Messaggio per l’Avvento 2009 di S.E. Mons. Antonio Staglianò, Vescovo di Noto

Avvento: tempo propizio per purificare l’attesa

Il ‘cuore’ della fede cristiana, il suo contenuto centrale, è la confessione che Gesù di Nazareth è il Figlio eterno di Dio nella carne umana. Venuto duemila anni fa, Egli preesiste rispetto alla sua stessa storia, essendo l’immagine e la somiglianza  in cui il Padre ha creato il mondo, pensando l’uomo e predestinandolo in Lui. Perciò la venuta di Cristo non è un fatto marginale per la vita umana. Essa, in realtà, ‘corrisponde’ all’attesa di ogni uomo, purchè questa venga colta nella sua dimensione più profonda. Gesù è misteriosamente cercato da ogni uomo.


Particolarmente oggi si percepisce il bisogno di Lui, perchè la storia degli uomini recuperi la sua dimensione autentica e la sua dignità, oltre il degrado della crescente ‘superficialità umana’. Nel tempo dello sviluppo e del progresso tecnologico esistono infatti segnali gravi di inciviltà. Si pensi alle contraddizioni del mondo opulento: i volti dei nuovi miseri della terra portano ancora i segni del ‘sangue di Abele’, denunciando l’indifferenza del fratello verso il fratello.


L’uomo però non si appaga di ciò che beve e mangia: il suo cuore è irrimediabilmente inquieto. C’è un Oltre che ‘urge’ dentro. L’uomo cerca, domanda, attende redenzione e liberazione. I grandi segni di speranza: le ansie e le aspirazioni umane non sono limitate, ma proiettate sul sempre più grande, sull’infinito. L’uomo è veramente in cammino e, se sosta un poco, al di là dei rumori assordanti delle banalizzazioni della propria esistenza, può scoprirsi ‘capace di Dio’, aperto alla sua manifestazione, in attesa del suo volto liberante.


Occorre tuttavia ‘purificare’ la nostra attesa.
Il rischio degli uomini è quello di ‘proiettare’ se stessi, pregiudicandola. I racconti dell’infanzia di Gesù chiariscono quanto grande sia questo pericolo: tutti attendevano il Messia, ma solo i ‘poveri di Jahwé’ lo hanno riconosciuto. I farisei attendevano un fariseo ligio alla legge e si scandalizzarono di Gesù perchè avrebbe trasgredito al Sabato per salvare l’uomo; gli esseni non hanno potuto riconoscere in Gesù il Messia perchè attendevano un ‘puro assoluto’ che non mangiasse e non bevesse etc.. così anche gli zeloti chiusero gli occhi di fronte alla realtà vera di Gesù a causa della sua inaccettabile predicazione del messaggio di pace e di amore rivolto anche ai nemici (i romani).


C’è però chi attende in modo vero, diventando il modello della nostra attesa: Maria dice ‘si’ all’autocomunicazione di Dio in qualunque modo essa si manifesti. La sua totale apertura alla rivelazione di Dio come Dio (cioè assolutamente libero di autodonarsi, senza pregiudizi di sorta) fonda una fede che permette l’Incarnazione del Figlio di Dio. Questa povertà (o la sua mancanza) sta alla base dell’accettazione (o del rifiuto) di Colui che è se stesso dall’eterno, prima di tutti i secoli, primogenito di ogni creatura, immagine del Dio invisibile, la predestinazione di tutti gli uomini alla salvezza: Gesù Cristo, il Figlio di Dio, venuto tra noi nella pienezza dei tempi [Cfr. Tutto il Prologo di Gv; Gal 4,4-7; Eb 1,1-4; Gli inni cristologici di Colossesi ed Efesini].


Se uomini e donne di questo nostro tempo non cercano più Gesù, o pensano semplicemente di poterne fare a meno, è forse perchè l’attesa del loro cuore è impedita, ostacolata. Un primo grande interrogativo riguarda allora la conversione di tutti, immettendo tutti in un cammino rinnovato di missione nella Chiesa alla ricerca di linguaggi nuovi per dire in modo più culturalmente efficace e autentico la verità liberante di sempre: cosa, oggi, inibisce un’attesa ‘vera’ [cioè libera] di Gesù, quale rivelazione salvifica di Dio per ogni uomo, bloccando l’apertura del cuore umano all’accoglienza del volto di Dio-Amore?


In questa prospettiva, occorre investire maggiori energie spirituali ed ecclesiali per controllare criticamente in se stessi e negli altri alcuni elementi culturali che sono dentro la mentalità dell’oggi e interagiscono negativamente con l’esperienza della fede cristiana, riducendone la sua rilevanza salvifica, trasformante la vita e l’esistenza quotidiana di ogni uomo. Si pensi soltanto a quanto forte sia, in alcune culture, la paura del giudizio dell’altro (del suo occhio) che spesso immobilizza il cristiano, precludendogli comportamenti che invece dovrebbero testimoniare la sua passione di verità, la sua adesione a Cristo anche a costo del sacrificio di sé e del proprio riconoscimento sociale. Oppure, più in generale, si pensi ai timori (anche economici, ma non solo) della vita che sono alla base della superficiale accoglienza di ogni  forma di superstizione e di magismo, incompatibili con il cristianesimo.


‘Ogni uomo cerca misteriosamente Gesù Cristo’, ma anche per l’onestà di questa ricerca è necessario pregare: ‘Fammi conoscere, Signore, le tue vie, guidami nella tua verità’ (Sal 25). Il tempo dell’Avvento è tempo propizio (kairòs) per purificare la nostra attesa di salvezza, cioè le nostre attese di vita, mentre il tempo della nostra esistenza scorre e passa inesorabilmente.

 

Noto, 8 Dicembre 2009
Solennità dell’Immacolata Concezione di Maria

07-12-2009