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Lunedì 13 aprile incontro unitario don Luigi Ciotti, fondatore del Gruppo Abele

Lunedì 13 aprile alle ore 19 presso l’Oratorio San Domenico Savio di Rosolini si terrà il secondo incontro unitario degli operatori pastorali, aperto a tutte le donne e gli uomini di buona volontà, con don Luigi Ciotti, fondatore del Gruppo Abele e presidente di Libera, sul tema “Chiesa in uscita nella compagnia degli uomini per una città giusta e fraterna”. Si tratta di una presenza molto bella di un coraggioso testimone del Vangelo ma anche, nella compagnia degli uomini, di una delle figure più significative nella lotta per la giustizia e la legalità. «”Sono solo un cittadino che sente prepotente dentro di sé il bisogno di giustizia!”: bastano poche parole – leggiamo in una nota biografica – per capire chi è veramente don Luigi Ciotti. Non un semplice sacerdote, né un uomo qualunque, bensì un onesto cittadino al servizio della gente, di tutti coloro che chiedono aiuto e di chi non è capace o, peggio, non può. Si tratta di un uomo carismatico e di grande personalità, capace di parlare al cuore della gente per poterle dare una speranza di pace, di lealtà, di amore e di fede. Ma per conoscere concretamente Don Ciotti bisogna ripercorrere le tappe che hanno segnato la sua vita. Don Luigi Ciotti nasce il 10 settembre 1945 a Pieve di Cadore (BL). Nel 1966 promuove un gruppo di impegno giovanile, che prenderà in seguito il nome di “Gruppo Abele”, costituendosi in Associazione di volontariato e intervenendo in numerose realtà segnate dall’emarginazione. Due anni dopo comincia un intervento all’interno degli istituti di pena minorili: l’esperienza si articola in seguito all’esterno, sul territorio, attraverso la costituzione delle prime comunità per adolescenti alternative al carcere. Terminati gli studi presso il seminario di Rivoli (TO), Ciotti nel 1972 viene ordinato sacerdote dal cardinale Michele Pellegrino: come parrocchia, gli viene affidata “la strada”. E proprio in quella parrocchia così particolare che, in quegli anni, affronta l’irruzione improvvisa e diffusa della droga. Apre un Centro di accoglienza e ascolto e, nel 1974, la prima comunità. Partecipa attivamente al dibattito e ai lavori che portano all’entrata in vigore, nel 1975, della legge n. 685 sulle tossicodipendenze. Nel 1982, contribuisce alla costituzione del Coordinamento nazionale delle comunità di accoglienza (CNCA), presiedendolo per dieci anni. Nel 1986 partecipa alla fondazione della Lega italiana per la lotta all’AIDS (LILA), nata per difendere i diritti delle persone sieropositive, di cui è il primo presidente. Nel marzo 1991 è nominato Garante alla Conferenza mondiale sull’AIDS di Firenze, alla quale per la prima volta riescono a partecipare le associazioni. Negli anni ‘90 intensifica l’opera di denuncia e di contrasto al potere mafioso dando vita al periodico mensile Narcomafie, di cui è direttore responsabile. A coronamento di questo impegno, mettendo insieme le diverse realtà di volontariato e con un costante lavoro di rete, nasce nel 1995 “Libera-Associazioni, nomi e numeri contro le mafie”, un network che, oggi, coordina nell’impegno antimafia oltre 700 associazioni e gruppi sia locali che nazionali. Sin dalla fondazione, “Libera” è presieduta da Luigi Ciotti», riconfermato presidente in questi giorni.

 

Radio Maria: speciale in diretta su Firenze 2015, Ospite in studio Mons. Staglianò

Martedì 31 marzo Radio Maria ha trasmesso in diretta radiofonica uno speciale sul 5° Convegno Ecclesiale Nazionale che si terrà a Firenze dal 9 e al 13 novembre 2015. La puntata – condotta da Massimiliano Casto, collaboratore di Avvenire e dell’UNPSL della Conferenza Episcopale Italiana – ha avuto come ospite d’eccezione il Vescovo di Noto S.E. Mons. Antonio Staglianò, delegato regionale al Comitato preparatorio del Convegno, e ha visto anche la partecipazione della prof.ssa Chiara Giaccardi, direttore editoriale del sito www.firenze2015.it e membro della Giunta di presidenza del Comitato preparatorio, oltre che di Don Rosario Sultana, direttore dell’Ufficio Comunicazioni Sociali della diocesi netina.

 

Con questa puntata speciale dedicata al Convegno Radio Maria ha fornito agli ascoltatori tutte le informazioni necessarie per prepararsi adeguatamente all’importante appuntamento che vedrà circa 2.500 delegati provenienti da tutta Italia ritrovarsi nel capoluogo fiorentino. Proprio Mons. Staglianò ha voluto sottolineare l’urgenza di una “Chiesa in uscita”, una Chiesa cioè capace di portare concretamente, e non solo a parole, la fede agli uomini e alla società nella quale essi abitano. Così l’uscire diventa annuncio: «Solo se è proprio necessario, si deve evangelizzare anche con le parole, ma deve essere l’extrema ratio. Invece, sono i gesti e i vissuti del Vangelo che danno la carne alla Parola di Dio, che la rendono viva.

 

Lo speciale di Radio Maria sul Convegno è servito anche come spunto di riflessione per i cattolici, attraverso l’atteggiamento a cui richiama quotidianamente Papa Francesco: leggere i segni dei tempi e parlare il linguaggio dell’amore che Gesù ci ha insegnato. Solo una Chiesa che si rende vicina alle persone e alla loro vita reale, infatti, pone le condizioni per l’annuncio e la comunicazione della fede.

 

Ascolta la trasmissione radiofonica


Triduo Pasquale in diretta streaming: fede e innovazione

 La Diocesi di Noto offre una nuova possibilità ai fedeli che non sono nelle condizioni di partecipare alle funzioni del Triduo pasquale: la diretta streaming. L’idea nasce dal desiderio di raggiungere tutti coloro i quali, per vari motivi (ad esempio: infermi, anziani, lavoratori), non hanno la possibilità di partecipare alle celebrazioni della Settimana Santa. La diretta streaming sarà trasmessa sul sito della Diocesi di Noto all’indirizzo: www.diocesinoto.it. o a questo link
 
Si tratta di una novità che mira a conciliare la tradizione della fede con l’innovazione tecnologica, sfruttando al meglio le potenzialità dei nuovi media per raggiungere i fedeli fino a casa e diffondere la Parola di Dio.
 
Le funzioni che si svolgeranno nella Basilica Cattedrale di Noto, saranno trasmesse a partire dal Giovedì Santo con la Messa Crismale, alle ore 9.00 e la Messa in Coena Domini alle ore 19.00; mentre il Venerdì Santo la Liturgia dell’Adorazione della Croce sarà alle ore 17.00; si proseguirà il Sabato Santo con la Veglia Pasquale alle ore 23.00; infine il Pontificale di Pasqua sarà celebrato alle ore 10.30.
 
Il collegamento in diretta streaming sarà attivo 15 minuti prima dell’inizio delle celebrazioni.
 

Un figlio della Chiesa di Noto è il nuovo Vescovo di Piana degli Albanesi

 Il Santo Padre ha nominato Vescovo dell’Eparchia di Piana degli Albanesi di Sicilia il Rev.do don Giorgio Demetrio Gallaro, del clero dell’Eparchia di Newton dei Greco-Melkiti (Stati Uniti d’America).
Mons. Gallaro è un figlio della Chiesa netina, nato il 16 gennaio 1948 a Pozzallo. Ha compiuto gli studi medi e secondari presso il Seminario Vescovile di Noto. Trasferitosi nel 1968 negli Stati Uniti d’America ha completato i corsi teologici al Saint John Seminary di Los Angeles, California. È stato ordinato diacono nel 1971 e presbitero nel 1972.
Dopo aver servito per otto anni due comunità parrocchiali nell’Arcidiocesi di Los Angeles, ha compiuto gli studi superiori al Pontificio Istituto Orientale di Roma e alla Pontificia Università di San Tommaso in Urbe, conseguendo il dottorato in diritto canonico orientale e la licenza in teologia ecumenica.
In seguito ha svolto attività di parrocchia e d’insegnamento nella sua Eparchia Melkita di Newton, Massachussets, in quella Ucraina di Stamford, Connecticut, e nell’Arcieparchia Rutena di Pittsburgh, Pennsylvania. Dal 2011 è stato il Vice-Presidente della Società di Diritto Orientale e dal 2013 Consultore della Congregazione per le Chiese Orientali. Al presente svolge gli uffici di sincello per gli affari canonici e di vicario giudiziale nell’Arcieparchia di Pittsburgh, di docente di diritto canonico e teologia ecumenica al Seminario Bizantino Cattolico dei Santi Cirillo e Metodio di Pittsburgh, e di giudice d’appello per l’Arcieparchia di Philadelphia degli Ucraini.
Mons. Giorgio Gallaro, pur esercitando il suo ministero fuori Diocesi, non ha mai interrotto il legame con la sua Chiesa locale, che lo ha generato alla fede e alla vocazione sacerdotale: In diverse occasioni infatti è tornato a Pozzallo, nella Parrocchia di San Giovanni Battista, soprattutto nel periodo estivo, per la festa del Santo.
Auguri uniti alla preghiera per Mons. Gallaro, affinché il Pastore supremo lo assista nel servizio alla Chiesa di Piana.

Mons. Staglianò al Convegno Teologico- Pastorale di Crotone: “Cristo è la misura alta della mia umanità”

Lo scorso 16 marzo, il nostro Vescovo, Mons. Antonio Staglianò è intervenuto ad un Convegno Teologico-Pastorale, organizzato dall’Arcidiocesi di Crotone-Santa Severina, sul tema “Chi segue Cristo diventa anch’egli più uomo” (GS 41). Famiglia e Vita Consacrata: volti dell’umano bello e possibile. Fra i relatori anche Mons. José Rodríguez Carballo, Segretario della Congregazione per gli istituti di Vita Consacrata e la professoressa Maria Cruciani, docente di Teologia Morale presso la Pontificia Università Gregoriana di Roma.
 
La relazione di Mons. Staglianò ha sviluppato il tema dell’umanesimo nuovo – in sintonia con gli orientamenti del prossimo Convegno Ecclesiale di Firenze – a partire dal novum inaugurato da Cristo, epifania dell’umano che rilancia il dinamismo della Chiesa, che oggi, come esorta Papa Francesco, deve “uscire” verso le “periferie esistenziali” degli uomini e delle donne del nostro tempo.
 
Mons. Staglianò ha esordito con un’analisi lucida sull’ “umano” dell’uomo post-moderno, quello che vive nella “società dell’ipermercato”, che ha obnubilato le coscienze, relativizzando i valori universali, anche quelli più sacri e inviolabili, generando una sub-cultura “dove tutti parlano e dicono, ma senza alcuna certezza e senza nessuna direzione”. In questo contesto di confusione e di inconsistenza del pensiero, il valore incommensurabile della libertà, viene travisato e abusato, “poiché – rileva il Vescovo – manca l’esercizio del logos, quella intelligenza che è capacità di ‘leggere dentro’ se stessi, dentro la verità più profonda delle cose, per scoprirsi infine umani, animali ‘razionali’, che si distinguono dalle bestie”.
 
Quale “umanità” oggi? Quanto “umano” c’è nell’uomo? È la provocazione di Mons. Staglianò, che stigmatizza la dilagante barbarie che “disumanizza” la nostra società, perfino la religione, “nell’ubriacatura di una visione distorta di Dio, in nome del quale si arriva pure ad uccidere!”.
 
“Non si può non parlare di un siffatto contesto – ha proseguito il Relatore – senza ribadire la nostra responsabilità di cristiani, senza accusare che questa degenerazione dell’umano, è frutto di una ‘impurità’ che deturpa la bellezza dell’uomo, creato ad immagine e somiglianza di Dio”.
 
“Ci sono spiriti impuri – ha rimarcato ancora Mons. Staglianò – che spingono gli uomini a disobbedire al comandamento divino”, in una direzione che muove ad “adulterare” le relazioni sociali, i rapporti amicali, i legami fraterni e persino familiari. “Adulterare – ha ripreso il Vescovo – vuol dire ‘avvelenare’ gli aspetti più sacri e fondamentali della vita, non solo in ordine ai nostri simili, ma anche nei riguardi della terra, dell’ambiente, il ‘giardino’ che il Creatore ci ha affidato, perché ne fossimo custodi”.
 
“La crisi odierna – ha affermato il Relatore – è soprattutto antropologica; in essa va collocata il dramma di un galoppante crollo demografico, vera tragedia umana; una fiumana di umanità che vuole nascere, che spinge ad uscire, che vuole entrare nella vita. Ma noi non li vogliamo! I nostri figli non li facciamo nascere!” Un’umanità senza figli, non ha futuro ed è terribilmente povera! “Qui si impegna la fede cristiana, che non è una patina religiosa, che non è mai accomodante, ma che vuol dire essenzialmente uscire”.
 
“Non basta adempiere il comandamento di santificare le feste – ha ricordato Mons. Staglianò – ci vuole una seria autocritica del nostro essere cristiani e praticanti. Bisogna prendere coscienza dell’urgenza di uscire dalle comodità di una fede sonnecchiante, di raggiungere le periferie del dolore e dei bisogni dei fratelli, ci vuole una fede adulta, matura, piena di Logos, capace di mettersi sulle orme di Cristo”.
 
La sequela Christi diventa allora essenziale per la nascita di un nuovo umanesimo; seguire Gesù è mettersi dietro a Lui, con l’intelligenza della fede, “per conoscere la verità della carità”. Perché non basta fare la carità – ha rammentato il Vescovo – “ma conoscere la verità della carità”, l’amore di Dio in Cristo Gesù.
 
“Ecco la misura alta della mia umanità – ha concluso Mons. Staglianò – ecco il cammino di conversione all’umano, che è la qualità più divina che è in me. Qui non basta solo il logos, ma serve che mi scopri essere divino, immagine e somiglianza di Dio, cristico, triniforme, per dirla con Rosmini, capax Dei, capace cioé di accogliere Dio in me; Lui che distrugge in me quanto è impuro e di inciampo alla maturazione del novum di una umanità pienamente realizzata, più bella e buona”.
 
 

Celebrazione del 60° anniversario di sacerdozio di Mons. Malandrino e del 6° anno di episcopato di Mons. Staglianò

Fortemente sentita e partecipata la Messa di celebrazione del 60° anniversario di sacerdozio di Mons. Giuseppe Malandrino e del 6° anniversario di episcopato di Mons. Antonio Staglianò. Celebrata nella Basilica Cattedrale di Noto il 19 marzo, nella solennità di San Giuseppe, in cui si ricorda pure il dono della paternità, la Messa è stata animata dal coro della Cattedrale e presenziata da una delegazione dei portatori dei cilii e dei portatori di San Corrado. La celebrazione ha accolto i fedeli di tutte le parrocchie dei vicariati e si è aperta con i saluti del Vescovo Mons. Staglianò rivolti ai presenti, in modo particolare a Mons. Giuseppe Malandrino, Vescovo Emerito, a Mons. Paolo Urso, Vescovo di Ragusa, che ha rappresentato l’Episcopato siciliano e a Mons. Rosario Gisana, Vescovo di Piazza Armerina e figlio della Chiesa di Noto, consacrato Vescovo un anno fa. A questo momento significativo di comunione è seguito il ringraziamento di Mons. Malandrino alla comunità diocesana e al Vescovo Antonio per il percorso intrapreso insieme, sottolineando quanto Mons. Staglianò tenesse a cedergli la presidenza eucaristica per questa occasione.

 
L’omelia tenuta da Mons. Gisana ha toccato il tema della gratitudine per il dono dei pastori alla Chiesa netina; Gisana ha ricordato San Giuseppe, come l’uomo giusto, che compie la volontà di Dio, con generosità e piena dedizione: “Quando ti chiedono dai, senza tornaconto”.
In seguito ha trovato spazio il tema del discepolato e dell’essere “primo tra gli ultimi” come Giuseppe, di cui si sa così poco dai Vangeli: “il vero discepolo è colui che ama stare nel nascondimento – ha evidenziato Gisana – chiamato a ricoprire un ruolo fondamentale nel silenzio”. La sua vicinanza a Gesù è simile a quella dei discepoli che si immergono nel cammino, sfuggendo a una vita appariscente; Giuseppe, nel non ripudiare Maria sembra eludere la legge di Dio, tuttavia facendo questo la completa e si fa collaboratore del progetto divino.
Prima del congedo, Mons. Angelo Giurdanella, Vicario Generale della Diocesi, ha espresso un vivo ringraziamento per l’operato dei Vescovi Staglianò e Malandrino, modelli di zelo apostolico e di dedizione offerti al gregge di Cristo. Ha poi rivolto un augurio speciale a Mons. Gisana per il suo primo anno di episcopato che ricorrerà il giorno di Pasqua, facendo infine dono ai Vescovi di alcuni testi di teologia, del Magistero della Chiesa e di un’icona della Madonna.
Mons. Malandrino ha poi preso la parola, ricordando il drammatico crollo e la ricostruzione della Cattedrale da lui tanto amata e ha elencato le tre “Pa” fondamentali per la vita della Chiesa locale: “Parola” di Dio come fonte di amore e sapienza; “Parrocchia”, come esperienza forte di comunità e di famiglia; “Paternità”, come quella di Dio, che ama tutti senza discriminazione.
L’inno a Maria SS. Scala del Paradiso ha concluso la Messa, accompagnando abbracci fraterni e di gratitudine tra i vescovi presenti.
 
 

Dichiarazione della Curia Vescovile di Noto in merito al recente episodio di presunto esorcismo in Diocesi

In merito al recente e presunto episodio di esorcismo avvenuto in un Comune della Diocesi di Noto, da parte di un sacerdote esorcista che ha regolare e legittimo mandato del Vescovo per l’esercizio del suo ministero, la Curia Vescovile di Noto con la presente Dichiarazione desidera dare le opportune informazioni ai fedeli laici sulla materia in questione: Per capire cos’è l’esorcismo si deve partire da Gesù Cristo e dalla sua stessa prassi. Facciamo riferimento a quanto fu detto alla sala stampa della Santa Sede il 26 gennaio 1999 durante la presentazione del rito degli esorcismi fatta dal Cardinale Prefetto, Sua Eminenza Jorge Arturo Medina Estévez: «Gesù Cristo è venuto per annunciare e inaugurare il regno di Dio sul mondo e sugli uomini. Gli uomini hanno una capacità di accogliere Dio nei loro cuori (Rm 5, 5). Questa capacità di accogliere Dio viene, però, offuscata dal peccato e talvolta il male, nell’uomo, occupa il posto dove Dio vuole vivere. Per questo Gesù Cristo è venuto a liberare l’uomo dalla dominazione del male e del peccato e così anche da tutte le forme di dominazione del maligno, cioè del diavolo e dei suoi spiriti maligni chiamati demoni, che vogliono deviare il senso della vita dell’uomo. Per questa ragione Gesù Cristo scacciava i demoni e liberava gli uomini dalle possessioni degli spiriti maligni, per farsi spazio nell’uomo, cosicché quest’ultimo acquisti la libertà verso Dio, il quale vuole dare il suo Spirito Santo all’uomo che è chiamato a diventare suo tempio (1 Cor 6, 19; 1 Pt 2, 5) per dirigere i suoi passi (Rm 8, 1-17; 1 Cor 12, 1 -11; Gal 5, 16-26) verso la pace e la salvezza.

 
Qui c’entra la Chiesa e il suo ministero. La Chiesa è chiamata a seguire Gesù Cristo e ha ricevuto il potere, da parte di Cristo, di continuare nel suo nome la sua missione. Allora l’azione di Cristo per liberare l’uomo dal male si eserciterà attraverso il servizio della Chiesa e dei suoi ministri ordinati, deputati dal Vescovo per compiere i sacri riti indirizzati a liberare gli uomini dalla possessione del maligno. L’esorcismo è, allora, un’antica e particolare forma di preghiera che la Chiesa adopera contro il potere del diavolo. Ecco come nel Catechismo della Chiesa Cattolica viene spiegato cos’è l’esorcismo e come esso viene esercitato: “quando la Chiesa domanda pubblicamente e con autorità, in nome di Gesù Cristo, che una persona o un oggetto sia protetto contro l’influenza del Maligno e sottratto al suo dominio, si parla di esorcismo. Gesù l’ha praticato (Mc 1, 25 s.); è da Lui che alla Chiesa deriva il potere e il compito di esorcizzare (cf. Mc 3, 15; 6, 7.13; 16, 17). In una forma semplice l’esorcismo è praticato durante la celebrazione del Battesimo. L’esorcismo solenne, chiamato “grande esorcismo”, può essere praticato solo da un presbitero e con il permesso del Vescovo. In ciò bisogna procedere con prudenza, osservando rigorosamente le norme stabilite dalla Chiesa. L’esorcismo mira a scacciare i demoni o a liberare dall’influenza demoniaca, e ciò mediante l’autorità spirituale che Gesù ha affidato alla sua Chiesa. Molto diverso è il caso di malattie, soprattutto psichiche, la cui cura rientra nel campo della scienza medica. È importante, quindi accertarsi, prima di celebrare l’esorcismo, che si tratti di una presenza del Maligno e non di una malattia”. (cf. Codice di Diritto Canonico, can. 1172) – (Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 1673).
 
A tal proposito la Curia Vescovile di Noto precisa che in Diocesi vi sono due sacerdoti esorcisti, il Sac. Paolo Gradanti e il Sac. Tonino Lorefice, i quali hanno ricevuto un regolare mandato del Vescovo, secondo quanto prescritto dal canone 1172 del Codice di Diritto Canonico. Viene, altresì, sottolineato che per eseguire l’esorcismo c’è bisogno dell’autorizzazione del Vescovo diocesano.
 
In queste ore si è diffusa sul web la notizia di un fatto relativo ad un altro presunto esorcismo. Abbiamo sentito il sacerdote esorcista per capire cosa è accaduto realmente, il quale ha dichiarato quanto segue: “Stanno circolando versioni del fatto non veritiere che ledono la dignità di chi soffre. Stamattina è accaduto che un giovane, in stato di shock, si è recato all’interno di un palazzo al quartiere Jungi di Scicli, dando in escandescenze. Sono stato contattato dai genitori del ragazzo, e mi sono recato tempestivamente sul luogo. Nessuna Messa, nessuna pratica esorcista, mi sono solo limitato a far calmare il ragazzo ed evitare che desse ulteriormente in escandescenze. Non è vero che sono arrivati i carabinieri allertati dalle urla. Quando sono arrivato nel palazzo gli uomini dell’Arma erano già lì, come anche l’ambulanza del 118. E non c’è stato nessun esorcismo – precisa l’esorcista – solo un intervento amichevole di una persona che sta seguendo un ragazzo che soffre, facendolo rinsavire ed evitando degenerazioni pericolose per lui e per gli altri. Ritengo che in città si stia strumentalizzando la cosa. Mistificare i fatti per creare scalpore e diffondere dati sensibili delle persone interessate non è saggio, ma poco rispettoso”, conclude don Tonino Lorefice.
 
La Curia Vescovile concorda con le dichiarazioni del sacerdote ed esorta gli operatori dei media a rispettare quanto la Chiesa insegna circa la pratica e le norme che regolano l’esorcismo, a tutelare la privacy di quanti vivono queste vicende dolorose, a salvaguardare la dignità di ogni persona. Proprio in quest’ultimo caso che descrive don Tonino non si è trattato di un vero e proprio esorcismo ma di manifestazione di vicinanza, d’amicizia e di preghiera insieme ai familiari per questo giovane che viveva una situazione di particolare disagio.
 
A tal proposito, l’Ufficio per le Comunicazioni Sociali ha sentito il Vicario Generale della diocesi, Mons. Angelo Giurdanella che, informato dei fatti, ha dichiarato: «purtroppo molti dicono: “Il demonio non esiste”, e per certi aspetti fa comodo pensare che non esista. Ma il Vangelo è chiaro: su simili questioni soltanto la Parola di Dio può dire qualcosa di sicuro e definitivo. Secondo il Vangelo il demonio è una persona reale e orientata liberamente contro Dio. Papa Paolo VI un giorno ebbe a dire: “il male non è soltanto una deficienza, ma un’efficienza; è un essere vivo, spirituale, pervertito e pervertitore. Terribile realtà!”. Anche oggi l’esistenza del demonio si percepisce da moltissimi indizi: non solo della possessione diabolica, che esiste ed è verificabile, ma tante assurde forme di schiavitù, disagi, sofferenze nelle quali l’uomo cade distruggendo la propria dignità. La Chiesa, in particolare con i suoi ministri, è vicina ad ogni uomo piagato nel corpo e nello spirito. E’ presente con la medicina della misericordia, con la sollecitudine fraterna e quando il caso lo richiede con la preghiera di liberazione. Esprimo a don Tonino Lorefice e don Paolo Gradanti, sacerdoti delegati dal vescovo per il ministero di esorcista, la vicinanza e il sostegno e assicuro la preghiera dell’intera Chiesa locale di Noto».
 

Radio Maria il 31 marzo dedica uno speciale al Convegno Ecclesiale di Firenze: Ospite in diretta Mons. Staglianò, conduce Massimiliano Casto

Il prossimo 31 marzo – dalle 21,00 alle 22,20 – Radio Maria trasmetterà in diretta radiofonica uno speciale sul V Convegno Ecclesiale Nazionale che si terrà a Firenze dal 9 e al 13 novembre 2015. La puntata – condotta da Massimiliano Casto, collaboratore di “Avvenire” e dell’Ufficio Nazionale per i Problemi Sociali e il Lavoro della Conferenza Episcopale Italiana – avrà come ospite d’eccezione il Vescovo di Noto Mons. Antonio Staglianò, delegato regionale al Comitato preparatorio del Convegno ecclesiale nazionale, e vedrà anche la partecipazione di Don Rosario Sultana, direttore dell’Ufficio Comunicazioni Sociali della diocesi netina.

 
Con questa puntata speciale dedicata al Convegno, Radio Maria intende fornire ai numerosissimi ascoltatori tutte le informazioni necessarie per prepararsi adeguatamente all’importante appuntamento ecclesiale che vedrà circa 2.500 delegati provenienti da tutta Italia ritrovarsi nel capoluogo fiorentino. Proprio Mons. Staglianò ha voluto sottolineare l’urgenza di una “Chiesa in uscita”, una Chiesa cioè capace di portare concretamente, e non solo a parole, la fede agli uomini e alla società nella quale essi abitano. Così l’uscire diventa annuncio: “Solo se è proprio necessario, si deve evangelizzare anche con le parole – ha detto il Vescovo Staglianò -, ma deve essere l’extrema ratio. Invece, sono i gesti e i vissuti del Vangelo che danno la carne alla Parola di Dio, che la rendono viva. Occorre annunciare la Verità – ha continuato – non come un concetto, ma come una Persona. Del resto ‘Io sono la Verità – ha detto Gesù – sono la via e la vita’. La verità è dunque un cammino”.
 
Lo speciale di Radio Maria sul Convegno Ecclesiale, che i Vescovi italiani hanno voluto intitolare: “In Gesù Cristo il nuovo umanesimo”, vuole servire anche come spunto di riflessione per i cattolici, attraverso l’atteggiamento a cui richiama quotidianamente Papa Francesco: leggere i segni dei tempi e parlare il linguaggio dell’amore che Gesù ci ha insegnato. Solo una Chiesa che si rende vicina alle persone e alla loro vita reale, infatti, pone le condizioni per l’annuncio e la comunicazione della fede.
 
Si tratta del primo importante appuntamento che Radio Maria dedicherà al Convegno. L’emittente si sta infatti apprestando a seguire l’evento in vario modo, con iniziative diverse, catechesi, riflessioni in vari ambiti e settori seguendo, oltre alle cinque tracce indicate nella guida al Convegno, quattro focus per analizzare e verificare quanto il cristianesimo sia riuscito ad innervare il territorio con elementi tipici del Vangelo, della visione cristiana dell’uomo.
 

Intervista a Mons. Staglianò sul tema del nuovo umanesimo, in vista del prossimo Convegno Ecclesiale

In vista del prossimo V Convegno Ecclesiale di Firenze, il nostro Vescovo, Mons. Antonio Staglianò, delegato regionale al Comitato preparatorio del Convegno, è stato intervistato da “Radio Spazio Noi in Blu” di Palermo, su “In Cristo il nuovo umanesimo. La via della Sicilia per convenire a Firenze 2015 – la creazione dell’umano”. Qui di seguito l’intervista rilasciata dal Vescovo.
 
Quest’oggi l’argomento che abbiamo scelto per parlarne con Mons. Staglianò è l’accoglienza e l’immigrazione, nello specifico i diritti umani e la dignità dell’uomo.
 
Intrattenendoci sul nuovo umanesimo o meglio sull’umanesimo nuovo in Cristo, occorre riflettere un po’ sulle forme storico-pratiche in cui questa umanità nuova si configura; diversamente ragioniamo dentro l’astrattismo filosofico o culturale, che può essere interessante, ma non raggiungiamo il nucleo incandescente della nostra riflessione.
Questa questione dell’immigrazione e dell’accoglienza è una sfida culturale che caratterizza quella che abbiamo definito la “via siciliana” di un umanesimo nuovo in Cristo.
Quali sono le risposte concrete che questo nuovo modo di vivere, può offrire come testimonianza di vita? Partiamo dall’accoglienza di questi immigrati, che vanno rispettati nelal loro dignità, in quanto esseri umani, persone! Oggi, anche nel dibattito culturale, diverse frange della politica italiana avanzano considerazioni di tipo sociologico e politico e talvolta anche religioso, secondo le quali si dovrebbe piuttosto respingere queste persone, anziché accoglierle.
 
Forse bisogna uscire da un pregiudizio diffuso, che è un pregiudizio politico, sociale e anche di “mercato” se vogliamo.
 
Sicuramente, perché mentre l’approccio politico su questo tema deve fare il suo percorso, è giusto dire che gli immigrati che arrivano sulle nostre coste sono un problema nazionale e non soltanto siciliano, europeo e non solo italiano. D’altra parte, c’è un problema più immediato, quello appunto dell’accoglienza degli immigrati, al di là delle considerazioni di carattere storico e politico sul perché arrivino da noi, su chi li manda e sui grandi rischi del terrorismo internazionale. Allora il cristiano che vive l’umanesimo nuovo in Cristo, deve agire alla luce del Vangelo, secondo l’ammonimento e il comandamento di Gesù, anche quando, nello scontro doloroso che si sta consumando tra cristianesimo e islam, i fratelli da accogliere fossero nostri nemici o uccisori.
Qui c’è un novum dell’umano, a cui Gesù ci spinge, come dicendoci: “Io metto nel mondo un sentimento di umanità nuova, per il quale se il tuo nemico si presenta davanti a te, tu non lo respingi, ma lo accogli”. Ecco l’umanità nuova, che Cristo ha generato donando la sua vita per amore, per crearsi un popolo tutto “sacerdotale”, un popolo pienamente umano, che sa manifestare l’umanità bella e buona di Gesù e del suo Vangelo.
 
Lei ha fatto giustamente riferimento allo scontro di religione. Ma qui c’è di mezzo l’uomo. Allora è necessario porsi in ascolto dell’altro, cominciare a pensare che dietro a ogni persona che arriva sulle nostre coste c’è una storia, una croce, un dolore.
 
Certamente, e questo ci spinge ad un sentimento di pietas e di compassione che non è un sentimento moralistico o un’emozione soltanto, ma la stessa pietas di Cristo che guarda a noi sconfitti, feriti dal male, afflitti da tante prove e si commuove, piange con noi e per noi.
L’umanità nuova oggi, concretamente, dentro questa crisi che siamo attraversando, assume le forme concrete della condivisione e della solidarietà: per esempio le famiglie cristiane potrebbero adottare figli che non hanno papà e mamma, ma anche famiglie intere, proprio per condividere. Urge una nuova “moltiplicazione dei pani e dei pesci”, il miracolo della condivisone solidale, che ci impegna ad amarci gli uni gli altri come lui ha amato noi, mettendo a disposizione il poco che abbiamo. Da qui può nascere una rivoluzione straordinaria, una conversone del cuore, che sa amare e vedere il fratello che mi sta accanto.
 
C’è una via, un’identità anche “regionale”, che ci porta verso Firenze 2015?
 
Sicuramente c’è una via tutta siciliana, dentro un’area territoriale che è anche culturale, per dare testimonianza alla fede cristiana in un territorio, con una sua specificità e una propria identità. Bisogna dunque cogliere concretamente i tratti tipici della “sicilianità”dell’umanesimo contemporaneo.
 
Quali sono questi tratti tipici dell’umanesimo siciliano?
 
Direi che possiamo riferirci all’esperienza e al vissuto della Sicilia dei tempi passati, che valgono anche per il presente. Penso per esempio a ciò che Pirandello sosteneva, tentando di caratterizzare il genio siciliano quando affermava: “fru fru fru come un tarlo scava nel profondo”. il siciliano possiede la via del logos che è via di contemplazione e di bellezza, nella quale cogliamo quell’umanesimo nuovo a cui sempre aspiriamo.
La via della bellezza in Sicilia esiste nella grande tradizione storica, artistica, monumentale e letteraria e sta a indicare che il “tipo” siciliano è quello che pensa, dove il pensiero non è semplicemente concetto o elaborazione di chiacchiera, ma attitudine ad andare dentro, nel profondo delle cose.
 
Sua Eccellenza, c’è una crisi nella “contemplazione”, così come lei la sta definendo. C’è ancora questa attitudine alla bellezza come contemplazione o bisogna riconquistare questa attitudine?
 
Il vissuto della Sicilia è piagato e pieno di rotture, per cui la crisi a cui lei accennava è reale e richiede l’impegno della Chiesa, delle parrocchie, per dare maggiore corpo al cristianesimo. Quando parlo della via del logos intendo dire anche una dimensione che ha a che fare con i legami, gli affetti. Allora si tratta di recuperare questo “legame affettuoso” che c’è dentro la relazionalità, dentro la vita degli uomini ed è questa la bellezza vera e difficile del cristianesimo, la bellezza del crocifisso. Bisogna recuperare una relazionalità più incarnata, una inculturazione della fede, a partire proprio dalla tipicità della via siciliana, con tutta l’esperienza grande della religiosità popolare, da recuperare quale capacità di un popolo di darsi un linguaggio religioso e credente, di offrirci un linguaggio più “credente” che “religioso”; per cui tutte le feste religiose, tutte le forme di pietà popolare, vanno nella direzione “eucaristica”, quella indicata da Gesù, che spinge il dono della sua vita fino a morire per l’altro: lì si incontra effettivamente l’umano.
 
Non crede che questo “umano” nell’uomo, debba prima di ogni cosa, ritornare ad autocomprendersi, ad autocontemplarsi, ritornando ad una profonda e matura riflessione interiore?
 
Quello che lei dice, con il linguaggio cristiano si chiama conversione, che è un ritorno a se stessi, scoprendo la realtà più profonda di sé e la relazione con gli altri. Perché “persona” diversamente da “individuo” è relazione, trama di relazioni. Qui si genera la mia comunione dentro la logica dell’amore. Gesù con questo comandamento nuovo dell’amore, umanizza la nostra esistenza, quando ci dice che il potere è servizio, dono di sé all’altro, autotrascendimento di sé verso l’altro e non sfruttamento. Quando ci dice “amate i vostri nemici” e di non fare violenza in nome di Dio. Solo nell’esperienza cristiana veniamo a sapere che Dio è amore ed è capace di convertirci alla verità di noi stessi.
 
Quanto in tutto questo, Eccellenza, ha spazio e deve trovare spazio l’umiltà?
 
L’umiltà è una condizione dell’essere umano: umiltà vuol dire riconoscere quello che si è e metterlo a disposizione degli altri; non è tanto dire: “No, non ce la faccio, sono nulla!”.
C’è una massima di perfezione cristiana di Antonio Rosmini che dice: “Riconoscere intimamente il proprio nulla”; questa espressione può sembrare una via di riconoscimento del niente che c’è in noi, mentre nella tradizione cristiana riconoscere intimamente il proprio nulla, significa in fondo gettar via tutta la propria zavorra, distruggere in sé quell’orgoglio, quella presunzione, quel credersi qualcuno, quell’autocentramento in sé, quel narcisismo che nella “società dell’ipermercato” influenza e condiziona tutti. A cosa ci porta l’umiltà? Al punto da cui Dio ha creato tutto, perché noi siamo creati dal nulla. Quel nulla lì è alla base della nostra umiltà; noi dobbiamo essere umili, dimagrire nell’io obeso che cresce a dismisura, fino a raggiungere il proprio nulla, quel punto da cui Dio è partito per creare il mondo.