Un saluto cordiale porgo a tutti voi intervenuti alla presentazione del sito internet della diocesi di Noto e viva soddisfazione desidero esprimere in questo momento in cui raccogliamo i risultati della scelta della nostra diocesi per uno dei progetti pilota di siti internet realizzati in Italia. Un sentito ringraziamento innanzitutto all’Ufficio per le comunicazioni sociali della CEI nella persona del suo direttore don Domenico Pompili qui rappresentato dal dott. Vincenzo Grienti; poi al Servizio informatico della CEI nella persona del dott. Giovanni Silvestri; ancora ai tecnici della società Seed-Ids Informatica che hanno svolto il lavoro di progettazione e di messa in opera del sito; e infine, ma non per ultimi, ai miei collaboratori: a don Rosario Sultana, in particolare, che ha accettato di assumere la responsabilità di webmaster del nuovo sito, e a quanti lo hanno aiutato e continueranno a farlo per i vari aspetti di competenza e di informazione, tra i quali voglio citare il dott. Salvatore Maiore quale direttore del nostro ufficio per i beni culturali e l’arte sacra, così rilevante per il patrimonio di cui portiamo insieme il vanto e il peso.
La nostra presentazione si svolge felicemente nella imminenza della celebrazione della 42a Giornata mondiale delle comunicazioni sociali, per la quale il papa Benedetto XVI ha voluto consegnarci un suo messaggio che ne sviluppa il titolo: ‘I mezzi di comunicazione sociale: al bivio tra protagonismo e servizio. Cercare la verità per condividerla’. Il tema riprende un aspetto che è intrinseco alla natura stessa dei mezzi di comunicazione e che gli interventi del Magistero, già con il concilio Vaticano II, non hanno smesso di porre in evidenza, ovvero il loro rapporto con la verità. Mi piace sottolineare due aspetti tra altri del messaggio pontificio che interpellano il nostro uso dei media e la loro funzione nella società e nella Chiesa.
In primo luogo mi pare si debba segnalare la connaturale tendenza dei mezzi di comunicazione a costituire essi stessi un evento a sé, quasi indipendentemente dalla realtà che riferiscono, presentano o commentano, così da diventare essi stessi produttori di eventi, creatori di realtà, ma in questo caso virtuale, che si sovrappone fino a sostituirsi alla verità dei fatti. C’è in questo, lo sappiamo, un effetto congenito proprio degli stessi media, i quali non istituiscono una mediazione pura, tra i fatti e la loro conoscenza, bensì si presentano come strumenti e intermediazioni essi stessi dotati di propria consistenza, i quali rielaborano e in un certo senso ricreano la realtà dei fatti cui si riferiscono. La comunicazione è una mediazione che, mentre potenzia l’informazione e la sua diffusione, tende a erodere sempre più spazio alla realtà fattuale fino a introdurvi un ulteriore livello, virtuale, con il quale la realtà che chiamiamo fattuale finisce con l’intrecciarsi e alla fine con il confondersi. Mentre le dimensioni e le potenzialità della comunicazione vengono smisuratamente moltiplicate, cresce la necessità di imparare ad orientarsi nel discernimento dei livelli di realtà, o più semplicemente tra reale e virtuale; ma cresce anche la responsabilità, e quindi la necessità della competenza e della vigilanza, per chi opera nell’ambito della comunicazione. Infatti a questo carattere connaturale ai mezzi di comunicazione si aggiungono le condizioni e soprattutto gli scopi per i quali gli operatori della comunicazione utilizzano i media.
«Occorre pertanto chiedersi ‘ scrive il Papa nel suo messaggio ‘ se sia saggio lasciare che gli strumenti della comunicazione sociale siano asserviti a un protagonismo indiscriminato o finiscano in balia di chi se ne avvale per manipolare le coscienze. [‘] Oggi, in modo sempre più marcato, la comunicazione sembra avere talora la pretesa non solo di rappresentare la realtà, ma di determinarla grazie al potere e alla forza di suggestione che possiede. Si costata, ad esempio, che su talune vicende i media non sono utilizzati per un corretto ruolo di informazione, ma per ‘creare’ gli eventi stessi» (n. 3). C’è dunque una responsabilità che viene sfidata e che chiede di essere esercitata nei confronti dei media, sia da parte di chi li gestisce sia da parte di chi li usa e ne fruisce. Solo così si potrà far fronte a quella che il Papa considera una vera e propria «mutazione» (ib.) in atto nel ruolo dei mezzi di comunicazione, per i quali egli invoca lo sviluppo di una vera e propria «info-etica» (n. 4), analoga a quella che è diventata la bio-etica.
Una seconda considerazione si impone allora in ordine al rapporto tra mezzi e fine nell’impiego dei media. Poiché infatti siamo di fronte a ‘mezzi’ di comunicazione che hanno assunto un ruolo così preponderante da creare essi stessi un nuovo ambiente umano e quasi una realtà parallela, e questo non solo per un uso distorto o strumentale, ma anche per la loro stessa natura sempre più pervasiva nell’orizzonte della conoscenza e dell’esperienza umana in genere, ciò che va posto all’ordine del giorno è la questione antropologica, ovvero la questione della verità dell’uomo; ancora una volta è diventato necessario chiedersi chi è l’uomo e che cosa può o rischia di diventare. Questo impone, quanto meno a noi credenti per un servizio a tutti, di tenere desto il senso della persona umana, nella sua figura completa di creatura di Dio a sua immagine e somiglianza, redenta da Cristo, nel quale trovare la compiuta realizzazione umana e verso cui orientare la ricerca di verità e di vita (cf. n. 6). L’umanità autentica ha il suo criterio insuperabile nel Cristo; egli è guida nel discernimento della verità e del bene che proprio attraverso i mezzi di comunicazione sociale possono raggiungere ulteriori significative realizzazioni. Ma perché ciò avvenga bisogna recuperare un adeguato senso della dignità dell’uomo ed una visione integrale della sua identità di creatura a immagine e somiglianza di Dio, chiamata ad una relazione filiale con Dio in Cristo. Insieme a questa chiara coscienza e visione è necessario quindi assicurare che l’uso dei media custodisca e promuova la dignità integrale dell’uomo, nella sua dimensione personale, dal concepimento all’ultimo respiro, e nella sua dimensione sociale, a cominciare dal diritto e dal dovere del lavoro, fino a tutti gli aspetti di una corresponsabilità e di una partecipazione che unicamente possono rendere ciascuna persona e la società in cui vive degna di essere definita umana.
Non si tratta allora di demonizzare i media, e nemmeno di idolatrarli, quanto piuttosto di possedere con chiarezza il criterio del loro utilizzo come utenti o come operatori della comunicazione, perché diventino ciò a cui sono chiamati, ovvero una magnifica ed esaltante potenzialità di sempre più piena umanizzazione.
Guardare in questo modo all’avvio di un nuovo sito internet come il nostro fa intravedere una opportunità umana, sociale ed ecclesiale di singolare portata. Innanzitutto perché un sito internet integra in sé diverse dimensioni dei media più avanzati, abilita ad una comunicazione ricca e completa, offre un costante aggiornamento, consente una interazione continua tra emittente e utente, fa entrare in comunicazione con un mondo vivo di persone e di comunità. Potrebbero essere tre, in tal senso, le indicazioni da raccogliere all’avvio di uno strumento come il sito internet di una diocesi quale la nostra.
Innanzitutto il sito rappresenta una opportunità completa e tempestiva di aggiornamento sul piano delle notizie e dell’informazione. Ciò significa un impegno assiduo e serio per tutti coloro che vi siamo implicati per assicurare che i dati siano sempre offerti puntualmente e con completezza. E significa anche, sul versante di chi fruisce del servizio, l’impegno a seguire con attenzione e quindi a corrispondere con una attiva partecipazione al circuito di comunicazione reso in tal modo permanentemente attivo.
In secondo luogo il sito si presta a diventare strumento privilegiato di lavoro per tutti coloro che sono impegnati e responsabili nei vari ambiti della vita diocesana e su tutto il territorio della diocesi. Si tratta allora di far sì che il sito contribuisca, secondo i requisiti tecnici che gli sono propri, a rendere sempre più integrata e organica la vita e l’attività della diocesi a tutti i livelli e tra tutte le sue componenti. Questo tocca immediatamente quanti portano responsabilità di settore o locale, coinvolge via via tutte le istituzioni, ma infine rende possibile una vita di Chiesa sempre più viva e partecipata.
Infine il sito porta la responsabilità di essere strumento della vita e della missione della Chiesa al proprio interno e verso tutti riconducendo tutte le informazioni e le comunicazioni al compito dell’evangelizzazione che rappresenta la cifra riassuntiva della identità e di tutte le attività ecclesiali. Attraverso il sito deve passare una immagine di Chiesa e, in essa, una immagine di umanità plasmata e conformata a Cristo Signore. E questo sia per l’immagine complessiva che trasmette dal punto di vista tecnico ed estetico, ma anche per i riferimenti, i richiami, le possibilità di rimando ai contenuti della fede cristiana che contiene e con cui sollecita chi lo visita. In altre parole, il sito deve diventare strumento non solo di informazione, ma anche di conoscenza e, perché no?, di formazione, direttamente o indirettamente. Con una peculiarità che gli è propria, e cioè il carattere in qualche modo interattivo, che trasforma la visita del sito in una possibile apertura di dialogo serio, costruttivo, positivo e arricchente per chiunque la intraprenda.
Sta nei nostri auspici, e nelle nostre preghiere, che tutto ciò si realizzi, perché anche questo strumento diventi segno di Chiesa e quindi frammento del Regno che viene, che è di Dio ma per ciò stesso anche e veramente dell’uomo.
La nostra presentazione si svolge felicemente nella imminenza della celebrazione della 42a Giornata mondiale delle comunicazioni sociali, per la quale il papa Benedetto XVI ha voluto consegnarci un suo messaggio che ne sviluppa il titolo: ‘I mezzi di comunicazione sociale: al bivio tra protagonismo e servizio. Cercare la verità per condividerla’. Il tema riprende un aspetto che è intrinseco alla natura stessa dei mezzi di comunicazione e che gli interventi del Magistero, già con il concilio Vaticano II, non hanno smesso di porre in evidenza, ovvero il loro rapporto con la verità. Mi piace sottolineare due aspetti tra altri del messaggio pontificio che interpellano il nostro uso dei media e la loro funzione nella società e nella Chiesa.
In primo luogo mi pare si debba segnalare la connaturale tendenza dei mezzi di comunicazione a costituire essi stessi un evento a sé, quasi indipendentemente dalla realtà che riferiscono, presentano o commentano, così da diventare essi stessi produttori di eventi, creatori di realtà, ma in questo caso virtuale, che si sovrappone fino a sostituirsi alla verità dei fatti. C’è in questo, lo sappiamo, un effetto congenito proprio degli stessi media, i quali non istituiscono una mediazione pura, tra i fatti e la loro conoscenza, bensì si presentano come strumenti e intermediazioni essi stessi dotati di propria consistenza, i quali rielaborano e in un certo senso ricreano la realtà dei fatti cui si riferiscono. La comunicazione è una mediazione che, mentre potenzia l’informazione e la sua diffusione, tende a erodere sempre più spazio alla realtà fattuale fino a introdurvi un ulteriore livello, virtuale, con il quale la realtà che chiamiamo fattuale finisce con l’intrecciarsi e alla fine con il confondersi. Mentre le dimensioni e le potenzialità della comunicazione vengono smisuratamente moltiplicate, cresce la necessità di imparare ad orientarsi nel discernimento dei livelli di realtà, o più semplicemente tra reale e virtuale; ma cresce anche la responsabilità, e quindi la necessità della competenza e della vigilanza, per chi opera nell’ambito della comunicazione. Infatti a questo carattere connaturale ai mezzi di comunicazione si aggiungono le condizioni e soprattutto gli scopi per i quali gli operatori della comunicazione utilizzano i media.
«Occorre pertanto chiedersi ‘ scrive il Papa nel suo messaggio ‘ se sia saggio lasciare che gli strumenti della comunicazione sociale siano asserviti a un protagonismo indiscriminato o finiscano in balia di chi se ne avvale per manipolare le coscienze. [‘] Oggi, in modo sempre più marcato, la comunicazione sembra avere talora la pretesa non solo di rappresentare la realtà, ma di determinarla grazie al potere e alla forza di suggestione che possiede. Si costata, ad esempio, che su talune vicende i media non sono utilizzati per un corretto ruolo di informazione, ma per ‘creare’ gli eventi stessi» (n. 3). C’è dunque una responsabilità che viene sfidata e che chiede di essere esercitata nei confronti dei media, sia da parte di chi li gestisce sia da parte di chi li usa e ne fruisce. Solo così si potrà far fronte a quella che il Papa considera una vera e propria «mutazione» (ib.) in atto nel ruolo dei mezzi di comunicazione, per i quali egli invoca lo sviluppo di una vera e propria «info-etica» (n. 4), analoga a quella che è diventata la bio-etica.
Una seconda considerazione si impone allora in ordine al rapporto tra mezzi e fine nell’impiego dei media. Poiché infatti siamo di fronte a ‘mezzi’ di comunicazione che hanno assunto un ruolo così preponderante da creare essi stessi un nuovo ambiente umano e quasi una realtà parallela, e questo non solo per un uso distorto o strumentale, ma anche per la loro stessa natura sempre più pervasiva nell’orizzonte della conoscenza e dell’esperienza umana in genere, ciò che va posto all’ordine del giorno è la questione antropologica, ovvero la questione della verità dell’uomo; ancora una volta è diventato necessario chiedersi chi è l’uomo e che cosa può o rischia di diventare. Questo impone, quanto meno a noi credenti per un servizio a tutti, di tenere desto il senso della persona umana, nella sua figura completa di creatura di Dio a sua immagine e somiglianza, redenta da Cristo, nel quale trovare la compiuta realizzazione umana e verso cui orientare la ricerca di verità e di vita (cf. n. 6). L’umanità autentica ha il suo criterio insuperabile nel Cristo; egli è guida nel discernimento della verità e del bene che proprio attraverso i mezzi di comunicazione sociale possono raggiungere ulteriori significative realizzazioni. Ma perché ciò avvenga bisogna recuperare un adeguato senso della dignità dell’uomo ed una visione integrale della sua identità di creatura a immagine e somiglianza di Dio, chiamata ad una relazione filiale con Dio in Cristo. Insieme a questa chiara coscienza e visione è necessario quindi assicurare che l’uso dei media custodisca e promuova la dignità integrale dell’uomo, nella sua dimensione personale, dal concepimento all’ultimo respiro, e nella sua dimensione sociale, a cominciare dal diritto e dal dovere del lavoro, fino a tutti gli aspetti di una corresponsabilità e di una partecipazione che unicamente possono rendere ciascuna persona e la società in cui vive degna di essere definita umana.
Non si tratta allora di demonizzare i media, e nemmeno di idolatrarli, quanto piuttosto di possedere con chiarezza il criterio del loro utilizzo come utenti o come operatori della comunicazione, perché diventino ciò a cui sono chiamati, ovvero una magnifica ed esaltante potenzialità di sempre più piena umanizzazione.
Guardare in questo modo all’avvio di un nuovo sito internet come il nostro fa intravedere una opportunità umana, sociale ed ecclesiale di singolare portata. Innanzitutto perché un sito internet integra in sé diverse dimensioni dei media più avanzati, abilita ad una comunicazione ricca e completa, offre un costante aggiornamento, consente una interazione continua tra emittente e utente, fa entrare in comunicazione con un mondo vivo di persone e di comunità. Potrebbero essere tre, in tal senso, le indicazioni da raccogliere all’avvio di uno strumento come il sito internet di una diocesi quale la nostra.
Innanzitutto il sito rappresenta una opportunità completa e tempestiva di aggiornamento sul piano delle notizie e dell’informazione. Ciò significa un impegno assiduo e serio per tutti coloro che vi siamo implicati per assicurare che i dati siano sempre offerti puntualmente e con completezza. E significa anche, sul versante di chi fruisce del servizio, l’impegno a seguire con attenzione e quindi a corrispondere con una attiva partecipazione al circuito di comunicazione reso in tal modo permanentemente attivo.
In secondo luogo il sito si presta a diventare strumento privilegiato di lavoro per tutti coloro che sono impegnati e responsabili nei vari ambiti della vita diocesana e su tutto il territorio della diocesi. Si tratta allora di far sì che il sito contribuisca, secondo i requisiti tecnici che gli sono propri, a rendere sempre più integrata e organica la vita e l’attività della diocesi a tutti i livelli e tra tutte le sue componenti. Questo tocca immediatamente quanti portano responsabilità di settore o locale, coinvolge via via tutte le istituzioni, ma infine rende possibile una vita di Chiesa sempre più viva e partecipata.
Infine il sito porta la responsabilità di essere strumento della vita e della missione della Chiesa al proprio interno e verso tutti riconducendo tutte le informazioni e le comunicazioni al compito dell’evangelizzazione che rappresenta la cifra riassuntiva della identità e di tutte le attività ecclesiali. Attraverso il sito deve passare una immagine di Chiesa e, in essa, una immagine di umanità plasmata e conformata a Cristo Signore. E questo sia per l’immagine complessiva che trasmette dal punto di vista tecnico ed estetico, ma anche per i riferimenti, i richiami, le possibilità di rimando ai contenuti della fede cristiana che contiene e con cui sollecita chi lo visita. In altre parole, il sito deve diventare strumento non solo di informazione, ma anche di conoscenza e, perché no?, di formazione, direttamente o indirettamente. Con una peculiarità che gli è propria, e cioè il carattere in qualche modo interattivo, che trasforma la visita del sito in una possibile apertura di dialogo serio, costruttivo, positivo e arricchente per chiunque la intraprenda.
Sta nei nostri auspici, e nelle nostre preghiere, che tutto ciò si realizzi, perché anche questo strumento diventi segno di Chiesa e quindi frammento del Regno che viene, che è di Dio ma per ciò stesso anche e veramente dell’uomo.
+ Mariano Crociata, Vescovo di Noto