Martedì 23 novembre, il vescovo mons. Sikuli Melchisedech alle ore 12 ha convocato una conferenza stampa in vescovado, per leggere un messaggio in lingua francese. Erano presenti 14 giornalisti delle varie radio locali e dell’unico giornale locale, Lescoulisses, c’erano anche due rappresentanti dell’ONU.
Le parole di Mons. Sikuli sono di denuncia franca e coraggiosa. Parla dei «rapimenti, sparizioni di persone, assassinii, razzie sulle strade Beni-Kasindi, Butembo-Kauruma-Kasindi, Butembo-Goma, Butembo-Manguredjipa». Richiama i nomi di vittime rappresentative di scolari, giovani, padri e madri di famiglia, intellettuali, commercianti. Ricorda che dal mese di luglio al mese di ottobre 2010, nella sola zona di Mbau-Oicha-Eringeti, si sono registrati 32 omicidi e 31 rapimenti. Richiama, infine, anche l’assassinio di padre Bakulene e dei 9 passeggeri del bus sulla strada per Goma.
Dopo aver esposto quadro delittuoso, mons. Sikuli denuncia, senza mezzi termini, le colpe del “potere centrale”, dei “politici eletti nel territorio di Beni e Lubero”, della “MONUSCO” (caschi blu dell’ONU), dei “capi tribù del territorio di Beni e Lubero”, dell’esercito e della polizia nazionale.
Al potere centrale, il vescovo rinfaccia una indifferenza che «rischia di essere interpretata dalle popolazioni vittime e martiri come una complicità», e una irresponsabilità politica che diventa prova del «tentativo di fare accreditare un’ideologia genocidiaria».
Durissime le parole rivolte a senatori, deputati nazionali e provinciali: «Il vostro silenzio è colpevole. Voi assomigliate a pastori che vedono sgozzare con indifferenza le pecore del loro gregge. La popolazione vi chiederà conto in breve tempo. Che bilancio darete della vostra legislatura? Si possono realizzare opere magnifiche per un popolo mandato nelle tombe e nei cimiteri?».
E non meno dura è la denuncia della MONUSCO che «assiste con impotenza e passività al peggioramento delle condizioni di sicurezza a Est della Repubblica Democratica del Congo. Per esempio, in occasione dell’assassinio di padre Bakulene, la MONUSCO pur sollecitata, è rimasta passiva e non è intervenuta».
Mons. Sikuli richiama anche i capi tribù alle loro responsabilità sul problema della spartizione della terra che è causa di conflitti e delitti in continuazione: «Voi assumete una grande responsabilità nella gestione della terra che è fortemente bramata. Se essa è mal gestita, può divenire causa di conflitto. Così noi invitiamo a una gestione saggia della terra che, lungi dall’essere di proprietà personale, è di proprietà comunitaria».
Coraggiosa è anche la denuncia dei militari, i protagonisti ultimi di una violenza che, come si è visto, ha origini remote: «La vostra missione è di assicurare la sicurezza delle persone e dei loro beni … Stranamente, si constata che voi rapinate, violentate e uccidete gli innocenti. Ricordate l’esortazione di Giovanni Battista ai soldati che venivano a farsi battezzare da lui e che gli chiedevano: “E noi, cosa dobbiamo fare?”. Egli rispondeva loro: “Non commettete estorsione o frode verso nessuno, e contentatevi della vostra paga” (Lc 3,14). Dio rivolge a voi questa parola rivolta a Caino : “A ciascuno, chiederò conto della vita di suo fratello” (Gn 9,5) ».
Infine, il vescovo di Butembo Beni esorta tutti gli operatori pastorali a «contribuire alla formazione della popolazione, a comprendere la posta in gioco della democrazia, in particolare durante le elezioni politiche, affinché ogni elettore sia meglio informato sul profilo dei candidati».
Ai fedeli e a tutti gli uomini di buona volontà è rivolta in ultimo l’esortazione a «denunciare i malfattori» e a evitare la complicità con i sicari che uccidono una persona anche al «vile prezzo di 5 dollari».
La parola di speranza con cui mons. Sikuli chiude il suo messaggio è quella di Gesù nel vangelo: «Coraggio, io ho vinto il mondo» (Gv 16,33).
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