegnati a pronunciarsi autorevolmente intorno alla questione seducente dell’identità umana e tra questi non manca di farlo la teologia con uno stile di confronto-dialogo con quanti intendono dire l’humanun dell’uomo, che si traduce nella molteplicità delle esperienze.
Per due intense giornate, il 17 e 18 ottobre, ben 15 relatori, di alto profilo, si confronteranno su questo tema, per un approfondimento dei principi scientifici delle relative questioni e delle possibili valutazioni bioetiche. Il tema che il convegno si propone è di grande attualità. La cronaca quotidiana si sofferma spesso su problematiche che hanno a che vedere con la vita e l’identità del singolo in molteplici aspetti del suo vivere e del suo esprimersi. Il Convegno, aperto a tutti, si rivolge in modo particolare ai medici, agli infermieri, ai giuristi, agli insegnanti, agli assistenti sociali, agli educatori, ai volontari impegnati nella difesa della vita.
I lavori del Convegno, si struttureranno in quattro sessioni nelle quali la riflessione bioetica sarà delineata dall’apporto scientifico di esperti del settore, che si alterneranno tra relazioni e dibattiti sul significato della scienza, portando avanti, come ormai tradizione, un discorso libero da facili entusiasmi e superficiali ostracismi, per unire in un unico significato le tante conoscenze disponibili e giungere ad una visione equilibrata della vita umana.
Il Convegno è aperto a tutti, ma in particolare si rivolge a medici, infermieri, personale operante nelle strutture socio-sanitarie, giuristi, studenti e collaboratori nel campo della formazione. L’evento, organizzato dalla Diocesi di Noto, è inserito nel Programma Nazionale per la Formazione degli operatori della sanità E.C.M., ed è prevista l’acquisizione di crediti E.C.M. tramite partecipazione per medici, infermieri, farmacisti, ostetrici, biologi, tecnici di laboratorio, psicologi e tutte le figure afferenti alle categorie socio-sanitarie.

Corrado Confalonieri un Santo da imitare. Il 31 Agosto la Diocesi è in Festa!

Corrado Confalonieri nacque nel 1290; morì tra il 1351 ed il 1354; il suo culto fu approvato con il titolo di Santo dal Papa Paolo III. La sua festa quest’anno in diocesi si celebra il 31 agosto con l’omaggio floreale al piazzale “Luigi Adorno” alle ore 9,15; mentre per le ore 10,30 il solenne Pontificale presieduto da S.E. Mons. Renato Corti, Vescovo emerito di Novara, concelebrato da Mons. Staglianò e da Mons. Malandrino. La sera, dopo la messa delle ore 18,00, seguirà la processione per le vie della città.
 
Corrado ancora oggi rimane uno di quei Santi che bisogna imitare, per questo motivo riteniamo utile raccontarvi brevemente la sua storia. 
 
Un giorno su ordine di Corrado, i suoi servi appiccarono il fuoco al sottobosco per stanare una preda che il loro signore desiderava uccidere. Il fuoco dei suoi servi divampò e ben presto investì l’intera zona e danneggiò diverse case. Incapaci di gestire il fuoco, Corrado ed i servi tornarono a casa e non proferirono parola su ciò che era accaduto. Un pover’uomo che si trovava in quelle zone a fare legna, fu accusato ingiustamente di aver appiccato il fuoco e fu condannato a morte. La coscienza di Corrado era profondamente turbata, ed egli preso da profondo rimorso confessò di essere il responsabile del fuoco, al fine di salvare la vita del disgraziato. I danni che dovette risarcire furono enormi, grandi infatti erano state le distruzioni apportate dall’incendio; Corrado e la sua sposa si impoverirono enormemente!
 
Ma questa profonda trasformazione aveva arricchito la sua spiritualità. Sembrò ad entrambi che il buon Dio li avesse chiamati all’abbandono di quella vita, tutta dedita ai piaceri di quel rango tanto potente. La coppia vendette gli averi restanti e ne diede il ricavo ai poveri del posto e abbracciate le regole di Francesco e Chiara decisero di diventare religiosi. Corrado quindi divenuto terziario francescano si ritirò in eremitaggio.
Da quel giorno la vita di Corrado cambiò, attratto dalla fede visse con grande austerità il resto della sua vita. Egli vagò per tanto tempo in solitudine e si trasferì in varie località, finché approdò nell isola di Malta, dove ancora esiste la grotta chiamata di San Corrado. Dall’isola di Malta ripreso il mare giunse al porto di Palazzolo e da qui a Noto Antica.
 
Nel Capovalle arrivò tra il 1331 e il 1335, per poi scegliere un posto isolato per la sua scelta vita eremitica. raccontati dai suoi contemporanei. fino a quando arrivo nel Val di Noto, dove passò trent’anni della propria vita. Gran parte della sua attività nel territorio netino fu trascorsa al servizio dei malati presso l’Ospedale di San Martino a Noto Antica ma poi vista la crescente fama di santità ed il continuo numero di visitatori decise di allontanarsi dalla città; passando gli anni restanti in eremitaggio insieme ad un altro monaco anacoreta oggi santo: Guglielmo Buccheri (nobile netino).
 
Nella completa solitudine egli visse nella Grotta dei Pizzoni vicino Noto. Quì le sue preghiere rivolte a salvare gli uomini perduti, ad implorare grazie per i disastri, a soccorrere gli ammalati furono ascoltate da Dio ed a migliaia giungevano a lui, da tutto il Vallo. Numerosi sono i miracoli che a lui si ascrivono uno dei più i importanti è quello che vide per protagonista il Vescovo di Siracusa. Durante i suoi viaggi per la Diocesi, il prelato decise di fare visita all’eremitaggio (siamo alla fine della vita terrena di Corrado), gli attendenti del Vescovo stavano preparando le provvigioni per il ritorno quando il Vescovo, sorridendo, chiese a Corrado se avesse avuto qualcosa da offrire ai suoi ospiti. Corrado replico che sarebbe andato a vedere nella sua cella; egli tornò portando due pani appena sfornati, che il prelato accettò come miracolo! Corrado ricambiò la visita del vescovo, confessandolo, ed al ritorno lungo la strada egli fu circondato da uccelli cinguettanti che lo scortarono fino a Noto. Corrado morì mentre era in preghiera, il 19 Febbraio 1351, ed alla sua morte tutte le campane delle chiese netine per miracolo suonarono a festa.
 
Fu seppellito nella chiesa normanna di San Nicolò, dove la sua tomba fu contesa tra le due popolazioni di Noto e di Avola. Quasi immediatamente fu avviato il processo canonico di beatificazione, che si concluse molto tempo dopo con il Breve di Papa Leone X (12 luglio 1515) , istituendone ufficialmente il culto, già presente da secoli. Fra le peculiarità da segnalare c’è la festa del Santo in Agosto. Nell’arte Corrado e rappresentato come un eremita francescano ai piedi di una croce, mentre la sua figura è circondata da uccelli. Talvolta il suo ritratto è riprodotto come un vecchio con la barba, piedi nudi, un bastone tra le mani ed un lungo mantello sulle spalle. Nei secoli le sue virtù taumaturgiche furono implorate ed invocate contro l’ernia.

Noto. Gioia grande in Diocesi: prossimamente cinque nuovi sacerdoti e due nuovi diaconi

 Ieri, domenica 3 agosto, solennità di Maria SS. Scala del Paradiso, Patrona principale della nostra Diocesi, il nostro Vescovo Mons. Antonio Staglianò, al termine della Celebrazione Eucaristica in onore della Madonna, ha annunciato che il prossimo 27 settembre, i Diaconi Roberto Avola, Giorgio Cicciarella, Giuseppe Di Stefano, Alessandro Paolino e Giovanni Vizzini, saranno ordinati Presbiteri, per il servizio del popolo santo di Dio e primi collaboratori del Vescovo nell’esercizio del ministero pastorale. La solenne liturgia di Ordinazione si svolgerà presso la Basilica Cattedrale di Noto alle ore 19.
 
Alla gioia per il dono di ben cinque nuovi sacerdoti, si è aggiunta quella dell’annuncio della prossima Ordinazione di due nuovi Diaconi, in cammino verso il Presbiterato. Si tratta degli accoliti Paolo Catinello e Giovanni Di Luca, che saranno consacrati rispettivamente il 4 e il 5 di ottobre nelle loro parrocchie di origine.
 
Inoltre il prossimo 15 ottobre Mons. Vescovo istituirà lettore della parola di Dio Fra Emanuele Cosentini, della fraternità francescana del Cantico, in formazione presso il Seminario diocesano.
 
Grati a Dio per il dono di questi nuovi ministri del Vangelo, invochiamo sempre più abbondanza di vocazioni nella messe del Signore, per l’edificazione del Regno in mezzo a noi.