Giovedì Santo

Con la denominazione di “Giovedì Santo” nella quasi totalità delle confessioni cristiane si indica il giovedì precedente la Domenica di Pasqua. Tale giovedì, nell’Anno liturgico romano della Chiesa cattolica è denominato Giovedì della Cena del Signore.
Il giovedì santo è una ricorrenza mobile in quanto collegata con la Domenica di Pasqua, per cui la data varia di anno in anno, anche se cade sempre nei mesi di marzo o di aprile.
Nel giovedì santo si ricorda sia l’istituzione dell’Eucarestia e del ministero dell’sacerdozio sia la consegna ai discepoli del comandamento dell’amore (Gv 13,34). Per queste ragioni in questo giorno viene celebrata la Giornata sacerdotale.
Il giovedì santo è caratterizzato soprattutto dalla messa del Crisma e dalla messa nella Cena del Signore: durante questa giornata non si può celebrare la Messa secondo altri forulari. La santa Comunione può essere distribuita solo nella Messa, crismale o in Cena Domini: agli infermi può essere distribuita in qualunque ora del giorno.
Questo giorno è diviso tra il tempo di Quaresima ed il tempo del Triduo Pasquale, perché è sia l’ultimo giorno di Quaresima sia il primo giorno del Triduo Pasquale, ma in modo tale che i due tempi non si sovrappongano; la Quaresima, infatti, termina prima che inizi la messa in Cena Domini; essa è seguita dall’adorazione del Santissimo Sacramento deposto all’Altare della reposizione

LA MESSA DEL CRISMA

La Messa del Crisma è la Celebrazione Eucaristica presieduta dal vescovo nella cattedrale, generalmente il mattino del Giovedì Santo. Se si frapponessero notevoli difficoltà alla riunione del clero e del popolo con il vescovo, si può anticipare la celebrazione in un altro giorno prossimo alla Pasqua con il formulario proprio della messa.
A questa messa, che vuole significare l’unità della Chiesa locale raccolta intorno al proprio vescovo, sono invitati tutti i presbiteri della Diocesi i quali, dopo l’omelia del vescovo, rinnovano le promesse fatte nel giorno della loro ordinazione sacerdotale.
In questa messa, il Vescovo consacra gli Oli Santi: il Crisma, l’Olio dei Catecumeni e l’Olio degli Infermi.
Essi sono gli oli che si useranno durante tutto il corso dell’anno liturgico per celebrare i sacramenti:
• il crisma viene usato nel battesimo, nella cresima e nell’ordinazione dei presbiteri e dei vescovi;
• l’Olio dei Catecumeni viene usato nel battesimo;
• l’Olio degli Infermi viene usato per l’Unzione degli infermi

 MESSA IN CENA DOMINI

La Messa nella Cena del Signore (anche con diverse grafie: Messa in Cena Domini, Missa in Cena Domini[3], Messa in Coena Domini), è la seconda celebrazione liturgica del tardo pomeriggio o della sera del Giovedì Santo, che nella forma ordinaria del rito romano della Chiesa cattolica inaugura il Triduo pasquale dandogli solenne inizio. In essa si ricorda l’Ultima Cena del Signore con i suoi discepoli, consumata prima della sua passione, nella quale consegnò ai discepoli il Comandamento dell’amore (“Amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi”, Gv 13,34), dopo aver lavato loro i piedi.
Secondo la dottrina cattolica, Gesù istituì i sacramenti dell’Eucaristia e dell’Ordine sacro.
In memoria di quest’ultimo gesto, la liturgia prevede il rito della Lavanda dei piedi, ripetendo quello che Gesù stesso fece dopo l’Ultima Cena.

La liturgia comincia, come tutte le messe, con il saluto iniziale e l’Atto penitenziale; può però essere preceduta dalla presentazione degli oli (Crisma, Olio dei catecumeni e Olio degli infermi), benedetti la mattina dal vescovo durante la messa crismale, mediante una breve processione fino all’altare, dove vengono appoggiati ed incensati. Al Gloria si suonano le campane a festa, secondo gli usi locali, in tutte le Chiese: dopodiché vengono “legate” le campane e non vengono più suonate fino al Gloria della Veglia pasquale, nella notte fra il Sabato santo e il giorno di Pasqua, per sottolineare con il silenzio l’attesa della gioia pasquale, quando le campane stesse risuonano a festa. Per tradizione, anche l’organo rimaneva in silenzio dalla fine del Gloria della Messa in Cena Domini fino al Gloria della Veglia pasquale; il Messale post-riforma liturgica però consente di usare l’organo in questo periodo, anche se soltanto per sostenere il canto.
Dopo la Comunione, la pisside, contenente ostie consacrate, non viene riposta, ma rimane esposta sull’altare per una breve adorazione; quindi, accompagnata dalle prime quattro strofe dell’inno Pange lingua, comincia una processione eucaristica fino all’Altare della reposizione, il luogo della reposizione del Santissimo Sacramento, (dove vengono intonate le ultime due strofe, cioè il Tantum ergo). Quindi l’assemblea si scioglie in silenzio, senza benedizione o segno di croce. In alcuni luoghi, da quel momento si prolunga l’adorazione per tutta la notte, fino al giorno seguente.

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