“Il caso Cocoricò di Riccione avvia finalmente, nonostante le dure critiche, un dibattito verso una nuova, e più giusta, concezione del divertimento per tanti giovani che divertirsi non sanno. Lo Stato, attraverso il provvedimento di chiusura di questa discoteca, sta esercitando la sua responsabilità nei confronti di una società che tende a smarrire una sana cultura del limite, fondamento di ogni sana convivenza tra gli uomini”. A dirlo all’Adnkronos il ostro Vescovo, Monsignor Antonio Staglianò, che spesso nelle sue omelie utilizza citazioni di canzoni per parlare ai giovani.
Secondo il Vescovo, “certo, non si risolve il problema dell’assunzione delle droghe dei nostri giovani, ma potrebbe essere una buona occasione per aprire una dialettica non negligente circa il rapporto tra genitori-figli-società dei consumi”.
“Siamo, infatti, di fronte ad un problema molto più complesso di quanto appare in superficie: assistiamo all’avanzare di una deriva di senso – sottolinea Monsignor Staglianò – che si fa strada attraverso una cultura del vuoto, dove il deficit di realizzazione e di felicità viene curato facendo ‘sballare il soggetto'”.
“Per molti ‘ognuno può fare della sua vita quel che vuole’, denunciando lo Stato o qualsiasi altra agenzia educativa di violare la propria autonomia individuale nel caso imponesse ‘norme’ diverse dalla propria volontà di decidere arbitrariamente – prosegue il Vescovo di Noto – sconoscendo così la fondamentale responsabilità soggettiva che ognuno è tenuto a esercitare per sé stesso e per gli altri”.
“Il problema non può sicuramente ridursi alle forme restrittive, pur necessarie nelle emergenze come questa – sottolinea ancora Staglianò – Esso deve avviare un ripensamento di quei valori che oggi mancano nella vita di tanti ragazzi”.
“Questi valori sono oggettivi, inalienabili e ‘non negoziabili’ – aggiunge – perché non possono essere oggetto di commercio e devono essere rispettati dalla società dei consumi che tende a mercificare tutto, anche le qualità più umane dei nostri giovani, ‘pur di far soldi’ (e magari ideologicamente tutto camuffando con i ‘posti di lavoro’)”.
“Uno per tutti di questi valori indicherei la famiglia – aggiunge Monsignor Staglianò – oggi sempre più ‘spazio di vita’ da cui fuggire perché privo di dialogo, di comprensione e di quella cura che rende un giovane capace di sognare in maniera sana il suo futuro”.
“Questa vicenda spero apra nuovi percorsi di riflessione – conclude – Non può passare inosservata la morte di un adolescente. Lo Stato deve investire le sue energie perché la scuola e la famiglia ridiano ai nostri giovani una sana cultura del limite, come via della vera realizzazione”.