Giorni intensi per la nostra Chiesa di Noto, alla vigilia di un nuovo anno pastorale. Una settimana che si è aperta con l’Ordinazione di cinque nuovi presbiteri, don Roberto Avola, don Giorgio Cicciarella, don Giuseppe Di Stefano, don Alessandro Paolino e don Giovanni Vizzini, primi collaboratori del Vescovo nel servizio pastorale alla Diocesi e che si conclude oggi, 5 ottobre 2014, con l’Ordinazione Diaconale di Giovanni Di Luca, preceduta ieri da quella di Paolo Catinello, collaboratore della Caritas diocesana. Insieme al dono di nuovi operai nella Messe del Signore, i giorni scorsi hanno visto la nostra Chiesa convenire da ogni vicariato della Diocesi, per l’annuale Convegno pastorale, tenutosi dall’ 1 al 3 ottobre, nella Basilica Cattedrale di Noto e cha ha dato l’avvio al nuovo triennio pastorale dal tema“Una Chiesa in uscita. Con Gesù lungo le strade dell’uomo”. Incisivi ed energici gli interventi della tre giorni convegnistica, con il qualificato contributo del prof. Gioacchino Lavanco, professore di Psicologia di comunità all’Università di Palermo, sul tema “Nelle periferie esistenziali e nei tessuti umani le domande del Vangelo”, con particolare accento sulla dimensione familiare, sulla questione del lavoro e sul dramma delle migrazioni. Il secondo giorno è stata la voce di testimoni ad esprimere la concretezza del vissuto quotidiano della Chiesa e della società civile, alla luce del Vangelo: per l’ambito familiare, la testimonianza di una famiglia aperta all’accoglienza, della Comunità Papa Giovanni XXIII; per il lavoro, la testimonianza dei referenti del Progetto Policoro, su un inserimento lavorativo al Laboratorio “Don Puglisi” di Modica e un’altra della cooperativa “Oqdany” di Noto; per l’immigrazione infine, l’esperienza di un ragazzo immigrato ospite a Pozzallo.
Infine, il terzo giorno è stato il nostro Vescovo, Mons. Staglianò, a offrirci gli orientamenti teologico-pastorali per il prossimo triennio, sulla base del Secondo Sinodo diocesano e della Esortazione apostolica di Papa Francesco “Evangelii gaudium”.
“Così ricominciamo l’anno e il triennio: cercando di formulare degli orientamenti, consapevoli però che essi anzitutto devono corrispondere all’iniziativa di Dio, al suo condurci, al suo condurre questa storia in cui siamo chiamati a scorgere “i segni dei tempi”, ha esortato Mons. Staglianò.
Sulla scia dell’ “Evangelii gaudium” e ripartendo dall’insegnamento sapiente del Secondo Sinodo diocesano, il cammino della Chiesa di Noto può orientarsi così verso una radicale conversione, che anzitutto è profondo rinnovamento dell’umano nell’uomo, conversione alla “vita buona” del Vangelo di Cristo: un nuovo umanesimo (in sintonia con le istanze del prossimo Convegno Ecclesiale di Firenze) “ calandoci con amore – ha affermato Mons. Staglianò- dentro la nostra storia facendo nostre le gioie e le speranze degli uomini nostri contemporanei”.
I cinque anni di ministero pastorale del nostro Vescovo a Noto, sono stati per il nostro Pastore esercizio continuo per giungere ad un ascolto sempre più attento del “sensus fidei” del popolo di Dio; esperienza di condivisione, soprattutto mediante la Visita Pastorale, della storia di dolore e di speranza di tanti fratelli. Al punto da maturare alcuni passi decisivi, come la volontà di ripensare il ministero stesso del Vescovo, di rivalorizzare carismi e ministeri tra il laicato, autentica ricchezza nella Chiesa: “Mi viene da chiedervi di aiutarmi a ripensare il mio ministero – ha detto il Vescovo – voglio ripensarlo certo ascoltando anzitutto i forti appelli del Papa a compiere noi vescovi il nostro ministero con umiltà e attenzione alla gente, con l’apporto del sensus fidei del popolo di Dio. […] Ci sono tante occasioni in cui il Vescovo viene cercato in funzione quasi ornamentale.
Percepisco quest’esigenza di essere anzitutto laddove il Signore ci visita e si presenta a noi come ammalato, forestiero, carcerato, privo del necessario […] per ridare slancio alla pastorale perché ci pensiamo come «umili operai nella vigna del Signore», persone costruttive e disposte alla formazione, a vivere la vita della Diocesi, ad essere tra la gente testimoni generosi del Vangelo . Declericalizziamo la nostra Chiesa, rinnoviamola veramente a partire da un coinvolgimento dei laici, con saggezza e coraggio”.
Mons. Staglianò è poi tornato a parlare di comunione del Presbiterio e dei fedeli: “Non è concepibile un prete per conto suo – ha dichiarato con forza il Vescovo – non è concepibile un prete che non sia presente ai momenti diocesani e all’aggiornamento. Non concepibile un prete che i fedeli non possono trovare o contattare. Non è concepibile un prete che faccia tutto lui e non dia fiducia ai laici”. E insistendo su una comunione altrettanto solida e concorde tra i fedeli, membra dell’unico Corpo della Chiesa, Mons. Staglianò ha sottolineato e rimarcato i tanti segni di comunione dello scorso anno pastorale, quali la Pentecoste con le aggregazioni laicali e i gemellaggi con la Chiesa africana di Butembo-Beni, la parrocchia Maria Assunta e le Clarisse di Paganica dell’Aquila, dopo il terribile terremoto del 2009.
Infine altri punti determinanti di questo discorso programmatico sono stati la centralità dell’Eucaristia domenicale, “anima del cammino unitario di fede, speranza e carità”, perché la celebrazione rituale trovi continuità nella vita concreta, attraverso “gesti eucaristici”, vale a dire segni fattivi di carità fraterna che diventano epifania di una Chiesa in uscita, che raggiunge le periferie ultime di tanta umanità diseredata. Ecco allora come nelle nostre comunità cristiane è fondamentale la presenza di “sentinelle che testimoniano una Chiesa che non sta al balcone – ha detto ancora Mons. Staglianò – ma si pone in alto per guardare e scende in strada per soccorrere. Sempre con cuore largo, con mente aperta, con mani pronte!”. Il Vescovo ha ancora ribadito che accanto alla sentinella, non possono mancare gli esploratori “che aiutino ad ascoltare, comprendere, raccordare linguaggi spesso distanti dai nostri, ma con dentro un desiderio di Chiesa e di Vangelo più concreto di quanto non pensiamo”.
Quanto il Vescovo ha proposto per il prossimo triennio pastorale è stato fiduciosamente affidato alla Santa Vergine “donna in uscita”, che avverte l’urgenza della carità quando alla cugina Elisabetta incinta porta non solo un aiuto materiale, ma la gioia stessa dell’avvento del Signore. “A Lei, la comune Madre – ha concluso Mons. Vescovo – la ‘donna in uscita’ che avvolge di tenerezza l’umanità, chiediamo l’intercessione per il cammino di questi anni e per una rinnovata effusione dello Spirito che, come a casa di Cornelio, ci conduca oltre i ristretti schemi e confini che ci creiamo e ci renda consapevoli che con tutti gli uomini sono chiamati a diventare parte dell’unica grande famiglia di Dio: ecco perché ci impegniamo ad essere ‘Chiesa in uscita, con Cristo lungo le strade dell’uomo!’”.