Venerdì 25 Maggio presso il Convento dei frati francescani di Ispica si è tenuto l’incontro diocesano sul gemellaggio che si è articolato in vari momenti significativi.
Dopo il canto iniziale in lingua swahili animato da un gruppo ispicese guidato da suore congolesi, il vicario generale p. Giurdanella, aprendo l’incontro con i saluti del Vescovo, ha esortato l’assemblea a fare tesoro di questo momento considerandolo cardine per operare un adeguato bilancio sullo stile della chiesa netina. Gli uomini di fede che hanno posto le basi del gemellaggio, mons. Nicolosi e mons. Kataliko, e la felice concomitanza con la solennità di Pentecoste, giorno volutamente scelto per ricordare il cammino di relazione intrapreso, spingono a non quantizzare i risultati quanto piuttosto a misurare i nostri passi con i criteri del cuore e della Parola ispiratrice di conversione a modelli di essenzialità. Non a caso il Vescovo ha deciso di cominciare la visita pastorale proprio da Butembo.
L’intervento di Gianni Novello, responsabile della comunità di s. Maria delle Grazie, che promuove il dialogo ecumenico e la pace, e attento conoscitore della realtà congolese per i suoi continui viaggi nella diocesi gemella, ha permesso di focalizzare dei punti sostanziali. La tipicità del gemellaggio netino, nella sua impostazione e struttura, lo rende unico nel panorama nazionale, ciò impone attenzione affinché l’impianto originario non sia alterato e, quindi, responsabilità nell’alimentare continuamente il fondamento: lo spirito di comunione che si è inteso tessere sulla scia del gesto eucaristico.
Il viaggio, le visite, non di massa, sono significative e necessarie per una reciproca conoscenza: aiutano a non essere giudicanti, a coabitare pur mantenendo mentalità diverse, a sciogliere nodi intrecciando relazioni che privilegino l’ascolto e rispettino i tempi d’attesa. è fondamentale curare questi aspetti e capire che un’azione di aiuto inconsapevole delle reali sofferenze e refrattaria a indagare le cause che le determinano accresce solamente il nostro compiacimento personale. Il gemellaggio deve rimanere un’opera artigianale, certo non separata dal creare occasioni di sviluppo, ma in questo principalmente attenta nel ricercare situazioni che rendano protagonista la gente; bisogna perciò semplicemente accompagnare i fratelli africani con tenerezza verso il cammino del loro riscatto promuovendo attività contenute e facilmente gestibili, aderenti ai reali bisogni. Si rivelano utili le azioni caratterizzate dalla totale gratuità del dono e senza grandi aspettative; non, perciò, un mero trasferimento di denaro che ripercorre modalità economiche oggi entrate in crisi, ma interventi che coniughino e armonizzino sviluppo e giustizia.
Siamo chiamati a vivere lo spirito della Pasqua, la gratuità di Dio, ha esortato il direttore dell’Ufficio missionario don Michele Fidone che, presentando le nuove Linee guida, volte a dare altra linfa al gemellaggio, ne ha chiarito il carattere orientativo e quindi l’insostituibilità al messaggio evangelico.
Andrea Mingo, responsabile dei progetti di sviluppo della diocesi ha illustrato, invece, alcune iniziative approvate dalla CEI – Clinica, Comitati di sviluppo, Scuola di formazione per l’Agricoltura – di cui si assicurano rendicontazione e monitoraggio.
La speranza è possibile, ha commentato il congolese padre Robert e, nel ringraziare gli ispiratori, padre Giovanni Piumatti e Concetta Petriliggieri, ha aggiunto che il gemellaggio è un’opportunità, kairos, per crescere spiritualmente a vicenda come figli dello stesso Padre.
Ha concluso l’assemblea, in cui si è registrata con rammarico una limitata partecipazione delle parrocchie gemelle, la telefonata a don Salvatore Cerruto, attualmente a Butembo come responsabile diocesano, che ha sollecitato la necessità di formare il clero africano individuando in Gianni Novello una figura di grande rilievo.
Dai punti del Sinodo apprendiamo che la Chiesa di Noto ha aperto da quel momento gli occhi sulla povertà, operando una precisa presa di coscienza sui drammi che affliggono il mondo, leggendoli alla luce di una Parola viva e vivificante che insegna a farsi pane spezzato e quindi dono gratuito: ricordiamoci allora che in questo sta la specificità del cristiano netino.