Feritoie della Speranza

Sporadi poetiche (7) e Decaloghi proverbiali (2) in tempi di crisi
21-11-2012
II dipinto dividendosi in due parti decisamente diverse tra loro, presenta uno sproporzionato equilibrio compositivo che suggerisce subito una visione del mondo dualista, tendente a separare nettamente il mondo dello spirito (luminoso e armonico) dal mondo della carne (oscuro e caotico). In questo tempo di crisi, effettivamente, sembra impensabile una relazione tra ciò che è spirito e ciò che è carne, tra ciclo e terra, tra Dio e l’uomo.
 
È la presenza della Vergine Maria con Gesù a dimostrare da subito che non è così! Mostrandoci il Verbo incarnato, Ella ci mostra la prova definitiva che Dio nella vita dell’uomo centra eccome! Nell’Incarnazione è riaccesa per l’umanità la Speranza, perché Dio è con noi.
Eppure tutto oggi sembra provare il contrario! Chi, abbassando lo sguardo su questa tela, avrebbe il coraggio di dire: Dio è con noi?
Guardiamo bene: Duemilacinquecento persone morte nell’attentato dell’11 settembre 2001. La guerra che in ogni dove strazia la faccia della terra. Operai che lottano e muoiono per ottenere ciò che spetta loro di diritto. La bellezza del corpo umano stretta nella morsa del possesso e del piacere. Non è dunque da biasimare chi, insieme alla figura centrale del dipinto, grida: Fino a quando?
Questa espressione, che ricorre diverse volte nella Bibbia, traduce l’esasperata disperazione che s’innalza dal cuore dell’uomo quando le ferite del male lo attanagliano:
Fino a quando Signore?
In questo clima disperato ci sconcerta l’immobilità di quel pastore della Chiesa. A pietrificare la Chiesa è forse la paura, il disinteresse? No! Il vescovo appoggiato alla croce diviene figura della Chiesa che sta, come la Vergine addolorata sotto la croce (Stabat Mater dolorosa), salda e ritta accanto ai propri figli che soffrono e che muoiono. La sua testa inclinata, in simmetria con quella del Crocifisso, sta ad indicare che la Chiesa, seguendo l’insegnamento di Cristo, sa bene che il male, il dolore, la sofferenza non possono essere annullati da un miracoloso intervento divino. Ma occorre assumere il dolore di chi ci sta accanto, facendone nostra la sofferenza e condividendone l’amarezza! Occorre cioè trasformare le ferite del male in feritoie di Speranza! Cristo ha distrutto il peccato facendosi Egli stesso peccato. Il Crocifisso risorto ha sopportato il peso di tutta la miseria umana, spezzando così il dinamismo diffusivo del male, senza scaricarla su qualcun’altro.
Cristo, unico redentore dell’uomo, con la sua Pasqua ci ha liberati! Le sue ferite sono divenute le nostre feritoie! La Speranza cristiana dunque è Speranza pasquale, e come tale conosce bene le tenebre del Venerdì santo ma le attraversa nella fede, come proemio alla folgorante luce della Domenica mattina!
Infine, l’Angelo, che evanescente emerge dal fondo, ci indica in Cristo e in Maria lo sbocco di queste feritoie: la Beatitudine! La figura celeste ci rammenta le parole di Cristo: «Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli. Beati gli afflitti, perché saranno consolati. Beati i miti, perché erediteranno la terra. Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati. Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia. Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio. Beatigli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio. Beati i perseguitati a causa della giustizia, perché di essi è il regno dei cieli. Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli».
«La fede – scrive l’autore della lettera agli Ebrei – è fondamento delle cose che si sperano», sia la nostra fede nel Risorto, rincuorata dall’esperienza di Maria primo frutto della redenzione di Cristo, a guidarci e a darci speranza in questo tempo verso l’eternità. Nell’Anno della Fede possa questo libretto servire a quanti lo leggeranno per maturare nella testimonianza gioiosa di un Amore che sa farsi speranza in ogni afflizione e in ogni disastro essere consolazione e pace.
 
Prefazione di Giuseppe Di Stefano
 
Edizioni: Santocono
Anno: 2012
pp. 78
 
Il ricavato della vendita del volune (scontato a € 10) sarà destinato all’Associazione Onlus “Pino Staglianò” per la costruzione di un centro cardiologico nella diocesi gemella di Butembo-Beni (Repubblica Democratica del Congo)