Anche la nostra diocesi quest’anno sta celebrando la Giornata mondiale del rifugiato, che si tiene in tutto il mondo il 20 giugno. Lo sta facendo con due momenti significativi. Anzitutto martedì 16 c’è stato un Convegno promosso dalla Caritas diocesana presso il salone di San Luca a Modica per ripartire dalle storie e dai volti. Evitando di tutto generalizzare, purificando il linguaggio. Non esistono extracomunitari o clandestini. Esistono eventualmente immigrati regolari e non regolari, definendosi questa situazione a partire dalle leggi vigenti. Ma prima ancora esistono donne e uomini, esistono bambini (parte dei quali nati in Italia). Esistono anche dati precisi: come ha ricordato Vincenzo La Monica, referente regionale della Caritas per l’immigrazione, e come aveva anche sottolineato all’inizio del Convegno il Sindaco di Modica, Antonello Buscema, la città della contea ha una percentuale di immigrati (il 2,5%) che permette prove più facili di integrazione. E ci sono anche diverse sfaccettare dell’immigrazione – come ha ricordato la dott.ssa Mallemi responsabile dell’area immigrazione della prefettura – e ci sono vari motivi per cui si emigra. Per fame e miseria, ma anche perché perseguitati, perché coinvolti in conflitti. Secondo la nostra Costituzione c’è allora un preciso diritto, il diritto di asilo. Che si concretizza attraverso una rete di servizi (il sistema SPRAR), di cui ha parlato nel convegno la referente nazionale, dott.ssa Carolina Scoppola. Uno di questi centri è la Casa per donne rifugiate di Modica, gestita dal Comune di Modica e affidata alle cooperative “Il Dono” e “Don Puglisi”: qui donne provenienti da vari paesi dell’Africa portano con sé – come è emerso dalla testimonianza di una di loro – tanto dolore, tanta paura, tanta speranza. Per fuggire da guerre e persecuzioni hanno dovuto attraversare il deserto, hanno rischiato tante violenze, hanno visto tanti altri che non ce l’hanno fatta. Ora sono accompagnate per imparare l’italiano, essere assistite giuridicamente, inserite nel lavoro. Loro per prime si muovono spesso bruciando i tempi normali, come quando riescono in sei mesi ad imparare l’italiano o a superare gli esami di licenza media. Hanno molto da dare, umanamente e culturalmente. Ed ecco il secondo momento: una festa della Casa per donne rifugiate con i vicini di casa. Festa che sarà preceduta dalla proiezione del film “U stissu sangu – storie più a Sud di Tunisi”, che raccoglie alcune testimonianze con cui si ricostruire il viaggio di un migrante.
C’è stata anche la testimonianza del Coordinamento interassociativo di Pachino, a cui partecipa la Caritas, per mettere insieme gli sforzi di ogni ente. Dedicandolo a Abd El Kader Guellali, un migrante morto in mare, perché sia ricordato attraverso l’impegno a dare vita a molti. Cercando non solo di assistere, ma di integrare, di cercare per tutti pienezza di vita. “Siamo tutti migranti”, ha ricordato alla fine del Convegno il nostro Vescovo Mons. Staglianò. “Per statuto: da quando nasciamo… Per questo occorre ritrovarsi nella comune umanità, per questo occorre superare ogni mentalità mercantilistica e ritrovare nella solidarietà la verità della vita e della storia. Senza mai settorializzare i problemi, pensando sempre integralmente a tutto l’uomo, che Gesù di Nazaret, entrando nella nostra storia, ha mostrato come può risplendere in tutta la sua bellezza”. Ecco allora la Giornata del rifugiato: un invito a diventare tutti più umani. E per i cristiani – ha ancora sottolineato il Vescovo – un invito ad essere cristiani veri, riconoscendo nel fratello che soffre il Signore e contrastando la logica del ricco Epulone che non si accorge di Lazzaro.
La Caritas diocesana di Noto